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"Lungi da me attaccare Mario Draghi": Meloni aggiusta il tiro in Senato

La presidente del Consiglio, in Aula per le comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo, è tornata sulle parole pronunciate ieri a proposito della foto dell'ex premier con Macron e Scholz: "Io non credo che una foto sia fare politica estera". E sventola il fax con cui Di Maio autorizzava la firma del Mes

Redazione

"La politica estera non si fa considerando alcuni paesi di serie A e altri di serie B. La politica estera si fa parlando con tutti. Grazie al lavoro che stiamo facendo l’Italia ha guadagnato forza". Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Senato, in replica alla discussione che aveva come oggetto le sue comunicazioni (trasmesse all’aula ieri) sul prossimo Consiglio europeo in programma il 14 e il 15 dicembre. I senatori sono tornati sui temi presentati dalla premier e hanno avuto l’occasione anche di replicare sugli attacchi di Meloni a Mario Draghi pronunciati ieri e sullo scontro serrato con Giuseppe Conte sulla riforma del Mes.

Il senatore di Italia Viva Enrico Borghi ha incalzato la premier proprio sulla questione legata all’ex presidente del Consiglio: "La presidente Meloni si è innervosita, dicendo che non si fa la politica estera con una foto. Sarà. Ma la verità della foto di Draghi con Macron e Scholz sul treno per Kyiv, che la premier non digerisce, stava nel valore simbolico, il prestigio dell'Italia che viaggiava primus inter pares tra i grandi per portare solidarietà a un popolo aggredito. Quel prestigio che per Meloni e per il suo governo è ancora lungi dall'essere conseguito" ha detto. Il capogruppo si è poi agganciato alla politica europea dell'Italia, chiedendosi: "Da che parte sta questo governo e dove vuole portare l'Italia? Quale idea di Europa vuole portare avanti? L'idea di Wilders, l'amico del vice premier Salvini che non vuole aiutare l'Italia? O quella del suo amico Abascal, che si appresta a ospitare e dice di voler appendere Sanchez a testa in giù? O ancora del suo amico Orbàn, che non vuole l'Ucraina nell'unione e guida una fronda sovranista che fa sorridere il Cremlino?", ha dichiarato.

 

 

Formalmente all’ordine del giorno nel prossimo Consiglio europeo, come annunciato ieri alla Camera, c’è la revisione del bilancio Ue, a partire dalla riforma del Patto di Stabilità. Sul tavolo anche la posizione italiana sul Mes e le conseguenti trattative con tutti i premier dei 27. Ma i leader dei diversi paesi, a tutti gli effetti, dovranno confermare il loro sostegno finanziario a Kyiv e quello a Israele. Non tutti però sono d’accordo. Il principale ostacolo da superare resta il veto dell'Ungheria. Oltre all'invasione dell'Ucraina, all'ordine del giorno ci sarà anche la crisi in medio oriente.

 

Cosa ha detto Meloni

 

Dopo le dichiarazioni da parte dei senatori, Giorgia Meloni ha iniziato a rispondere sui vari temi, in primis il Pnrr. "Sono molto fiera del lavoro fatto. Lo abbiamo fatto sia sul piano di una possibile revisione, sia sul tema di risolvere alcune criticità nei piani adottati dai precedenti governi" e "veniva indicata come un'ipotesi impossibile o come una scelta folle che ci avrebbe fatto perdere le risorse del Pnrr", ha detto la premier. "Questo racconto distruttivo non fa stato del ruolo dell'Italia. Abbiamo dimostrato che le cose, se fatte bene, si possono ottenere", ha detto. "Le polemiche relative al Piano mostrano che la propaganda si scontra con la realtà" ha aggiunto. 

 

Sul Patto di stabilità Meloni ha poi spiegato come la trattativa è "aperta e serrata", esattamente come affermato alla Camera: "Le parti sono distanti, anche se qualche spiraglio si vede. La posizione italiana si deciderà alla fine", ha detto la premier. "Sapete la posizione del governo e che sia condivisa trasversalmente fra le forze politiche: continuiamo a rivendicare una riforma che tenga conto di una strategia che l'Europa s'è data, ovvero il Next Generation Eu, transizione verde e digitale, rafforzamento della politica di difesa. Non avrebbe senso che l'Europa nel momento in cui deve definire la governance non tiene conto di ciò che ha incentivato gli Stati nazionali a fare". Sulla possibilità di un veto da parte dell'Italia, Meloni scandisce come "non si esclude nulla"

 

Meloni ha poi aperto una lunga parentesi legata alla sua concezione di politica estera, collegandosi agli attacchi lanciati ieri a Mario DraghiLungi da me criticare Mario Draghi come è stato scritto”, ha detto. "Dal mio punto di vista c’è stata un'Italia che in passato ha ritenuto che tutto il suo ruolo dovesse essere accodarsi a Francia e Germania e mettersi in fila per una fotografia. Io non credo che questa sia politica estera", ha detto la premier. "La politica europea non si fa così. In ambito europeo, non è corretto sovrapporre le logiche di partito ai rapporti fra i governi. Non si può stare alla stregua e aspettare cosa fanno Francia e Germania. Bisogna saper parlare con tutti, senza trattare le nazioni diversamente, come nel caso della Polonia, Ora che c'e' Donald Tusk al governo continuerete a parlare della Polonia come una nazione di serie B o diventerà di serie A? La politica estera si fa con tutti". Le persone vedono che oggi c'e' un'Italia aperta, pragmatica e che ha un suo punto di vista. Per questo è più rispettata di quanto lo fosse in passato e riesce a portare a casa qualcosa di quelli che sono i suoi interessi. "L’Italia oggi ha una posizione migliore dal punto di vista della politica internazionale", ha detto la premier.

 

Rispondendo a un’accusa del Movimento 5 Stelle in merito alle politiche economiche, giudicate d’austerità, Meloni ha spiegato come: "Non so cosa intendano i senatori con 'austerity', ma posso dire che il governo ha smesso di buttare i soldi dalla finestra con bonus e superbonus vari. Non è austerità, si chiama serietà ed è la ragione per cui gli italiani hanno chiesto a noi di governare e a voi di fare un passo indietro. Qualcuno dovrà fare i conti con la coscienza in merito al Superbonus, Qualcuno dovrà fare i conti con la coscienza in merito al Superbonus, il più grande regalo fatto a truffatori e organizzazioni criminali, lasciando aziende e famiglie per bene in un mare di guai". A queste dichiarazioni Meloni ha chiesto "di non gridare perché tanto non sento che cosa dite. Non capisco perché siate sempre così nervosi, io cerco di dire il mio punto di vista. Rispondete in replica se avete argomenti”. Sempre all’intervento di un senatore del Movimento 5 Stelle, che plaudeva al fatto che nel governo Conte il più ha raggiunto la doppia cifra, Meloni ha risposto chiarendo come sia successo solo perché "l'anno prima era sprofondato più di tutti in Europa".

 

Sul Mes, poi, la premier ritorna alle parole pronunciate ieri sera alla Camera in merito alla responsabilità della ratifica della riforma: "La firma che autorizza l'assenso del governo italiano alla ratifica del Mes è arrivata da un governo che aveva rassegnato le dimissioni il giorno prima, in carica per sbrigare gli affari correnti, senza metterci la faccia, senza il consenso popolare o parlamentare e con il favore delle tenebre. Capisco il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce perché restano i fogli a dimostrare la serietà di chi parla e questo documento mostra la serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo", ha aggiunto la premier sventolando il fax con cui l'allora ministro Luigi Di Maio autorizzava il rappresentante Massari a siglare il Mes.

 

Infine, una ultima parentesi sulla politica estera. La premier ritorna ad attaccare il Movimento 5 Stelle anche per la questione legata alla vendita di armi a Israele: "Il governo Conte è quello che ha venduto più armi a Israele negli ultimi anni", ha detto. "La posizione - ha aggiunto - del governo italiano sul conflitto in Medio Oriente è di assoluto equilibrio. Il voto alle Nazioni Unite di astensione dell'Italia è estremamente ponderato", ha spiegato la premier. "Abbiamo lavorato per arrivare a una tregua, concentrandoci sulla popolazione civile di Gaza", un'iniziativa "che ci viene riconosciuta da tutti i Paesi arabi e islamici", ha aggiunto, riferendosi alla Nave Vulcano.

 

"La comunità internazionale deve lavorare con i paesi del sud globale per raggiungere una pace giusta in Ucraina chi è l'aggredito e chi l'aggressore", ha evidenziato la premier. "Sul dossier migratorio - ha detto concludendo Meloni - si cerca di smontare il lavoro che il governo sta portando avanti, come nel caso del protocollo Italia-Albania. Mi ha sorpreso l'attività del Partito democratico e credo che sul protocollo Italia-Albania mi sembra di poter dire che non sia in violazione del diritto internazionale", ha osservato la premier. "Che si possa condividere o meno sono rimasta basita quando qualcuno ha paventato l'espulsione del primo ministro albanese Edi Rama per aver osato aiutare l'Italia" ha concluso la premier.

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