il voto in aula

Il Senato boccia la Lega sul terzo mandato

Il Carroccio ci riprova e fallisce ancora: la maggioranza si spacca come previsto. Non va meglio con l'altro emendamento presentato oggi per abolire i ballottaggi per i sindaci: ritirato su richiesta del governo

E' diventato una specie di tormentone: la Lega e il terzo mandato. Ma anche questa volta la proposta di Matteo Salvini non passa: il Senato ha bocciato l'emendamento presentato dal Carroccio al decreto legge Elezioni oggi in Aula. Una proposta quasi identica a quella presentata da Italia Viva, votata per questo in un unico scrutinio: il voto contrario è arrivato da FdI, FI, Pd, M5s e Avs.

Non va meglio per l'altro emendamento presentato sempre oggi, a sopresa, per abolire i ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti se il candidato sindaco supera la soglia del 40 per cento delle preferenze (invece del 50 per cento). Dopo aver alzato un polverone di polemiche, con le opposizioni che parlano di "golpe", la Lega lo ha rititato. 

Il relatore del decreto, Alberto Balboni (FdI), aveva invitato il Carroccio a fare marcia indietro ritirando l'atto o trasformandolo in un ordine del giorno: "Sono d'accordo con quanti sottolineano la circostanza che un tema così importante e delicato andava affrontato con ben altro metodo e in ben altro luogo", ha spiegato, aggiungendo di essere d'accordo con quanto prevede la proposta nel merito: "Non credo sia un attentato alla Costituzione, è già in vigore in Sicilia, è stato approvato nei giorni scorsi in Friuli Venezia Giulia, è un sistema che ha la sua dignità come altri". 

 

 

La maggioranza, dunque, si è spaccata di nuovo, come già successo il mese scorso alla Camera per lo stesso emendamento sul terzo mandato dei governatori. “Non mi scandalizzo se i colleghi della Lega sostengono la tesi sul Terzo mandato", ha commentato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia. "Noi abbiamo un’opinione diversa", ha aggiunto, ma "riteniamo assolutamente legittima questa discussione, c’è un dibattito in Parlamento, ma rimaniamo saldamente coesi in un'azione di governo che ha altri obiettivi prioritari e diversi”.

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