(foto Ansa)

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“Forza Moratti”. Le ombre dell'ex sindaco di Milano su Tajani

Luca Roberto

Tra donazioni al partito e ambizioni di leadership, avanza in FI la figura di Letizia Moratti. Che alle europee non vuole candidarsi. E spera, chissà, in un ministero

Ostenta un certo qual trionfalismo, Antonio Tajani. E se lo fa con rinnovato vigore, parlando di un partito che “gode di ottima salute, che cresce in tutti i sondaggi”, è anche perché il capo di Forza Italia da qualche settimana ha un po’ di apprensioni in più da esorcizzare. Non che dalla morte di Silvio Berlusconi i problemi gli fossero mancati. In ultimo  la mancata ratifica del Mes. E poi la lunga trattativa portata avanti con il ministro Giorgetti per la proroga del Superbonus. Eppure i grattacapi gli derivano da un’opa che per adesso è tutt’altro che ostile, anzi. E’ gentile, sotto gli occhi di tutti, favorita dallo stesso presidente. Letizia Moratti lo scorso ottobre ha annunciato il rientro in Forza Italia dopo l’Erasmus nel Terzo polo. Un progetto che non è mai decollato perché “non ci siamo trovati”, come ebbe a dire. Da subito ha fatto capire di avere delle mire specifiche di leadership.

 

Di certo non è il suo orizzonte finale, il suo buen retiro la presidenza della consulta nazionale dei forzisti, incarico che le ha assegnato lo stesso Tajani. Una parte degli esponenti azzurri, soprattutto l’ala rappresentata da Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, spinge perché possa spendersi in un ruolo più direttamente operativo. Come sempre ha fatto in carriera. Chissà, magari in un ministero, dopo il voto di giugno.

Proprio le europee sono un argomento all’ordine del giorno. In molti, dentro FI, avevano letto il rientro di Moratti come un antipasto della candidatura a Strasburgo. “Ma in questa partita io non mi ci butto affatto”, avrebbe subito giurato la ex sindaca di Milano a chi cercava di convincerla della fattibilità della prospettiva. Preferirebbe, Moratti, che le stelle si allineassero e qualcuno, a partire ovviamente da Tajani, venisse a chiederle di ricoprire un incarico ai massimi livelli. Proprio il suo ingresso nel partito, peraltro, sembra aver bloccato il processo di nomina del numero due di Forza Italia. Quel posto se lo giocavano (e in parte ancora se lo giocano) i presidenti di Sicilia e Calabria, Renato Schifani e Roberto Occhiuto. In ragione di una storica vicinanza (sopratutto il primo) a Tajani. Ma nella geografia forzista il finanziamento da 35 mila euro elargito da Moratti nelle casse di San Lorenzo in Lucina (30 mila sono quelli versati dal presidente di Enel Paolo Scaroni) serve anche a far capire che il partito non deve ripiegarsi sul meridione. Quanto piuttosto, nelle intenzioni della già vicepresidente della Lombardia, guardare al nord, al mondo produttivo. E in questo senso accettare la competizione con la Lega di Matteo Salvini, anche e soprattutto alle europee. Sarà una specie di turning point per Forza Italia, che se non dovesse superare la soglia psicologica dell’8 per cento (quanto prese alle politiche) potrebbe far apparire il proprio progetto politico come in via di decadimento. Una sconfitta rovinosa, insomma, per Tajani sarebbe deleteria.

Per questo ieri il ministro degli Esteri, presentando l’intergruppo con Noi Moderati di Maurizio Lupi in Regione Lazio, ci ha tenuto a ribadire che “ci saranno nuovi ingressi in Forza Italia a livello parlamentare nazionale ed europeo”. E che FI non è mai stata così attrattiva nei sondaggi. Non sente solo il fiato sul collo di Renzi, pronto a sottrargli nomi di peso in una speciale campagna acquisti permanente. Adesso anche quello di Letizia Moratti gli appare sempre più ritmato, auscutabile. Ha quasi il suono di un pezzo di Forza Italia che è pronto a prendere il cacciavite (come nella scena del film di Checco Zalone) e cambiare un pezzo del simbolo in “Forza Moratti”.

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