(foto LaPresse)

Il colloquio

Di Stefano: “Salvini antifascista? Quando stava con noi di CasaPound non lo diceva”

Luca Roberto

L'ex leader del movimento di estrema destra: "Il segretario della Lega poteva essere il capo dei sovranisti europei. Ci ha rinnegati? No, ha rinnegato se stesso"

Salvini si dice antifascista, rinnega l’appartenenza alla destra? Eppure quando saliva sul palco con noi di CasaPound non la pensava così. Evidentemente avrà cambiato idea”. Simone Di Stefano, ex leader del movimento di estrema destra, dichiaratamente neofascista, la vicinanza con il leader della Lega se la ricorda bene. “Se vai a vedere su YouTube ci sono anche i video della manifestazione in cui io sono sullo stesso palco con Salvini e e Giorgia Meloni”, racconta al Foglio. Era il 2015, si sventolavano bandiere della Federazione russa. Ma l’abboccamento tra Lega e il movimento allora presieduto da Di Stefano, che nel frattempo è uscito per approdare nella forza di destra “Indipendenza”, risale a prima. Già nel 2014, infatti, la Lega sottoscrisse un accordo con CasaPound per far convogliare i voti dei neofascisti per l’elezione del leghista piemontese Mario Borghezio al Parlamento europeo. Ora, invece, intervistato da Libero, il vicepremier dice “onestamente” di non sentirsi di destra, quanto piuttosto un liberale. Cos’è cambiato? “Mah, io credo che sia un tentativo un po’ maldestro di spostarsi su toni più moderati, nel bel mezzo della campagna elettorale per le europee. E in più il richiamo all’antifascismo credo che abbia come obiettivo quello di stuzzicare la Meloni, che da quel punto di vista, invece, non si è mai esposta, è più bloccata”, racconta Di Stefano. “Vedo che però i due procedono molto a tentoni, incerti sul da farsi”.

 

Secondo l’ex leader di CasaPound, comunque, l’allontanamento da Salvini è avvenuto non certo oggi, ma già da tempo. “Proprio nella manifestazione del 2015, a Roma, dissi che a mio avviso il segretario della Lega poteva diventare il leader di un fronte sovranista europeo. I tre slogan erano: ‘basta euro’, ‘stop agli immigrati’ e ‘prima gli italiani’. Ma già dal governo gialloverde in poi è come se sia finito a rinnegare se stesso su tutta la linea. Mi ha deluso nel modo più assoluto. Ecco perché in realtà tutto quello che dice adesso non mi scandalizza. Anzi, mi lascia indifferente”. A conti fatti, quindi, è un po’ come se il vicepresidente del Consiglio, le cui immagini con estremisti di destra spuntano un po’ ovunque se si effettuano ricerche online, ora voglia cancellare quella pagina della storia della Lega che considera d’un tratto imbarazzante? Quanto è conciliabile, poi, questa postura con l’alleanza con gli estremisti tedeschi di Alternative für Deutschland? “Io ci vedo una strategia”, dice ancora al Foglio Di Stefano, che da qualche mese è vicesegretario di “Indipendenza”, il movimento fondato e guidato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno per cercare di rosicchiare voti alla destra di Fratelli d’Italia. “Una delle più grandi delusioni rappresentate da Salvini è stata l’adesione al governo Draghi, nel 2021. Diceva di voler difendere i lavoratori, ma quel governo faceva licenziare chi semplicemente sceglieva di non vaccinarsi.”. Questo nel passato. Ma in futuro? “Ecco, credo che questa moderazione di Salvini sia figlia di un disegno preciso che farà sì che la Lega, come prossimo presidente della Commissione europea, dopo il fallimento di Ursula von der Leyen, possa sostenere proprio Mario Draghi”, argomenta Di Stefano. Andando un po’ in controtendenza con lo stesso Salvini, che sempre nell’intervista a Libero ha voluto minimizzare questo scenario: “No, grazie. Ho già dato”, ha detto.

 

Fatto sta che adesso che si definisce “non di destra”, una parte di quel mondo, che l’ha accompagnato nella fase della crescita dei consensi, è come se si sentisse tradita. “Le abbiamo viste tutte le felpe con le scritte basta euro”, dice ancora Di Stefano. “Salvini è stato capace di dire e di rimangiarsi tutto e il contrario di tutto”. Ora, per l’appunto, si dice antifascista (oltre che anticomunista). Un vero liberale. “Ma quando stava con noi non lo diceva affatto. Si vede che ha cambiato idea”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.