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l'idea di Stefano Candiani

Un emendamento della Lega abolisce l'ignoranza. Almeno per i parlamentari

Salvatore Merlo

La Lega adesso vuole abolire il deputato scarso, quello inesperto. Non basterebbe scegliere i migliori? No, per il Carroccio ci vuole una legge

I Cinque stelle abolirono la povertà, e adesso la Lega con Stefano Candiani primo firmatario abolisce l’ignoranza. Almeno tra i parlamentari. Di quel vasto e stupefacente fotoromanzo da alcuni chiamato “riforme”, la nostra puntata prediletta, l’invenzione a noi più cara e che più riteniamo vicina alla grande tradizione comica italiana è quella di voler risolvere un problema attraverso una legge che annulla il problema stesso. Sicché la Lega adesso vuole abolire il deputato scarso, inesperto, quello al quale non faresti gestire nemmeno il condominio di casa tua. Come? Così: stabilendo, con un emendamento alla riforma costituzionale del premierato, che soltanto chi abbia esercitato la funzione di amministratore locale possa essere eletto alla Camera o al Senato.

Ecco. “Esperienza” è la parola d’ordine. Ma soprattutto “qualità!”, come urlava il regista René Ferretti in “Boris” mentre tuttavia girava la sua soap opera con attori di terz’ordine chiamati “cani maledetti”. Capiamo bene, forse, la ragione per la quale la Lega non abbia pensato di vincolare l’eleggibilità in Parlamento, chessò, a un esame di lingua e grammatica italiana che decimerebbe i gruppi di alcuni partiti di destra e di sinistra (ricordate quel deputato che in Aula si rivolgeva così al presidente: “Sarò breve e circonciso”?). Ma non possiamo non chiederci, e chiedere alla Lega e a tutti gli altri: scusate, ma i parlamentari, inadeguati come dite che sono, non li avete scelti voi? Non basterebbe  sceglierli tra i migliori, per una volta? No. Ci vuole una legge. Un emendamento. Lo scrive Candiani, appunto, che avendo letto qualche libro oltre a quello di Salvini, è considerato l’intellettuale della famiglia. L’emendamento affiancherà la riforma del premierato, quella che dovrebbe darci governi stabili, benché ci sia da dubitare anche in questo caso che basti una legge a impedire, come è accaduto la settimana scorsa, che un governo fortissimo inizi a tremare e s’interroghi sulla sua capacità di restare in piedi soltanto perché ha perso delle elezioni in Sardegna per 1.600 voti. Uno ci può mettere anche il Papa al governo, ma se poi  ogni elezione regionale diventa un armageddon o il giudizio universale, la resa dei conti o la ripetizione semestrale delle elezioni politiche, c’è poco da fare. Epperò fatta la legge, ecco che il problema è risolto. Secondo loro. Dunque parlamentari degnissimi e governi duraturi. Poi faremo anche una legge per abolire il ritardo degli autobus, la coda alle poste, le verruche e le unghie incarnite.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.