Il caso

Il piano (generoso) di Bruxelles per convincere Orbán sull'Ucraina

David Carretta

Prima del consiglio del 14 e 15 dicembre la Commissione ha bisogno di convincere il presidente ungherese a non mettere veti sul pacchetto da 50 miliardi in quattro anni di aiuti a Kyiv e sul piatto mette i 10 miliardi di fondi congelati a Budapest per il mancato rispetto dello stato di diritto

La Commissione di Ursula von der Leyen sta per scongelare 10 miliardi di euro di fondi comunitari a favore dell’Ungheria per cercare di convincere il premier Viktor Orbán a togliere i veti che paralizzano il sostegno dell’Unione europea all’Ucraina. Il prezzo da pagare è l’abbandono della linea dell’intransigenza sul rispetto dello stato di diritto in Ungheria. “Ci sono alcuni punti che stiamo ancora discutendo” con Budapest, ma si va verso “lo sblocco di una parte dei fondi”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. Un primo assegno da circa 500 milioni di fatture arretrate, presentate dal governo ungherese negli scorsi mesi, potrebbe essere firmato già nelle prossime settimane. Le decisioni della Commissione sui fondi per l’Ungheria sono attese prima del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre, quando i capi di stato e di governo dovranno esprimersi all’unanimità sul via libera ai negoziati di adesione dell’Ucraina e su un pacchetto di aiuti finanziari a Kyiv da 50 miliardi di euro per i prossimi quattro anni. A novembre Orbán ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per chiedere una “discussione strategica” sull’Ucraina prima di prendere le prossime decisioni su allargamento e finanziamenti. Contestando la strategia dell’Ue di ricercare la vittoria dell’Ucraina e la sconfitta della Russia, di fatto Orbán ha annunciato un doppio veto. Anche i finanziamenti dell’Ue per le forniture militari all’Ucraina e il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia sono bloccati dall’Ungheria.

Il braccio di ferro sullo stato di diritto aveva spinto la Commissione a congelare una parte consistenti dei fondi dell’Ue preallocati all’Ungheria: 22 miliardi dalla politica di coesione, a cui si aggiungono 10,4 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un primo gesto a favore di Orbán era arrivato la scorsa settimana, quando la Commissione ha sbloccato un prefinanziamento di 900 milioni del capitolo RePowerEu del Pnrr ungherese. Prima del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre, la Commissione farà un secondo gesto molto più consistente con lo scongelamento di 10 miliardi di euro della politica di coesione. La scusa sono una serie di riforme nel settore della giustizia introdotte dal governo di Orbán sull’indipendenza della Corte suprema (Curia), il rafforzamento del Consiglio nazionale giudiziario, la possibilità per i giudici di chiedere un rinvio pregiudiziale davanti alla Corte dell’Ue e i limiti imposti al governo di contestare le sentenze finali della Corte costituzionale. Alcuni esperti hanno denunciato le riforme di Orbán come cosmetiche. Una delle principali novità riguarda le modalità di elezione del presidente della Curia, che secondo la Commissione sarà in linea con le raccomandazioni di Bruxelles. Ma un conto sono le leggi approvate, un altro come vengono implementate: l’attuale presidente della Curia, scelto da Orbán, rimarrà in carica per altri sette anni e potrebbe essere confermato a vita. 

Per von der Leyen, questo non è il momento di essere troppo fiscale sulla situazione dello stato di diritto in Ungheria. La priorità è il sostegno dell’Ue all’Ucraina. “L’ambiente strategico intorno a noi è radicalmente cambiato”, ha detto ieri la presidente della Commissione in un discorso all’Agenzia europea di difesa: “Questo crea un nuovo tipo di responsabilità per l’Europa. Io la chiamo responsabilità strategica” e l’impegno a favore dell’Ucraina deve essere “solido come la roccia”. Resta da capire se Orbán si farà convincere dagli assegni dell’Ue. Il premier ungherese appare più intransigente che in passato sull’Ucraina. Nelle prossime due settimane la Commissione dovrebbe preparare il terreno allo sblocco di altri 6,2 miliardi di euro, che erano stati congelati con il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Prima del 15 dicembre, la Commissione pubblicherà un rapporto in cui riconoscerà i “progressi” realizzati dall’Ungheria nei settori della giustizia, degli appalti pubblici, della lotta alla corruzione e dei conflitti di interessi. Le riforme nel settore della giustizia rientrano tra le “supermilestone” che Budapest deve realizzare per sbloccare i pagamenti del Pnrr. Cedendo a Orbán, Von der Leyen rischia di attirarsi le critiche del Parlamento europeo. Ma la Commissione ha già pronta una linea difensiva. Per il momento rimarranno bloccati 11,2 miliardi di euro destinati all’Ungheria, perché non sono ancora rispettate le condizioni sulla libertà accademica, sui diritti Lgbt e sulle regole sull’asilo. 

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