La Cabina di regia del Pnrr (Ansa)

L'analisi

Infrastrutture e concorrenza, i due banchi di prova per il Pnrr

Giacinto della Cananea

Il governo ha appena completato la quarta relazione sullo stato di attuazione del Piano. Ci sono i risultati ma restano ancora numerose sfide per garantire un efficace utilizzo

Per l’Italia, il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha una speciale importanza, perché sopravanza quelli dei principali partner: ammonta a più di 194 miliardi di euro, rispetto ai 164 della Spagna, ai 42 della Francia, ai 40 della Germania; per di più, siamo tra i sette paesi che hanno chiesto prestiti, oltre alle sovvenzioni. È interesse di tutti, quindi, controllarne il buon impiego. Il governo ha appena completato la quarta relazione sullo stato di attuazione (due volumi di 700 pagine complessive). Ciò consente di misurare i risultati conseguiti e di valutare i progressi compiuti e i problemi da risolvere. I risultati sono significativi. Spiccano il conseguimento degli obiettivi previsti, cioè l’avvio di riforme indispensabili, dalla giustizia ai contratti pubblici; il ricevimento della terza e della quarta rata, corrispondenti a 18,5 e 15,5 miliardi di euro (nell’insieme, l’Italia ne ha già ricevuti 102,5 miliardi, più del 50 per cento del totale); la presentazione della richiesta per la quinta rata; la definizione delle misure per l’efficienza energetica nel quadro del piano Re-Power.

Per ottenere questi risultati, sono stati compiuti vari progressi. Grazie al lavoro svolto dal Consiglio di stato, disponiamo di un nuovo codice dei contratti pubblici, migliore del precedente. Nell’ambito della giustizia amministrativa, la digitalizzazione di sentenze e decreti è stata così spedita che la scadenza inizialmente prevista per il 2024 è stata anticipata alla fine dell’anno scorso. Mediante una rimodulazione, è stato possibile conservare l’investimento nella realizzazione di nuovi alloggi universitari, reso incerto dall’assenza di dati affidabili. Però ci aspetta la parte più difficile, il raggiungimento degli obiettivi quantitativi. Per esempio, il ministero delle Infrastrutture deve aggiudicare numerosi appalti e far sì che siano presto realizzati 150 chilometri di opere relative al potenziamento e all’elettrificazione delle reti ferroviarie nel Mezzogiorno e quello della giustizia deve completare la digitalizzazione dei fascicoli giudiziari.

La legge annuale per la concorrenza, anziché nel 2022, è stata adottata alla fine del 2023 e richiede varie misure di attuazione. Su ciascuno di questi versanti, il governo dovrà impegnarsi al massimo e rendere conto al Parlamento e all’opinione pubblica. Il contributo che può venire dalle forze di opposizione è considerevole. Non servono accuse generiche, come l’additare il governo come “campione di scaricabarile”. Vi è bisogno di analisi articolate, per fare luce sulle “circostanze oggettive” indicate dalla relazione per giustificare l’eliminazione della misura riguardante gli impianti innovativi di energia rinnovabile offshore (675 milioni) e per comprendere quali siano gli interventi relativi al miglioramento della rete idrica che presentano “alcune criticità”. Non è un caso che alla fine dell’anno scorso il presidente della Repubblica abbia segnalato i ritardi relativi ai pagamenti degli enti locali. Le forze politiche devono occuparsi di questi aspetti rilevanti per i cittadini e per le imprese, non solo delle grandi riforme.

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