Ma quale campo largo

“L'ho detto a Conte, l'alleanza organica con il Pd non ha senso”. Parla Virginia Raggi

Gianluca De Rosa

Per l'ex sindaca di Roma il successo in Sardegna non è legato all'alleanza con i dem, ma alla capacità di Todde. “Non servono alchimie di palazzo. Noi lottiamo per Assange”. E sull'ipotesi Di Battista alle europee: "Saprebbe far sentire la nostra voce"

 In Sardegna ha vinto il campo largo? “Macché, ha vinto una candidata eccezionale che ha proposto un progetto vincente per la regione. Gli elettori non votano le formule politiche, ma i progetti che offrono soluzioni ai loro problemi”. Per Virginia Raggi, ex sindaca di Roma, non c’è alcuna lezione da trarre dalle recenti elezioni regionali vinte da Alessandra Todde, la grillina candidata da una coalizione a trazione Pd e M5s. Non è il segnale che serve un’alleanza a sinistra per opporsi con successo alla maggioranza? “Una cosa per me è chiara – risponde l’ex sindaca – non sono d’accordo con l’idea che il campo sia individuato esclusivamente dal presentarsi come alternativa al governo, è una scelta subalterna che non condivido affatto. Si deve essere alternativi nelle proposte non nella formula con la quale ci si presenta”, prosegue Raggi. “Alessandra ha avuto la capacità di aggregare attorno a sé e al suo progetto tanti partiti politici ma soprattutto tantissime persone. La formula vincente è il progetto, non le alchimie congegnate nel ‘palazzo’”.

Intanto però, confrontandosi sui temi, dal Piemonte alla Basilicata, Pd e M5s non riescono a mettersi d’accordo. Secondo Raggi è proprio perché anche il capo del M5s Giuseppe Conte ha sposato la sua impostazione: prima i temi! “Io e Conte ci sentiamo spesso”, dice. “Entrambi pensiamo che debbano essere i progetti a determinare le scelte degli elettori piuttosto che le alchimie politiche di palazzo. E prima di noi, lo ribadiva ogni giorno Gianroberto Casaleggio quando ricordava che non ci sono idee di destra o di sinistra, ma soltanto idee buone e idee cattive”. Ma non è il Pd il vostro interlocutore naturale? “Su alcuni temi può esserci sicuramente un’ampia convergenza, ma ce ne sono altri sui quali il M5s non può derogare. L’attenzione all’ambiente, il sostegno alle fasce più penalizzate attraverso il reddito di cittadinanza, gli sforzi per la pace sono determinanti. E chi vuole collaborare con noi, deve condividere questi principi. I limiti del campo si decidono volta per volta: si fissano le condizioni e solo chi li accetta fa parte del campo, sennò si finisce come Renzi e Calenda, uniti solo per superare la soglia di sbarramento. Certi bluff gli elettori li capiscono immediatamente e te li fanno pagare”. 


Intanto arrivano le elezioni europee, su cosa dovrebbe puntare il M5s? “Difesa del made in Italy, politiche ambientali che rilancino la nostra economia, e rilancio delle trattative per arrivare alla pace in Ucraina”, sostiene Raggi. C’è chi sogna la candidatura di Alessandro Di Battista, ormai fuori dal Movimento.  “Alessandro? Non so se accetterebbe ma sicuramente sarebbe capace di far sentire la nostra voce”. C’è chi teme che proprio Raggi e Di Battista lavorino a un nuovo progetto politico alternativo a quello di Conte. “Sono le solite voci per indebolire il M5s”, smentisce Raggi. “Io ed Alessandro siamo tra i fondatori del Movimento e abbiamo tantissime persone che ci seguono con particolare affetto. C’è chi prova a utilizzare questi dati per creare contrapposizioni che non esistono. Ale provoca, lancia proposte e idee: sappiamo che, seppur dall’esterno, è uno stimolo per il movimento. Mi ha chiesto aiuto per alcune battaglie che condivido, come la cittadinanza onoraria ad Assange”. 


Intanto se pure non vuole un’alleanza organica con il Pd Raggi comunque apprezza Schlein. Anche lei donna al comando, molto criticata come l’ex sindaca un tempo. C’è un pregiudizio nel sistema mediatico verso le giovani donne ? “Sto girando l’Italia proprio per promuovere il tema del gender gap nel mondo del lavoro”, risponde l’ex prima cittadina. “Ho incontrato tante donne con le quali ci siamo confrontate. Il problema c’è. Schlein paga una diffidenza di fondo, così come la stessa Meloni. Ma voglio essere ottimista. Sono stata la prima donna sindaco della capitale d’Italia, abbiamo una premier donna, ed è donna la segretaria di un partito importante: sono tabù che fino a qualche anno fa sembravano intoccabili. Molto ancora c’è da fare, ma senza  vittimismo”. 

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