(foto Ansa)

Il colloquio

Mastella “scagiona” Salvini per la visita allo stabilimento della pasta Rummo e accusa i social

Marianna Rizzini

“Campagna profondamente ingiusta e pericolosa per i lavoratori”, dice il sindaco di Benevento. Che prende le difese del vicepremier

Io dovrei essere quello che critica Matteo Salvini, e l’ho fatto molte volte. Dovrei essere quello che dice: Salvini è venuto a visitare lo stabilimento Rummo per ragioni politiche, ma stavolta mi pare eccessivo, sinceramente”. Il sindaco di Benevento e democristiano storico Clemente Mastella è allarmato. Di più, preoccupato. Non per Salvini, ma per l’azienda Rummo. Quella della pasta “famosa in tutto il mondo”, dice. “Per l’azienda e per i lavoratori che ora rischiano di subire le conseguenze di una campagna social profondamente ingiusta – che addirittura incita al boicottaggio commerciale”. Passo indietro: c’è quell’immagine, on line, di qualche giorno fa: il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini compare in un video su Tiktok con una cuffietta di carta in testa, necessaria a mantenere asettico un luogo dove si produce qualcosa di commestibile. La pasta, appunto. Non è l’unico politico ad aver visitato l’azienda: prima di lui si sono visti, tanto per dirne due, Paolo Gentiloni e Andrea Orlando. Salvini si muove tra i macchinari, nel video, lodando “il meraviglioso stabilimento di pasta italiana…altro che grilli, vermi e farine d’insetto, quelli li lasciamo mangiare a qualche burocrate di Bruxelles”.

 

Al grido di “difendere e tutelare la tradizione e le eccellenze del nostro straordinario paese, sempre e ovunque”, il vicepremier scandisce un numero: “…Ottocentomila confezioni di pasta al giorno”. A quel punto sono partiti on line i meme, gli hashtag #boicottaRummo e i post contro Cosimo Rummo, patron dell’omonima azienda, reo, per gli internauti, di aver ospitato in un’azienda del Sud il “Salvini che odia il Sud”. “Sono senza parole”, ha detto Rummo: “Il ministro per le Infrastrutture viene per fare investimenti  e chiede di poter visitare lo stabilimento: che cosa dovevo fare, chiudergli la porta in faccia?”. “In questo modo”, dice Mastella, nelle vesti “di sindaco che difende le aziende che danno lavoro”, si “rischia di danneggiare famiglie già penalizzate dall’alluvione del 2015, alluvione da cui si erano con determinazione e coraggio sollevate”. Ce n’è abbastanza, dice, “per riflettere su un uso pericoloso dei social”. Qualche giorno fa Mastella ha pubblicamente dichiarato di aver porto l’altra guancia, “da cattolico”, a una donna che lo aveva insultato e calunniato su Facebook durante il lockdown, dicendosi pronto a ritirare le querele nei suoi confronti, ma di voler a questo punto promuovere la riflessione, per “trovare soluzioni”, sull’“odio che imperversa sui social e che può alterare la democrazia. “Altro che AI”, dice, “qui siamo allo stadio precedente, e a mio avviso inquietante. Non a caso negli Stati Uniti, e non da oggi, si ragiona su quanto un linguaggio negativo e di odio contro un avversario politico possa incidere sulla qualità di una democrazia”. Allo stesso modo, dice Mastella, “dopo questi attacchi sconsiderati via social, la pasta Rummo, eccellenza nazionale made in Sannio, va difesa da partigianerie estremistiche che potrebbero avvantaggiare senza gara i concorrenti e  danneggiare i lavoratori. Lo dico da sindaco, e sapendo che Cosimo Rummo non ha mai votato per me”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.