(foto Ansa)

Il caso

Dossier e contro-dossier. Ora FdI sfida Conte sulla “questione morale”

Luca Roberto

I meloniani ora inseguono il M5s sul campo del giustizialismo. Solo che è un terreno in cui i grillini ci sguazzano. E così l'ex premier si accredita come vero oppositore di Meloni

“Gareggiando a fare i giustizialisti, troverai sempre uno più giustizialista che ti giustizia”. Il rapporto tra Fratelli d’Italia e Movimento cinque stelle in queste ore sembra ispirato alla parafrasi di una famosa massima attribuita a Pietro Nenni. Accade che martedì sera i meloniani passano alle agenzie un dossier di sei pagine, in cui si ricordano tutti i casi giudiziari in cui sono coinvolti, a vario titolo, esponenti diretti o vicini al M5s. Della serie: altro che questione morale agitata da Conte nei nostri confronti. A botta di richieste di dimissioni vi siete dimenticati dei vostri, di guai con la giustizia. Un documento a uso soprattutto di deputati e senatori di via della Scrofa, da sfoderare magari nel bel mezzo di un dibattito televisivo. Tempo qualche ora e i 5s rispondono con un contro-dossier, in risposta a un documento che considerano “farlocco”.

 

Nelle righe fatte filtrare da Fratelli d’Italia si ricordano i casi giudiziari dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, dell’ex commissario straordinario all’emergenza Covid ed ex ad Invitalia Domenico Arcuri. Ma anche dello stesso Giuseppe Conte, finito sotto inchiesta a Bergamo proprio per la gestione delle prime fasi della pandemia (procedimento poi archiviato). Oltre che del garante del Movimento Beppe Grillo, iscritto nel 2022 nel registro degli indagati con l’accusa di traffico di influenze. “Nella sua carriera politica il leader pentastellato non ha usato lo stesso pugno duro quando si è trovato di fronte a indagati del suo partito, o quando si è trovato lui stesso sotto inchiesta”, scrivono i dirigenti di FdI. Che nel dossier inseriscono anche persone vicine all’ex premier come l’avvocato Luca De Donna e il suocero di Conte Cesare Paladino.

 

Ma siccome nessuno presidia il campo del populismo giudiziario meglio dei grillini, ecco che dopo qualche ora, per mandato dello stesso Conte, i 5 stelle rispondevano con un contro-dossier. In cui facevano notare che il tema della “questione morale”, da loro sollevato già da alcune settimane, veniva esteso in maniera peculiare dal partito di destra-destra: allargando “anche a soggetti privati che svolgono attività professionali o imprenditoriali, che non solo non hanno mai avuto un incarico pubblico, ma sono pure totalmente estranei al M5S e alla politica”. Chiarendo, anzi, che “i nostri parlamentari non invocano mai l’immunità per difendersi dal processo. Non si avvalgono della prescrizione, che mira a sfuggire al giudizio di merito. Di più. Se un nostro iscritto, anche autorevole, viene sottoposto a indagini da parte della magistratura, noi non ci sogniamo affatto di intervenire sul piano legislativo con norme di favore, come abitualmente fanno altri partiti”. E aggiungendo pure che, nonostante il procedimento per traffico d’influenze nei confronti di Grillo, loro rimangono convintamente contrari all’ipotesi di depenalizzare o riformare il reato, come proposto dalla maggioranza.

 

E insomma gli eredi di Alleanza nazionale erano convinti, in questa lenta immersione nel fango delle accuse e contro accuse, di avere tutte le carte in regola per giocare alla pari con quello che forse, al netto dei sondaggi, considerano il vero avversario: ovvero Conte. Che almeno, a differenza della segretaria del Pd Elly Schlein, con Meloni sta dimostrando di parlare lo stesso linguaggio, quello di chi la politica quantomeno la sa maneggiare. E che cerca con ogni metodo di avocare a sé il duello con la premier. In ultimo con la storia del giurì d’onore sul Mes, che ha costretto la presidente del Consiglio a testimoniare davanti alla specifica commissione di Montecitorio. Forse però il leader del Movimento cinque stelle ha raggiunto un altro obiettivo: ha portato quelli di FdI a sconfinare in territorio apertamente grillino. Nel quale potrebbero aver scoperto un’aggiornatissima versione della frase con cui abbiamo aperto questo articolo: gareggiando a fare i manettari, troverai sempre uno più manettaro che ti ammanetta.

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