Elly Schlein (Ansa)

La lettera

"Carissima Elly non ti candidare". Le donne dem scrivono a Schlein

Ruggiero Montenegro

"Non rincorrere Meloni. La candidatura della prima segretaria del Pd comprimerebbe la possibilità concreta per le altre nostre candidate di essere elette", si legge nel documento che hanno firmato in 26, tra cui le senatrici Valente e Malpezzi

"Carissima Elly non ti candidare". Le perplessità delle donne dem sulla possibile candidatura di Elly Schlein erano note. Ieri però hanno deciso di mandare un altro messaggi prendendo carta e penna, e scrivendo una lettera alla segretaria in cui spiegano le loro ragioni e le loro critiche. "Le firmatarie di questo documento, avendo fatto delle battaglie di genere il fondamento del proprio agire politico, non possono esimersi dall'evidenziare le molteplici conseguenze negative che questa ipotesi avrebbe sulle candidature femminili e sull'immagine complessiva del Partito Democratico", si legge nel testo, che porta la firma di 26 donne, tra queste anche le due senatrici Simona Malpezzi e Valeria Valente - vicine all'area di Bonaccini - oltre a molte altre esponenti espressione dei territori. Fanno notare che l'attuale delegazione del Pd al Parlamento europeo è composta per il 55 per cento da donne. "Un esempio da rivendicare con orgoglio". 

Sono dubbi che si sommano a quelli  già espressi da Prodi, Bonaccini, Letta e dalle delegazioi europee del Pse ("roba da Berlusconi"). E arrivano proprio mentre lo staff del Nazareno fa sapere che ci sono stati contatti con i collaboratori di Giorgia Meloni per l'organizzazione del dibattito televisivo. Notizia che secondo alcuni lascia presagire la volontà di Schlein di confrontarsi con la premier anche nelle urne per Bruxelles. Oggi intanto la leader del Pd è a Gubbio, per una breve incursione nel conclave dei deputati democratici.

Candidarsi, sottolineano, è "una scelta che sembrerebbe rincorrere il leaderismo della destra di Giorgia Meloni che certamente non si preoccupa di agire in contrasto con l'etica femminista della responsabilità concorrendo per un ruolo che poi non potrà esercitare effettivamente"; e ancora: "Non meno grave sarebbe il conseguente spostamento dell'asse dello scontro politico dal piano dei valori e dei contenuti al riduttivo piano di una contesa 'rosa' che nulla ha a che fare con la nostra visione di società e di Europa".

Ma non ci sono solo questioni teoriche. Esiste anche un tema pratico: "Considerando le conseguenze concrete, è un dato di fatto che proprio la candidatura della prima segretaria del Pd, specie se plurima, determinerebbe il paradosso di costituire una mannaia per il meccanismo della parità di genere in sede elettorale, comprimendo la possibilità concreta per le nostre candidate di essere elette", si spiega alla fine del documento. "Non possiamo correre il rischio di portare meno donne nel Parlamento europeo proprio quando alla guida del Pd c’è una donna e una donna femminista". 

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