Il messaggio

Meloni contatta Draghi dopo l'attacco in Aula: “Caro Mario, non volevo attaccarti”

Simone Canettieri

Niente di personale, ce l’avevo con il Pd. La giustificazione un po’ complicata da sostenere, di Palazzo Chigi dopo l'affondo di ieri alla Camera sulla politica estera dell'ex premier

Niente di personale, caro Mario, ce l’avevo con il Pd. Ieri sera uscita dalla Camera la premier Giorgia Meloni ha contattato Draghi per chiarirsi e in qualche modo scusarsi dopo l’attacco che gli ha rivolto alla Camera sulla politica estera che non si fa scattandosi foto con Scholz e Macron. Riferimento al viaggio a Kyiv dell’ex premier. Una mitragliata che ha colto molto di sorpresa l’ex banchiere centrale e che ha costretto subito i pompieri di Palazzo Chigi a gettare acqua sul fuoco con la teoria bizzarra che il riferimento della premier fosse nei confronti del Pd. Giustificazione un po’ complicata da sostenere, ma tant’è. Alla fine comunque Meloni e Draghi - secondo quanto risulta al Foglio - si sono chiariti, almeno formalmente. Almeno così trapela da fonti di governo. Il caso è chiuso? Sulla carta sì, certo. Anche perché i mesi che verranno sono densi di scenari che potrebbero di nuovo far incrociare le strade di Mario e Giorgia. Draghi potrebbe essere la carta italiana per i nuovi vertici europei - più per il Consiglio che per la Commissione - ma serve il via libera anche di Meloni. Partita aperta, caso di giornata quasi chiuso. Rimangono le differenze e le diffidenze. Che la premier ha tentato di minimizzare in Aula questa mattina durante le comunicazioni in Senato. “Lungi da me criticare Mario Draghi come è stato scritto”, ha detto. "Dal mio punto di vista c’è stata un'Italia che in passato ha ritenuto che tutto il suo ruolo dovesse essere accodarsi a Francia e Germania e mettersi in fila per una fotografia. Io non credo che questa sia politica estera. La politica europea non si fa così. In ambito europeo, non è corretto sovrapporre le logiche di partito ai rapporti fra i governi. Non si può stare alla stregua e aspettare cosa fanno Francia e Germania. Bisogna saper parlare con tutti, senza trattare le nazioni diversamente, come nel caso della Polonia, Ora che c'è Donald Tusk al governo continuerete a parlare della Polonia come una nazione di serie B o diventerà di serie A? La politica estera si fa con tutti", ha detto.

 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.