editoriali

Salvini e Landini, gemelli diversi sullo sciopero

Redazione

A proposito della mobilitazione del 17, i leader di Lega e Cgil offrono un brutto spettacolo populista, gettandosi fango addosso e non rendendo un buon servizio ai cittadini

Alla fine sullo sciopero di venerdì 17 novembre ha avuto ragione il governo. La Commissione di garanzia sugli scioperi, dopo aver sentito Cgil e Uil, ha confermato il provvedimento dello scorso mercoledì: “Lo sciopero, così come proclamato dalle Confederazioni sindacali (con esclusione di numerosi settori) non può essere considerato, come da consolidato orientamento della Commissione, quale sciopero generale, ai fini dell’applicazione della disciplina che consente delle deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici”. Pertanto, sebbene il Garante abbia precisato che “non intende in alcun modo mettere in discussione l’esercizio del diritto di sciopero”, per tutelare i diritti costituzionali di tutti, dovranno essere esclusi settori come il trasporto aereo (nel 2022 gli scioperi nei trasporti sono stati 626 su 1.420, il 44 per cento) oppure la proclamazione dello sciopero dovrà essere riformulata rispettando le regole. I sindacati sembrano intenzionati a non voler rispettare le prescrizioni del Garante, e non è un bel segnale. Ma più in generale ciò che è sconfortante, in questa vicenda, è il livello della discussione.

“Milioni di italiani non possono essere ostaggio dei capricci di Landini che vuole organizzarsi l’ennesimo weekend lungo”, ha dichiarato il partito del ministro delle Infrastrutture Salvini. “Forse Salvini, che non ha mai lavorato in vita sua, pensa al suo weekend”, ha replicato il segretario generale della Cgil.  E’ imbarazzante che un ministro ritenga che il sindacato, quando sciopera, fa “vacanza”. Come è imbarazzante che un sindacato ritenga che fare il ministro o il parlamentare sia “non lavorare” (considerando soprattutto il fatto che tutti i segretari generali della Cgil finiscono poi in Parlamento). Entrambi, Salvini e Landini, avrebbero buone argomentazioni da usare l’uno contro l’altro, ma scadono nella più becera retorica populista che descrive i sindacalisti e i politici come parassiti e nullafacenti. Gettarsi reciprocamente fango addosso non è un modo intelligente per apparire agli occhi dei cittadini.

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