(foto Ansa)

spelacchio fochetti

“A Rep. sono ridicoli”. La famiglia Agnelli soffoca nel troppo amore del suo giornale. Parla Lupo Rattazzi

L’affaire delle veline è una lettera d’amore del quotidiano al proprietario Elkann: "Non ci chiudere, ti difendiamo"

Nell’impaccio frenetico di interpretare i desideri  del padrone si può finire in situazioni scabrose, impensabili o comiche. E’ quello che capita da qualche giorno a Repubblica con John Elkann e la famiglia che controlla il gruppo editoriale Gedi. Sentite cosa ci dice Lupo Rattazzi, il figlio di Susanna Agnelli: “Questi che fanno i martiri della libertà di stampa e che vogliono far credere che la Meloni voleva mettere loro un bavaglio sono totalmente ridicoli. Perché la verità è tutt’altra: che quel famoso titolone di Repubblica ‘L’Italia in vendita’, poiché rappresentava una critica sarcastica al programma di governo di alienare quote di aziende controllate dallo stato, era semplicemente ridicolo e certamente non una posizione con cui a mio avviso una famiglia come la nostra vuole essere associata”.  Insomma, dice Rattazzi: anche meno, ragazzi. Da alcuni giorni Rep. è impegnata in una difesa di Stellantis perinde ac cadaver: pancia a terra, malgrado gli Agnelli ora preghino per non essere difesi  in questo modo così comicamente servile.


Il concetto fondamentale e sottinteso di Repubblica è da circa una settimana questo: “John Elkann non ci abbandonare, siamo tutti qui per difenderti. Guarda come ci immoliamo tutti per te! Guarda quanti siamo, John.   Non vendere e non tagliare, John.  Anche se le cose non vanno benissimo, noi ti siamo utili, credici!”. Ieri addirittura  è uscito, sul fu giornale di Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari,  pure un pezzo fantastico che, per dimostrare come  non sia vero che Stellantis è troppo francese e poco italiana, era intitolato così:  “I francesi si lamentano perché Stellantis è troppo italiana”. Ed ecco il sottotitolo a uso interno: “Elkann, hai visto? Sei contento? Ti vogliamo bene! Siamo bravi?”. Il problema però è che questo eccesso adesso imbarazza pure i padroni di Repubblica che di queste lettere d’amore scritte a macchina, come direbbe Paolo Conte, probabilmente ne farebbero  a meno.

E infatti  Rattazzi, cioè la famiglia Agnelli, sembra dire proprio questo: ma chi ve l’ha chiesto? State buoni. “Siete ridicoli”. Ma c’è da capirli, a Repubblica: se bruci un patrimonio , allora poi devi cercare un modo qualsiasi per resistere.  E’ puro istinto di sopravvivenza. Tirare a campare e mostrare al capo che il conflitto di interessi non è mai stato un problema: c’è l’interesse da difendere, che i padroni neanche vorrebbero forse difeso così, ma senza conflitto. Si capisce. E non va condannato. Lo comprendiamo. Il problema è che però forse il padrone non vuole essere compiaciuto in questo modo scomposto. Prendiamo l’ultimissima fissazione di Rep., quella delle “veline di Fazzolari”.  

Negli ultimi tre giorni sul giornale di Molinari  si sono moltiplicati gli articoli su questo argomento.  Praticamente a Repubblica hanno scoperto una cosa incredibile, insospettabile, ovvero che i politici mandano le veline ai giornali. Roba da Pulitzer. Sicché da circa tre giorni questo colpo giornalistico, questa notizia sensazionale sfuggita a tutte le altre testate, viene infilata praticamente in ogni articolo del giornale. Tutti in redazione si prestano a riperticarla, mancano soltanto le firme dello sport. E anche questo, ovviamente, è istinto di sopravvivenza. Un’altra supplice carezza al padrone che forse li vorrebbe mollare. C’è il rischio, tuttavia, che questo eccesso cortigiano acceleri lo  spelacchiamento di un quotidiano che pure ebbe la sua fierissima grandeur, e finisca con l’accelerare anche il disamore di Elkann per un oggetto che ha lentamente smarrito i fasti delle sue origini. “Per altro –  ci dice ancora Rattazzi  – il programma di alienazione di quote di aziende pubbliche è  sacrosanto anche per contenere l’aumento del debito pubblico dovuto anche a certe scellerate misure dei precedenti governi”. Dalla famiglia è tutto, a voi studio.

 

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