Matteo Salvini - foto via Getty Images

Le sentenze

Il doppio schiaffo del Tar a Salvini su Ncc e precettazione degli scioperi

Nicolò Zambelli

Due sentenze ridimensionano la narrativa del ministro dei Trasporti: i giudici del Lazio hanno infatti accolto le istanze dei conducenti sui decreti attuativi per la riforma della categoria e hanno annullato l'ordinanza che ha precettato lo sciopero dello scorso 15 dicembre

Due sentenze e due schiaffi. Oggi il Tar del Lazio ha emanato due decisioni che ridimensionano la narrativa del ministro dei Trasporti Matteo Salvini in materia di Ncc e di scioperi. I giudici amministrativi hanno infatti dato ragione alle associazioni di categoria degli autonoleggiatori privati in merito alla concessione di maggiori licenze, mentre in serata è arrivato anche l'annullamento della precettazione dello sciopero firmata dallo stesso Salvini lo scorso 15 dicembre e che lo aveva quindi ridotto da 12 a sole 4 ore. Una piccola rivincita per i sindacati, che già al tempo avevano contestato le azioni del vicepremier, ma soprattutto per gli automobilisti che solo quattro giorni fa sono scesi in piazza per protestare contro i decreti attuativi in lavorazione al Mimit.

La vicenda degli Ncc, il Tar: "Sbloccate le autorizzazioni"

Da qualche mese, il ministero dei Trasporti sta lavorando per portare a casa il pacchetto normativo che dovrebbe dare piena attuazione alla legge numero 12 del 2019. Una norma, voluta dal governo gialloverde, che mira a riformare le regole per i taxi e per i noleggi con conducente. Il pacchetto in lavorazione al Mimit si compone di tre decreti attuativi: il primo di questi vuole introdurre il Registro elettronico per taxi, uno strumento che ha come obiettivo la raccolta dati delle aziende dei tassisti e degli Ncc.
 

Una norma che non ha mai ricevuto opposizione dalla categoria ma per la quale il Mimit, in vista della sua approvazione, ha sospeso il rilascio di nuove licenze per gli Ncc. Il cortocircuito per il quale il Tar è stato tirato in causa riguarda tutto le tempistiche di questo decreto. La sospensione del rilascio delle licenze doveva interrompersi con l'approvazione del dl, ma visto che non è mai stato approvato il numero di licenze disponibili è fermo da ormai cinque anni. Una questione sulla quale anche la Corte costituzionale ha espresso perplessità, ma che oggi è stata sbrogliata direttamente dal Tar del Lazio.
 

Secondo quanto riporta la Stampa, infatti, il registro elettronico per i taxi e per gli Ncc è stato rilasciato nel 2020, ma ha avuto la durata di un giorno: in seguito alle proteste di una parte delle associazioni dei tassisti, il ministero è corso ai ripari emettendo, il giorno successivo, un secondo decreto di sospensione. Sulla questione si sono attivate le associazioni del settore, tra cui "Sistema Trasporti", che, impugnando il decreto di sospensione, si sono visti dare ragione dal Tar sul rilascio di nuove licenze. Una piccola vittoria che però non ferma le proteste, in quanto nel mirino dei conducenti resta il decreto che introduce il foglio elettronico di servizio e che, tra le altre cose, costringerebbe gli Ncc a fare un'ora di pausa tra una corsa e l'altra. Una questione sollevata qualche giorno fa dalla stessa Uber Italia.

"Sbagliato precettare lo sciopero dei trasporti"

Una seconda sentenza del Tar del Lazio ha poi inferto un nuovo colpo al ministro dei Trasporti. Questa volta, il tema è la precettazione dello sciopero dei trasporti dello scorso 15 dicembre. I giudici amministrativi hanno infatti annullato l’ordinanza del Mimit che aveva ridotto la possibilità di scioperare da 12 a sole 4 ore. I sindacati Cobas e Usb, dopo l'annuncio del vicepremier, avevano presentato un ricorso, che oggi ha evidentemente dato loro ragione.
 

I giudici del Tar ritengono che l'ordinanza di precettazione "risulta affetta da violazione di legge e da eccesso di potere per carenza di presupposto, con riferimento alla fase di impulso dell’esercizio del potere". Inoltre, secondo quanto recita la sentenza, mancavano i requisiti di necessità e di urgenza attraverso i quali il ministro poteva agire.
  

Specificano i giudici: "La medesima Autorità di garanzia di settore ha ritenuto opportuno soltanto adottare un invito formale alle organizzazioni sindacali a evitare la rarefazione oggettiva dello sciopero, invito osservato ma – a differenza di quanto avvenuto in fattispecie precedenti – nulla ha ritenuto di raccomandare, neppure nell’esercizio dei suoi poteri atipici, alle medesime organizzazioni né tanto meno di segnalare al ministero in ordine all’adozione dell’ordinanza di precettazione. Orbene, atteso che l’ordinanza impugnata è stata adottata senza la previa segnalazione da parte della Commissione, risultavano indispensabili la chiara esplicitazione delle speciali ragioni di necessità e di urgenza, relative a fatti sopravvenuti eventualmente occorsi a ridosso  dell’astensione, tali da legittimare l’intervento officioso del ministro".
 

Subito è arrivata la risposta della Lega, attraverso una nota di Tilde Minasi, capogruppo in commissione Trasporti in Senato: "Palesemente una forzatura contro il buonsenso la sentenza del Tar del Lazio. Una scelta che non farà certamente variare la linea del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. I cittadini non possono rimanere bloccati per un capriccio e il Tar, invece che assecondare il week end lungo di Landini, dovrebbe tutelare il diritto alla mobilità di milioni di cittadini".
   

Esultano, invece, i sindacati di base (che hanno presentato ricorso, a differenza di Landini che in questa storia in realtà non figura, a differenza di quanto scritto dalla Lega): "Salvini non poteva precettare! Il Tar dà ragione a Usb sullo sciopero del trasporto pubblico locale del 15 dicembre e condanna il Mit al pagamento delle spese processuali"

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