Passeggiate romane 

Il Pd cerca soluzioni nuove per Firenze e Roma. Schlein vuole candidarsi

Alle europee la segretaria si candiderà e alla fine, sono convinti i dem, il Pd andrà meglio del previsto. Più complicato il caso Firenze. Per non replicare gli stessi problemi a Roma già è partita la corsa al dopo Gualtieri, ma il sindaco vuole tentare il secondo mandato

Oltre alle europee c’è di più. In attesa che Elly Schlein dia l’annuncio della sua candidatura (i più al Partito democratico scommettono che lo farà alla fine del suo tour delle sei tappe in giro per le circoscrizioni elettorali del nostro paese, che prevede anche una puntata a Bruxelles), i dem si stanno occupando delle elezioni locali. Elezioni, quest’ultime, ad altissimo rischio, ben più delle europee. Già, perché tutti al Nazareno sono convinti (e gli esperti danno loro ragione) che alla fine il Pd nelle urne prenderà più di quanto gli attribuiscano ora i sondaggi. Nei comuni invece la partita è molto difficile perché la maggior parte dei sindaci uscenti non si può ricandidare. 

 

Il caso emblematico è quello di Firenze dove, con un patto di ferro Nardella-Schlein, è stato fatto fuori dall’alleanza Matteo Renzi. La segretaria ha poi capito che per ottenere la testa del leader di Italia viva rischiava di perdere la propria, ma ormai era troppo tardi e le cose erano andate troppo avanti. Adesso il Pd è a un bivio. E c’è anche chi suggerisce di cercare di “ripescare” Renzi con la candidatura di Eugenio Giani, che è del Pd ma che dell’ex premier è buon amico. Una soluzione, questa, che però aprirebbe la strada a un’altra incognita. Giani si dovrebbe dimettere dalla presidenza della giunta toscana (che scadrebbe nel 2025) è quella regione, esattamente come Firenze, è ad alto rischio perché il centrodestra sta aumentando i suoi consensi (e Giani ha fatto solo un mandato e dunque potrebbe ricandidarsi). Nel frattempo Nardella cerca di rassicurare tutti: non vedete i voti che ha il Pd in città? Non perderemo mai. I voti, però, sono quelli sulla carta e non tengono conto, per esempio, della scissione della consigliera comunale Cecilia Del Re, che porta con se un congruo bottino di consensi. Insomma, la situazione è in stallo, ma al Nazareno continuano a lavorarci sopra. 

Per non farsi trovare impreparati, come è accaduto a Firenze, i dem stanno già lavorando sulla piazza romana per le elezioni comunali della capitale. Roberto Gualtieri ha già detto che gli piacerebbe fare un secondo giro. Lo ha affermato anche pubblicamente, mettendo le mani avanti. Ma nel Pd è già partita la corsa alla sua possibile sostituzione perché, finora almeno, il sindaco non sembra molto popolare presso i romani (anche se la battaglia identitaria sul Teatro di Roma ha ricompattato il campo largo del centrosinistra romano). Tre i nomi in ballo. Il primo, quello di Nicola Zingaretti. L’ex segretario del Partito democratico ha dalla sua il fatto di aver già amministrato sia la provincia sia la regione. Sarebbe un rassicurante “usato sicuro”. Un altro nome è quello di Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, stimato in città anche trasversalmente, che un tempo militava nella formazione di Alfio Marchini e che oggi invece è un iscritto del Pd (aveva sostenuto la candidatura di Stefano Bonaccini). Il terzo possibile candidato è un outsider: Amedeo Ciaccheri, il giovane presidente del Municipio di Roma VIII, che comprende anche il popolare quartiere della Garbatella. Poco più che trentenne, molto attivo, Ciaccheri è portato avanti da quanti credono che il Pd debba effettuare una svolta se deve salvarsi. Il problema però sarà quello di convincere Gualtieri, che al momento non sembra affatto propenso, a fare un passo indietro e a rinunciare alla ricandidatura (si vota nel 2026: il tempo c’è). 

Ma sempre a proposito di Roma: anche se Massimiliano Smeriglio lo ha negato, continua a circolare l’ipotesi secondo la quale l’eurodeputato fuoriuscito dal gruppo del Pd potrebbe fare il suo ingresso nella giunta Gualtieri. Vice di Zingaretti alla regione, prima di volare in Europa, Smeriglio è un buon conoscitore della Capitale e la sua presenza potrebbe coprire a sinistra il sindaco capitolino. 

Dunque, il 7 febbraio si terrà il sit-in del Pd davanti a viale Mazzini. Un’iniziativa abbastanza estemporanea della segretaria dem che ora sta cercando di allargare al massimo la platea della manifestazione per far sì che partecipi all’iniziativa il maggior numero di persone. I “vecchi” dirigenti Pd, però, appaiono tutti piuttosto scettici sull’opportunità di inscenare una protesta che, a loro giudizio, interessa solo i mezzi di comunicazione e non i cittadini italiani.

Di più su questi argomenti: