pistole e comunicazione

Il problema di Meloni non è la stupidità di Pozzolo, ma la furbizia del Fazzo

Luciano Capone

La surreale gestione dell’affaire del pistola di Capodanno ("Non ha alcuna rilevanza politica, è un fatto di cronaca") è solo l'ultimo disastro comunicativo dello stratega Fazzolari, che la premier ritiene il più intelligente del gruppo

Il partito di Giorgia Meloni ha un evidente problema di toninellismo diffuso, come ha scritto Salvatore Merlo. Non c’è un bomber delle gaffe e degli scivoloni, ma c’è la forza di un collettivo che non fa mai mancare dalle prime pagine dei giornali un lampo d’imbecillità. Da Delmastro a Donzelli, passando per Lollobrigida e Urso, per non tacere di Sangiuliano e La Russa, scendendo giù per li rami dei nomi meno noti fino all’exploit di Capodanno di Pozzolo, ognuno contribuisce a questo gioco di squadra.

 

Se c’è però una cosa che sappiamo sulla stupidità, dalla Prima legge fondamentale di Carlo M. Cipolla, è che “sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione”. E qui, evidentemente, per Meloni il problema non è tanto lo stupido conclamato attorno a cui si possono costruire degli argini, ma quelli che lei ritiene svegli. Prendiamo Giovanbattista Fazzolari, che secondo le cronache per Giorgia Meloni è “la persona più intelligente che abbia conosciuto”. E per questo nominato come stratega della comunicazione del partito e del governo.

 

Il deputato Pozzolo, durante una festa di Capodanno insieme al sottosegretario Delmastro, estrae una pistola da cui parte un colpo che ferisce una persona. Tragedia sfiorata, ma è evidente che si tratta di un enorme caso politico e di una crisi di comunicazione che Fazzolari riesce a gestire peggio di Chiara Ferragni dopo il “Pandoro gate”: “Solo un fatto di cronaca”, è la linea. Nelle immediate ore dopo l’accaduto, Fazzolari prende in mano la situazione con la stessa delicatezza con cui Pozzolo maneggia le armi da fuoco, e dirama una nota secondo cui “l’incidente accaduto a Biella a una festa la sera di Capodanno... non ha alcuna rilevanza politica”. Si tratta “di un fatto di cronaca”, “qualora dovessero emergere comportamenti irregolari o inadeguati da parte dell’on. Pozzolo” il partito prenderà provvedimenti ed è “assurdo il tentativo di trasformare quanto accaduto in un caso politico per attaccare FdI”. Capitolo chiuso e crisi archiviata, avrà pensato. Ora non ne parlerà più nessuno.

 

A parte lo sfoggio di presunzione di non imbecillità, qualcosa di molto più impegnativo del garantismo, per indicare solo come ipotetici e indimostrati i “comportamenti irregolari o inadeguati” dell’onorevole pistolero, neppure Fazzolari ha creduto all’esclusione della valenza politica dell’accaduto. Tanto è vero che nel mattinale con cui detta la linea del governo è lo stesso “Fazzo” a commentare il caso Pozzolo sotto il capitolo “politica interna”. Non solo cronaca, quindi. E infatti la storia, come era prevedibile, è rimasta per giorni sulle prime pagine dei giornali che sono andati a scandagliare tutti i dettagli tragicomici della vicenda, dall’uso dell’immunità alla testimonianza del poliziotto secondo cui Pozzolo “era allegro, ha tirato fuori la pistola e all’improvviso è partito lo sparo” (Allegro ma non troppo è il libro in cui Cipolla enuncia le Leggi fondamentali della stupidità umana).

 

E così la comunicazione viene subito ribaltata, con la Meloni “furiosa” perché “questa follia ci danneggia!”. La strategia di Fazzolari non ha funzionato, insomma. E non è la prima volta. Una grande idea del Fazzo è stata quella di risolvere la partita del Mes facendo sventolare alla premier un “fax” che avrebbe dovuto dimostrare la firma “col favore delle tenebre” da parte del governo Conte e invece, come indicato dal Foglio, mostrava alla luce del sole che si trattava di una patacca. Ma già all’inizio del governo Meloni, Fazzolari provocò una crisi con la Banca d’Italia con una dichiarazione che la accusava di essere portatrice della “visione delle banche private” in relazione a una norma sul Pos che poi il governo ha dovuto ritirare.

 

Un altro grosso incidente diplomatico, stavolta con gli Stati Uniti, il braccio destro della Meloni lo provocò un paio di mesi dopo quando disse, proprio sul Foglio intervistato da Simone Canettieri, che “l’omino della Cia non ha altri interlocutori affidabili” al di fuori di Meloni. Per non parlare di quella genialata della tassa sugli extraprofitti delle banche, sempre farina del sacco di Fazzolari, che ha incrinato l’immagine di Meloni sui mercati internazionali tanto da costringere il governo a rimangiarsela.

 

Sarebbe superficiale pensare che il problema di Meloni sia Pozzolo, soprattutto dopo che gli hanno tolto il porto d’armi, mentre Fazzolari continua a maneggiare qualcosa di politicamente molto più pericoloso come la comunicazione del governo. Il problema è tutto nella Quinta legge fondamentale del grande economista: “Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide”.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali