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Il sindaco leghista di Foligno difende il patrocinio alla proiezione del film filorusso

Marianna Rizzini

"Il Testimone", pellicola russa andata male in patria e riproposta in Italia in varie città

Il fatto che ieri fosse il giorno della morte misteriosa (nel carcere siberiano dov’era detenuto in condizioni agghiaccianti) di Alexei Navalny, oppositore numero uno di Vladimir Putin già scampato a un tentativo di avvelenamento, non ha cambiato l’ordine degli addendi in quel di Foligno, dove il sindaco leghista Stefano Zuccarini, raggiunto al telefono da questo giornale, ha confermato di aver concesso il patrocinio del Comune (e di volerlo mantenere) per la proiezione del film filorusso “Il Testimone”, in programma il 25 febbraio alle 16 e 30 nella sala rossa di Palazzo Trinci. “Tra i princìpi della nostra giunta c’è quello di non negare il patrocinio a nessuno”, dice Zuccarini, “e approviamo decine di patrocini. Questo film ci è stato presentato come un film pacifista contro la guerra e sugli orrori della guerra, un film belga”.

 

Il film in realtà è russo, recitato da un attore russo e girato dal regista georgiano David Dadunashvili, con il sostegno del ministero della Cultura russo. Belga è, nella finzione, il personaggio di Daniel Cohen, musicista che arriva a Kyiv nel febbraio del 2022, proprio in concomitanza con l’inizio dell’invasione putiniana dell’Ucraina. La pellicola, uscita in Russia nell’estate del 2023, senza molto successo al botteghino, narra i fatti capovolgendoli in una prospettiva propagandistica putiniana (in cui gli ucraini sono dipinti come carnefici ai danni del loro stesso popolo). E però, nel corso degli ultimi mesi, il film è stato riproposto nel nostro paese (in varie città, da Firenze a Reggio Emilia a Cesena a Roma a Milano a Bologna, pur senza patrocinio) su impulso di due freelance che hanno scelto di lavorare nel Donbass, Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso, anche voce di Donbass Italia, associazione con annesso canale Telegram che diffonde, così si legge sulla home, “le notizie censurate nel democratico Occidente”. I due interverranno da remoto il 25, al dibattito relativo alla proiezione di Foligno. Stessa cosa faranno oggi a Lamezia Terme, dove il film verrà proiettato in un centro congressi, senza patrocinio comunale.

 

Ma il sindaco di Foligno l’ha visto il film? “No, e non so se lo vedrò”, dice: “Con tutto quello che dovremmo vedere…”. Per Zuccarini non rileva, ai fini della concessione del patrocinio alla proiezione, il fatto che il film sia stato accusato di filoputinismo, e a ragion veduta: i massacri (documentati), compiuti nella realtà dall’esercito russo, sono attribuiti, ne “Il Testimone”, ai soldati ucraini, dipinti come neonazisti senza freni che torturano e stuprano, tesi che la propaganda russa veicola fin dall’inizio della guerra. “Ripeto: il film non l’ho visto”, dice il sindaco: “Mi è stato presentato come un film contro la guerra, ma chi lo vedrà, se vorrà, potrà naturalmente contestarlo. Io sono coerente, non nego il patrocinio a nessuno. Se è per questo abbiamo patrocinato cose ben più controverse, nessuno deve offendersi”.

 

La comunità ucraina, a Foligno, è insorta. L’opposizione di centrosinistra anche. Qualcuno ha obiettato: se proprio non volevate zittire nessuno, non potevate limitarvi a concedere l’affitto di una sala, senza patrocinio? Diversamente è andata a Bologna, il 27 gennaio scorso, quando la proiezione de “Il Testimone”, prevista presso il centro culturale Villa Paradiso, è stata condannata dal sindaco pd Matteo Lepore (con tanto di ventilato ritiro della convenzione comunale all’associazione che gestisce il centro culturale suddetto). Zuccarini alle critiche risponde così: “A me, leghista, uomo di destra, non si può certo dare del comunista”. Il sindaco correrà per un secondo mandato, alla testa della stessa coalizione di centrodestra con cui è stato eletto nel 2019, con qualche innesto e varie liste civiche, dice, “per portare a termine il lavoro svolto”. Qualche giorno fa, l’8 febbraio, ha anche accolto a Foligno il ministro dei Trasporti e Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini (che ieri ha atteso le 18 e 47, con tutta la Lega, per esprimere “profondo cordoglio” di fronte alla scomparsa del dissidente russo, resa nota a metà giornata). 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.