Dopo il no del governo

Anche le opposizioni divise sul Mes. Prodi: "Rischiamo l'isolamento", Conte: "Noi coerenti"

Redazione

"Ci saranno conseguenze molto gravi per il nostro paese" dice l'ex presidente del Consiglio. "Un comportamento da adolescenti più che di una classe dirigente di un grande paese" attacca Marattin di Italia Viva. Conte spiega la sua scelta e chiede di "non confondere le linee poltiche"

È il giorno dopo il "no" dell'Italia alla riforma del Mes e la conseguente spaccatura della maggioranza. Nella giornata di ieri Fratelli d'Italia e Lega hanno bocciato la ratifica al rinnovamento del Meccanismo europeo di stabilità. Al loro voto si è aggiunto quello del Movimento 5 Stelle. Forza Italia si è astenuta. "In politica esiste anche la follia" ha detto Romano Prodi commentando la vicenda. In un'intervista a Repubblica, l'ex premier parla di "conseguenze molto gravi per il nostro paese", mentre Luigi Marattin in un colloquio con la Stampa giudica il comportamento di chi ha votato contro come "patetico", nonostante Giuseppe Conte, in un'intervista al Fatto Quotidiano rivendichi la sua "coerenza". 

 

 

Con lo stop alla ratifica, "si rischia di isolare il nostro paese" causando "danni ti tipo politico ed economico" dice Romano Prodi. "Ho sempre pensato che le minacce fossero dentro una logica ricattatoria, per ottenere qualcosa. Pur non condividendo la strategia, mi sembrava inevitabile che il voto sarebbe stato favorevole", continua l'ex leader dell'Ulivo. L'astensione di Forza Italia la giudica come una prova di "instabilità" e segno di una "spaccatura profonda" nell'esecutivo: "Il risultato è che ora il paese è debole su due fronti: quello interno e quello estero". Qui l'ex presidente del Consiglio si ricollega al compromesso del Patto di stabilità. "Il nostro paese non ha contribuito alla stesura del nuovo accordo e si è accodata alla posizione della Francia, che ha una situazione simile alla nostra ma meno grave. Detto questo, all'Italia servirà un altro tipo di manovra per rientrare nei parametri". 

Dopo il voto, da Bruxelles si percepisce una forte irritazione per il mancato allineamento dell'Italia. Un atteggiamento che secondo il deputato di Italia Viva Luigi Marattin è "da adolescenti arrabbiati col mondo più che di una classe dirigente di un grande paese". In un'intervista alla Stampa, il centrista trova "patetica" l'astensione di Forza Italia: "La giornata di ieri certifica che non esiste una gamba moderata nella coalizione di governo, ma solo dei camerieri dei sovranisti. Fi si sgola per farsi da garante dell'europeismo, quando in realtà è stata zitta e ha avallato la peggiore bugia populista: ci fa vergognare davanti ai popolari europei". Ora, spiega, resterà in vigore il vecchio Mes, che ha "regole meno efficaci per paesi che hanno problemi di finanza pubblica" come l'Italia, e quindi "viene meno quello che sarebbe stato un passo avanti nella mutualizzazione del rischio bancario con conseguenze anche sul cammino del'unione bancaria". 

 

 

Al voto contrario della destra si è aggiunto anche quello del Movimento 5 stelle. In un'intervista al Fatto Quotidiano, il leader Giuseppe Conte ha spiegato quella che sembra essere ancora oggi una grande contraddizione: nel 2020 ha introdotto la riforma, ma oggi la boccia. "Non confonderei le linee politiche. La nostra è una posizione di coerenza rispetto alla risoluzione del parlamento del dicembre 2020, che collegava il 'no' futuro voto di ratifica sulla riforma del Mes ad altri obiettivi" dice l'ex premeir. Il primo è "la profonda modifica del Patto di stabilità e crescita", la "realizzazione del sistema di assicurazione dei depositi bancari (E-dis) e "la revisione del carattere inter-governativo del fondo per renderlo comunitario". A questi, il leader aggiunge il Pnrr: "Ma chi è andato a trattare, dopo che siamo stati fatti fuori da Chigi, non ha raggiunto questi risultati" afferma Conte. Il loro voto potrebbe essere favorevole a una eventuale riforma qualora solo il Mes venisse "stravolto completamente" e diventasse uno vero "strumento comunitario" con un completa revisione del meccanismo di sorveglianza finanziaria: "Avremo dovuto avere un Draghi e una Meloni fortemente impegnati su questo. Non mi pare che oggi ci siano le condizioni", conclude l'ex premier. 

 

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