Alla Camera

Calenda passa dalle parole ai fatti: presentata la mozione di sfiducia contro Salvini

Nicolò Zambelli

"Abbiamo chiesto a Matteo Salvini ripetutamente di mostrare la prova della rescissione dell'accordo tra Lega e Russia Unita. Non l'ha voluto fare. Abbiamo depositato una mozione di sfiducia". Si accodano tutte le opposizioni tranne Italia viva

"Abbiamo chiesto a Matteo Salvini ripetutamente di mostrare la prova della rescissione dell'accordo tra Lega e Russia Unita. Non l'ha voluto fare. Con il Pd, il M5S e Sinistra italiana abbiamo depositato una mozione di sfiducia. Basta tolleranza verso chi, ricopre cariche di governo ma è alleato politico di efferati dittatori". Carlo Calenda passa dalle parole ai fatti. Con un post sui social, il leader di Azione fa sapere che l'ultimatum lanciato qualche giorno fa al ministro delle Infrastrutture è scaduto e che ora Matteo Richetti, il capogruppo a Montecitorio, ha depositato il documento che impone la sfiducia. Si sono accodate tutte le opposizioni, meno Italia viva. Tra i firmatari anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein. "Spero che Giorgia Meloni e Antonio Tajani intervengano per imporre a Salvini di fare chiarezza", ha concluso Calenda nei suoi post.

 

 

"A oltre due anni dall'inizio dell'illegale invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa, il governo della Repubblica italiana è rappresentato da un ministro e vicepresidente del Consiglio dei ministri che non rinnega né i rapporti di collaborazione con il partito di Vladimir Putin né le sue dichiarazioni di elogio a Putin stesso. Alla luce di queste considerazioni, il ministro Salvini non può rappresentare degnamente la Repubblica italiana ma, anzi, dimostra di non esercitare appieno le proprie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione", si legge nel testo del documento che, secondo i regolamenti, "esprime la propria sfiducia al ministro delle Infrastrutture e vicepresidente del Consiglio dei ministri, senatore Matteo Salvini, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni".

 

 

La sfiducia è arrivata dopo un ultimatum lanciato da Calenda: "Un ministro della Repubblica non può essere partner politico di un dittatore assassino e imperialista che vuole disgregare l’Ue. Aggiungo che c’è un serio problema di sicurezza nazionale e di accesso a informazioni sensibili". Sollevando il retaggio filoputiniano della Lega, il leader di Azione ha chiesto conto dell'accordo tra il Carroccio e Russia Unita, il partito di Putin, firmato nel 2017 e rinnovatosi automaticamente nel 2022 (a guerra già iniziata). Il fondatore di Azione voleva le prove dello scioglimento dell'accordo, prove che non gli sono state mostrate. Per questa ragione, ora, le opposizioni porteranno la discussione in Parlamento, dove sarà valutata anche la posizione di Salvini in merito alla morte di Navalny.

 

 

Nei giorni scorsi, infatti, il vicepremier ha sollevato dubbi sulla responsabilità del Cremlino nella morte dell'attivista russo: "Ma come possiamo sapere cos’è successo. La chiarezza la fanno i medici e i giudici, non la facciamo noi", e ora, a Cagliari per chiudere il tour elettorale in Sardegna, smentisce l'esistenza del patto tra i due partiti: "Non metto piede in Russia da non so da quanti anni. Non esiste nessun accordo. Non ho mai fatto accordi commerciali con la Russia a differenza di altri che hanno governato col centrosinistra – continua –. Una volta che è scoppiata la guerra, per quello che mi riguarda, chi invade, chi aggredisce, chi uccide, chi bombarda, chi semina morte, distruzione e odio non può avere a che fare con me. Sarà la quindicesima mozione di sfiducia che la sinistra propone in questi anni. L'opposizione fa il suo mestiere, se vanno avanti con le mozioni di sfiducia, vuol dire che per loro va bene così, non è un problema per me".

 

 

Anche Matteo Richetti ha commentato le parole del ministro delle Infrastrutture, sottolineando "un punto molto semplice": "Non serve gridare vergogna o fare polemica: lui dimostra che quell’accordo è stato rescisso formalmente e non esiste più e la mozione viene ritirata. Se quell’accordo con il partito di Putin è ancora in vigore la cosa non è solo gravissima, ma lo rende incompatibile con la permanenza al governo". Ora la palla passerà alla Camera, a meno che il vicepremier non decida di mostrare le prove richieste dalle opposizioni ed evitarsi una discussione spinosa anche con gli alleati di governo