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Cosa cambia per i contribuenti con le nuove sanzioni nella riforma fiscale del governo

Francesco Bercic

Il testo è stato approvato in Consiglio dei ministri e punta a riscrivere il quadro delle sanzioni amministrative e penali. Le novità

Sanzioni tributarie più proporzionali, “senza abbassare la guardia nei confronti di coloro che fanno i furbi” e venendo incontro ai “contribuenti onesti”. Con queste parole il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha presentato il nono decreto di riforma fiscale del governo, approvato in Consiglio dei ministri nella giornata di ieri, che punta a riscrivere il quadro delle sanzioni amministrative e penali attraverso una serie di interventi specifici. “L’obiettivo è semplificare il sistema eliminando sovrapposizioni, ma anche rendere più facilmente esigibili i crediti dei contribuenti”, ha spiegato sempre Leo.

Dalle omesse dichiarazioni dei redditi ai mancati pagamenti al fisco, le norme spaziano su numerosi fronti, accogliendo in parte alcuni dei rilievi avanzati negli anni scorsi dalla Corte di giustizia europea (ma anche dalla Cassazione e dalla Corte costituzionale). I tagli saranno però applicabili soltanto per gli anni a venire, come ha ribadito lo stesso Leo, declinando l’accusa di un nuovo condono.

Di seguito gli interventi nel dettaglio.

 

Dichiarazioni dei redditi

Le sanzioni amministrative per le mancate dichiarazioni dei redditi, del sostituto d’imposta o dell’Irap scendono dall’attuale massimo del 240 per cento (“da esproprio”, erano state le parole di Leo) al 120 per cento dell’ammontare. Anche per le dichiarazioni infedeli – cioè minori del dovuto – è prevista una riduzione dell’ammenda al 70 per cento, rispetto alla forbice compresa fra il 90 e il 180 per cento in vigore. Cifre che possono arrivare al 50 per cento del totale, a patto di presentare la dichiarazione integrativa entro i termini di decadenza. Al contempo, il governo ha deciso una stretta in caso di frodi e di recidiva: la somma dovuta potrà essere incrementata al doppio, anziché soltanto della metà.

 

Pagamenti al fisco

Più complesso è il sistema che regolerà i mancati versamenti al fisco. Sono due, essenzialmente, gli scudi che vuole introdurre il governo, a partire dalle vigenti soglie di punibilità: oltre 250 mila euro per l’Iva, 150 mila euro per le ritenute. Innanzi tutto, il reato tributario non scatta né per l’Iva né per le ritenute qualora si sia deciso per un pagamento a rate del debito: l’unica condizione è essere in regola con le scadenze. Ma anche in caso contrario, cioè di mancato rispetto delle scadenze, le soglie di punibilità sono ribassate di un terzo rispetto a quelle previste in via ordinaria: debito superiore a 75 mila euro per l’Iva, 50 mila euro per le ritenute certificate. L’altro “salvagente” riguarda invece alcune variabili che, secondo l’esecutivo, possono giustificare il mancato pagamento: cause esterne dunque, non imputabili al contribuente. In questo caso, si va dalle crisi di liquidità dovute a crediti inesigibili per insolvenza di terzi, al mancato pagamento di crediti esigibili da parte della Pubblica amministrazione. In entrambi i casi, non scatta il reato tributario.

 

Sospensione e compensazione dei crediti

Sono previsti infine dei meccanismi di sospensione e compensazione dei crediti “non prescritti, certi, liquidi ed esigibili” con la Pubblica amministrazione, che verranno attuati con un decreto del ministero dell’Economia. A questi, si accompagna la necessità di evitare duplicazioni di sanzioni nei confronti di uno stesso soggetto e motivate dal medesimo reato: in sostanza, il giudice dovrà tenere in considerazione, al momento di decidere la pena, le sanzioni precedentemente irrogate.

 

Le reazioni politiche

Non si sono fatte attendere le critiche da parte dell’opposizione. Antonio Misiani, responsabile pd per l’Economia, parla di un “sostanziale liberi tutti, l’ennesimo segnale profondamente sbagliato a chi le tasse non le paga perché non le vuole pagare”. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Mario Turco, vicepresidente e coordinatore economico del M5s: “È l’ennesimo messaggio distorto che arriva a tutti quei contribuenti onesti che assolvono, anche con fatica, ai loro obblighi tributari”.

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