il caso
La Lega rilancia sul terzo mandato e prova a cancellare il ballottaggio per i sindaci
Non solo l'emendamento per la rielezione dei governatori. Il Carroccio arriva in Aula con la proposta di eliminare il secondo turno alle amministrative quando c'è il 40 per cento dei consensi. Le opposizioni: "Golpe". E l'Anci chiede il ritiro
E' diventato una specie di tormentone: la Lega e il terzo mandato. Non ci stanno a vedersi sfilare, in prospettiva, anche il Veneto. E allora ci riprovano, con tutte le forze. Così, nella discussione sul decreto legge Elezioni di oggi al Senato, il partito di Matteo Salvini ha presentato di nuovo un emendamento per permettere ai presidenti di regione di candidarsi per la terza volta. Non solo. Il Carroccio è arrivato in Aula con un altro provvedimento non concordato con gli alleati: la proposta è quella di abolire i ballottaggi nei comuni con più di 15 mila abitanti se il candidato sindaco supera la soglia del 40 per cento delle preferenze (invece del 50 per cento, come accade oggi).
Nel primo caso l'intento è chiaro: tornare a battere sul tasto anche nel post Abruzzo, dove il centrodestra ha vinto ma dove la performance della Lega è stata quantomeno deludente. Solo che è uno sforzo che appare vano agli stessi leghisti, visto che nel frattempo nella maggioranza non hanno di certo cambiato opinione (Fratelli d'Italia e Forza Italia si sono ripetutamente espressi contro). E chi nel partito di Salvini pensava che una mossa del genere potesse rinfolocare l'interesse delle opposizioni, rimarrà deluso. Perché il Pd, attraverso il suo capogruppo al Senato Francesco Boccia, ha già fatto sapere che i dem non si accoderanno: "Voteremo come abbiamo fatto in commissione. Come Pd ribadiamo che riteniamo necessaria una discussione generale sugli enti locali". Mentre d'accordo si era mostrata Italia viva, con il senatore Davide Faraone che oggi è tornato ad attaccare Pd e M5s, che con la contrarietà al terzo mandato "si dimostrano una stampella di Meloni".
L'altro emendamento odierno della Lega, presentata a sorpresa, ha già incontrato l'opposizione formale del governo, mentre insorgono le opposizioni. Per la segretaria del Pd Elly Schlein sarebbe uno "sfregio alla democrazia" e per Francesco Boccia, capogruppo dem in Senato, un "golpe inaccettabile".
"Noi non crediamo che uno stravolgimento della legge sull’elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni”, ha detto invece Antonio Decaro, sindaco dem di Bari, ma soprattutto presidente dell'Anci. “Speriamo - ha aggiunto - che la proposta venga ritirata, anche perché andrebbe a intaccare alle fondamenta un sistema che fino a oggi ha funzionato nell’interesse dei cittadini”.
Equilibri istituzionali