Il colloquio

“Moratti federatrice dei moderati”. L'idea di Miccichè per non morire meloniani

Gianluca De Rosa

"E' l'unica che può ripianare il debito con la famiglia Berlusconi e cercare di dare un futuro al partito", dice l'ex coordinatore del partito siciliano.

“Letizia Moratti mi sembra la persona migliore, anzi forse l’unica in grado di garantire a Forza Italia un futuro: viene da una famiglia di imprenditori che sanno come funzionano le cose, conosce l’Europa e il mondo intero”. Gianfranco Micicchè, un passato in tutti e quattro i governi  guidati da Silvio Berlusconi e una vittoria clamorosa nel 2001 in Sicilia, quando era coordinatore del partito, che gli valse il nome di “Mr 61 a 0”, pari ai collegi vinti in regione, non ha dubbi: se FI vuole sopravvivere alla morte del suo fondatore.  la soluzione è una sola, affidarsi all’ex sindaco di Milano. “In questo momento – dice Miccichè – capire come sta Forza Italia è impossibile anche per me che di solito le cose riesco a vederle con un po’ di anticipo. A Roma ogni giorno ci sono novità: cerchi magici, quadrati magici, sempre un gran casino che ormai non seguo più, la verità è che a prescindere dal risultato delle europee il partito ha un problema strutturale che è quello del debito nei confronti della famiglia Berlusconi, è una cosa che va risolta”. 


Prosegue Miccichè: “Non possiamo più stare in un partito dove ogni giorno potrebbe arrivare una lettera che ci comunica che il partito non c’è più. In funzione di chi interverrà per ripianare questi debiti è chiaro che cambierà tutto”. Anche per questo Moratti è la persona giusta? “Esatto, se decide di ripianare i debiti lei è chiaro che poi il partito diventa suo, come una squadra di calcio: quando un altro Moratti, Massimo, ha venduto l’Inter per un po’ è stato presidente onorario, ma oggi la squadra non è più sua, questo succederebbe anche con FI”. Ma se il partito è in salute e va bene alle europee con Tajani? Anche l’esito elettorale, la prima grande sfida dopo la morte del Cav, avrà il suo peso, no? “Mah – sospira Miccichè – secondo me il risultato delle europee non è così importante: essere al 6 o all’8 può servire a fare una buona o non cattiva figura, ma non cambia gli equilibri nel centrodestra, il capo rimarrà Meloni, quel che conta davvero è capire cosa fare, risolvere i problemi economici e amministrativi e avere un progetto politico”. E qui torna in gioco Moratti. “Ci sono tre anni – dice Miccichè  – per ordinare l’amministrazione del partito e mettere in campo una nuova strategia con proposte, offerte e trattative con gli altri partiti: il famoso grande centro che cercano in tanti dobbiamo federarlo noi, allargando non solo a Renzi e Calenda, ma anche ai moderati della Lega e a quelli del Pd che in questo momento, con Schlein, sono visibilmente in crisi, se non si segue questa strada non penso possa esserci un gran futuro per Forza Italia”. E perché dovrebbe farlo Moratti? “Se uno guarda ai voti allora la classe dirigente dovrebbe essere tutta siciliana, calabrese e campana, le regioni dove andiamo sempre  meglio, ma per reggere un partito come FI non basta questo: servono le capacità relazionali e quella di capire le cose in anticipo, Moratti è la più adatta e inoltre può essere una persona di unità ed equilibrio”.

 

Tajani sembra avere un’idea diversa, flirta con Meloni, forse è lì, insieme alla premier, il destino del partito. “Quella è una soluzione per la Meloni non certamente per noi”, replica Miccichè. Anche Silvio Berlusconi però parlava di partito repubblicano. “Certo, ma con una presenza forte dei moderati non con uno scioglimento in un altro partito: dentro FdI ci farebbero morire in due minuti e mezzo, non sono generosi com’era  Berlusconi, sono il contrario: ti ammazzano il giorno dopo che ti hanno fatto entrare”. E però Meloni, anche con la “madre di tutte le riforme”, quella del premierato, si sogna leader di un centrodestra unitario, come fu il Cav. “Non scherziamo, Berlusconi fece dare la mano a Bush e Putin, aveva un carisma che Meloni non ha, lei è ancora iscritta al partito di destra in Europa e nei popolari non potrà mai entrare, mentre a Bruxelles  per contare devi fare per forza parte di una delle due grandi famiglie, popolari o socialisti”.