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Paradossi

Da FdI a Verdi e antagonisti, tutti insieme contro Lepore. A Bologna il cortocircuito è green

Ruggiero Montenegro

Un'insolita saldatura ambientalista contro la costruzione di una nuova scuola. Contestano l'abbattimento di 31 alberi. "Alla fine dei lavori saranno molti di più. Se per affrontare la sfida della transizione bastasse lasciare tutto com’è, avremmo già risolto. Dobbiamo fare interventi in modo nuovo", dice il sindaco

Gli alberi non si toccano. E dunque la scuola non si fa. Ci sono i comitati civici e ci sono i Verdi. C’è pure Potere al popolo, poi Fratelli d’Italia e la Lega. Un’insolita saldatura ambientalista, in salsa bolognese,  che riunisce anche gli antagonisti. Tutti insieme, più o meno appassionatamente, contro il progetto di Matteo Lepore. 

Il sindaco di Bologna l’ha spiegato al Foglio: “Non si tratta di scegliere tra scuola e ambiente, perché questo intervento tiene insieme entrambe le dimensioni”.  Ma il variegato fronte ecologista proprio non ne vuole sapere: vogliono bloccare la costruzione di questa nuova scuola, all’interno del parco Don Bosco in zona San Donato. La struttura sostituirà quella che c’è oggi e che sarà demolita in quanto ormai vecchia, rischia di diventare pericolosa. La ragione della contesa? Trentuno alberi (una quarantina, dice chi si oppone) che il Comune ha deciso di tagliare nell’area in cui sorgeranno le nuove scuole medie Besta. L’amministrazione ha assicurato che al termine dei lavori gli alberi saranno ripiantati in numero anche maggiore. Ma niente: accusano il sindaco di voler cementificare ogni cosa, vorrebbero la ristrutturazione dell’edificio in piedi oggi. Nonostante, spiegano ancora da Palazzo d’Accursio, il piano di forestazione urbano abbia un saldo positivo.

Lunedì, in occasione di una protesta per l’apertura del cantiere, la situazione è andata oltre. E mentre il consigliere comunale dei Verdi, Davide Celli, s’incatenava a un albero, la protesta degli altri si è fatta più veemente, con due vigili urbani finiti in pronto soccorso (per fortuna niente di  grave)  e insulti agli operai. Una vicenda che per molti aspetti supera la mera cronaca locale e, oltre a mettere a fuoco il cortocircuito della politica bolognese, e certi vizi di quella nazionale, illumina pure i limiti di un ambientalismo tutto ideologico. 

Per dire: Emilio Porcaro, che dell’istituto in questione è stato docente e preside fino al 2018, ha spiegato che già ai suoi tempi  quando pioveva c’erano problemi di infiltrazione in alcune aule, insieme a questioni di sicurezza e accessibilità. “Ci furono diverse interlocuzioni con le istituzioni, ma non ci sono mai stati progetti di ristrutturazione”, ha detto all’edizione locale di Repubblica. L’ex preside, va da sé, accoglie di buon grado il nuovo progetto: “Finalmente”. Ma guai a dirlo alla Lega, che sotto le due Torri cavalca strumentalmente ogni battaglia. E i risultati si vedono: come dimenticare la sottosegretaria Lucia Borgonzoni che, da candidata a sindaco di Bologna, non riuscì a incassare neanche il supporto della famiglia: “Non la voto”, fece sapere suo padre. FdI invece è affetta da “comitatite” –  il neologismo ce lo suggerisce Olivio Romanini, firma politica del Corriere di Bologna. Dove sorge un comitato, ecco insomma i meloniani. Anche il plenipotenziario di FdI a Bologna, Galeazzo Bignami, sostiene la causa. E pensare che ai tempi del sindaco Giorgio Guazzaloca il centro-destra voleva addirittura la metro, oggi non ne va bene una. Nessuna opera (più o meno grande) è apprezzata, in una sorta di riflesso pavloviano anti dem. Così l’altro giorno Lega e FdI si sono trovati idealmente (e nemmeno tanto) fianco a fianco agli esponenti dei centri sociali, gli stessi che non perdono occasione per definire “zecche comuniste”. 

Il miracolo di Lepore. Che dal canto suo si difende e rivendica un ambientalismo pragmatico. “Stiamo realizzando una scuola  all’avanguardia, dall’efficienza energetica alla qualità degli spazi per  la didattica, riqualificando anche il parco con un numero di alberi molto maggiore rispetto a quelli attuali. Una nuova scuola vuol dire opportunità per tutto il quartiere”, ha detto il primo cittadino, allontanando i facili slogan. “Se per affrontare la sfida della transizione ecologica bastasse lasciare tutto com’è, avremmo già risolto il problema. Abbiamo invece il dovere di realizzare interventi in modo nuovo, con criteri di sostenibilità ambientale sempre più avanzati e sono certo che chi oggi è contrario si ricrederà”.

Chissà. Anche perché chi si oppone forse dimentica che parte del progetto, due milioni di euro, sarà finanziata dal Pnrr, scadenza 2026. Non realizzarlo vorrebbe dire perdere quelle risorse. Ma vaglielo a dire a chi protesta. Saranno probabilmente impegnati a firmare un appello per l’edilizia scolastica. Le contraddizioni, comunque, non stanno solo a destra e nella bagarre pure il centrosinistra ha le sue grane. Quel solito vizio di perdersi tra distinguo e gare di purezza. E se dei Verdi (estromessi dalla maggioranza qualche settimana fa, dopo aver difeso un’iniziativa pro Putin) si è detto, anche nella stessa giunta Lepore ci sono defezioni. Quella di Coalizione civica in particolare, che pure esprime la vicesindaca Emily Clancy. Già nei mesi scorsi i suoi consiglieri erano usciti dall’Aula quando si trattava di votare il progetto. E  continuano a smarcarsi. L’hanno fatto anche questa volta, non votando l’ordine del giorno (gli unici con i Verdi) che condannava “gli inaccettabili episodi di violenza”. Il risultato di questo circo si è visto lunedì, con i due vigili in ospedale e FdI che comunque continua a incolpare Lepore, colpevole di aver provocato i facinorosi con le sue scelte. Una diatriba che comunque la si guardi è difficile non definire surreale.

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