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l'editoriale del direttore

La forza di Meloni in versione Hannibal Lecter

Claudio Cerasa

Di lotta, di governo, di maggioranza, di opposizione. Una sorprendente lezione di professionismo politico. Sarà un anno complesso soprattutto per i suoi avversari se continueranno a giocare sempre la stessa parte

Si dice spesso che la forza di Giorgia Meloni sia il confronto impietoso con i suoi alleati e anche con i suoi seguaci e la conferenza stampa di inizio anno della presidente del Consiglio di ieri ha confermato questa impressione: più i suoi alleati (Salvini) e i suoi seguaci (i pistoleri, gli spara minchiate d’Italia) collezionano figuracce e più il confronto con Giorgia Meloni risulta impietoso. E’ successo anche ieri, come già accaduto altre volte, e la conferenza stampa della presidente del Consiglio, preceduta dalla surreale buffonata del sindacato dei giornalisti, disperato per la possibilità che i cronisti italiani non possano più fare copia e incolla delle ordinanze degli arresti, spacciando ancora una volta il diritto allo sputtanamento per diritto di cronaca, è stata, sotto molti punti di vista, una sorprendente lezione di professionalismo politico.

Impeccabile sull’Ucraina (“Kyiv va sostenuta”). Perfetta su Israele (dopo il 7 ottobre è divenuto ancora più centrale combattere “la recrudescenza dell’antisemitismo”). Precisa sui pistoleri d’Italia (il pistolero Pozzolo, parlamentare di FdI, è stato sospeso ieri dal partito). Efficace quando si parla di maternità e lavoro (“Lavoro affinché le donne possano conciliare sempre meglio lavoro e maternità”). Furba quando si tratta di scegliersi gli avversari (Giuseppe Conte, secondo Meloni, “ha messo in difficoltà l’Italia”, con Schlein invece Meloni è più dolce, più protettiva, e si è detta pronta a fare un confronto in tv). Scaltra nel cercare i temi più adatti per provare disperatamente a essere sempre se stessa (sulle banche per esempio, “siamo gli unici che le hanno colpite”, ha detto Meloni spacciando per tassa una norma, come quella degli extraprofitti, il cui gettito nelle casse dello stato ha una stima da capogiro: zero euro) e per provare a dimostrare di essere sempre coerente con la sua storia (nota a margine: l’unica volta in cui Meloni ha utilizzato la parola coerenza, nella sua conferenza stampa fiume di ieri, è stata sulla Via della seta). E, infine, abile a giocare, nella stessa giornata, almeno quattro parti in commedia. Di lotta, di governo, di maggioranza, di opposizione. Di lotta quando si tratta di parlare del prossimo Parlamento europeo (“Mai alleanze parlamentari con la sinistra”). Di governo quando si tratta di parlare della prossima Commissione europea (“Sulla Commissione del futuro ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea col suo peso”) e quando si tratta di parlare delle alleanze in Europa (“Con l’AfD ci sono distanze insormontabili”). Di maggioranza quando si tratta di parlare del terzo mandato dei sindaci e dei governatori, tema caro alla Lega (“Nel merito sono laica, sul metodo meglio un’iniziativa del Parlamento”). Di opposizione quando si tratta di parlare di inchieste giudiziarie come quelle che hanno colpito il cognato di Salvini Tommaso Verdini (“L’unica tessera che aveva Tommaso Verdini era quella del Pd”, e ancora: “Mi pare che con questo governo lobbisti e affaristi non stiano passando un buon momento”).

Certo, da parte di Giorgia Meloni non sono mancate affermazioni creative (la premier ha detto di non aver mai chiesto le dimissioni degli avversari indagati quando era all’opposizione, domandare ai ministri del governo Renzi). Non sono mancate affermazioni spericolate (Meloni ha detto che sull’immigrazione il clima è cambiato, ma l’unica cosa che è cambiata  è il criterio con cui Meloni giudica i successi sull’immigrazione: nel 2023 gli sbarchi sono aumentati del 50 per cento). Non sono mancate affermazioni luddiste (Meloni è convinta che per l’Italia l’intelligenza artificiale possa portare a un disastro senza precedenti nel mondo del lavoro, cosa che potrebbe verificarsi non a causa del progresso dell’intelligenza artificiale ma a causa del fatto che il governo Meloni considera come l’unico made in Italy meritevole di essere difeso il recupero delle tradizioni, e non per esempio il comparto automazione dell’Italia, che rende il nostro il quinto al mondo tra i paesi esportatori di beni strumentali, a dimostrazione del fatto che l’innovazione è un dramma solo per chi non sa trasformarla in opportunità). Non sono mancate affermazioni demagogiche (Meloni ha detto che “l’Italia per la prima volta ha una crescita superiore a quella degli altri paesi”, ma ha glissato sul fatto che le ultime stime della Commissione europea prevedono che nel 2024 la crescita italiana sarà tra le più basse d’Europa). 

Ma avere una Meloni in versione Hannibal Lecter, in grado cioè di mangiarsi gli spazi di lotta, di governo, di maggioranza e di opposizione,  smussando gli angoli delle polemiche, provocando gli avversarsi senza dare loro grande possibilità di reazione, rende difficile la vita ai suoi rivali interni (Salvini), sottrae terreno ai suoi rivali esterni (ieri il Pd l’unica cosa che è riuscita a dire di forte sul discorso di Meloni è che sul caso Anas “Meloni deve parlare chiaro”, come ha detto l’onorevole Peppe Provenzano) e scava un fossato tra chi la politica la vive da turista e chi la vive da professionista. Di lotta, di governo, di maggioranza, di opposizione. Sarà un anno complesso per tutti, ha detto ieri Meloni. Lo sarà per il governo, naturalmente, ma lo sarà soprattutto per i suoi avversari se di fronte a una Meloni Lecter, in grado di giocare quattro parti in commedia, continueranno a giocare sempre la stessa parte, antifascisti e fascisti, concentrandosi solo sui vizi degli avversari e poco sui tabù dell’Italia. Poco complottismo, discreta responsabilità, demagogia diffusa ed estintori ben funzionanti. Auguri all’opposizione.
 

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.