Javier Milei (LaPresse)

Loco & Grillo

Alla fine non ce la farà neppure lui, il libertario e tantrico Milei. Nonostante l'elezione diretta

Giuliano Ferrara

Una delle remore verso l’attuale proposta di elezione diretta del capo del governo viene dal definitivo fallimento di Grillo in Italia e dal provvisorio successo di Milei in Argentina

Questa è la parabola del Loco e del Grillo. Per un presidenzialista di vecchio conio, una delle remore verso l’attuale proposta di elezione diretta del capo del governo viene dal definitivo fallimento di Grillo in Italia e dal provvisorio successo di Milei in Argentina, stessa faccia stessa razza. Il comico di casa nostra si illude di aver peggiorato questo paese con il suo exploit, ma non ce l’ha fatta, il sistema cosiddetto lo ha risucchiato nel suo gorgo e dopo la rapida caduta del governo del “contratto”, con una riabilitazione di partiti e di tecnici e di unità nazionali, è poi arrivata una stabilizzazione che avrebbe dovuto farci rizzare i capelli in testa, invece no, proprio no. Il sistema ha ancora influenza razionale sugli impulsi belluini della demagogia, vedi l’Ucraina, vedi Israele, vedi il rapporto tra i melonisti e l’Europa o i mercati.

 

Milei di Buenos Aires, il General Ancap, l’economista libertario e tantrico, insomma El Loco del tv-chat ultragrillesco, ma più consistente nella sua follia del prototipo, va letto come supereroe dell’informatissimo e sottile plot romanzesco raccontato da Maurizio Stefanini qui: probabilmente non ce la farà nemmeno lui, che non ha per ora una maggioranza presidenziale (non se ne trovano più quasi da nessuna parte), e le sue assonanze con Bolsonaro e Trump potrebbero anche risultare ingannevoli, se non per il carattere effimero dell’avventura, tuttavia potrebbe precipitare il suo paese dall’inferno di superficie della casta peronista nell’ultimo girone luciferino dell’anarchia senza libertà e senza capitalismo. E questo in forza dell’elezione diretta, che di per sé esprime una energia mitica molto pericolosa e rischia di far saltare i contrappesi di sistema, con tutto il losco compromissorio che rappresentano e con tutta la razionalizzazione delle paure, rabbie rancori che consentono. 
         

Voglio dire che Milei, come d’altra parte Grillo, non è del tutto antipatico, anche se non gli dispiacerebbe autorizzare per libertarismo oltranzista la vendita dei bambini oltre che la chiusura della Banca centrale, e il suo amore per i cani è sì la giusta retribuzione per l’idiosincrasia parruccona del gesuita argentino Bergoglio ma non ha la dolcezza e naturalezza necessarie a quell’arte (uno che detesta i cani e i bambini non può essere una persona così cattiva, si dice proverbialmente). 

  
Il fatto che sia eletto direttamente e che la sua legittimazione popolare faccia da contrappeso ingombrante a un sistema certamente marcio, visto che lui è un ammiratore di Al Capone ma il parlamentarismo peronista ha indotto il suo avversario a abolire le tasse per il 98 per cento dei dipendenti pubblici allo scopo di vincere le elezioni, altro che Al Capone, determina però una situazione in cui i capelli in testa si possono ben rizzare.
       

Staremo a vedere. Con Milei ha vinto, anche lei direttamente eletta, una Villaruel che oppone un revisionismo radicale, nostalgico della giunta Videla, a quarant’anni di ricerche e battaglie (non sempre limpide) intorno ai desaparecidos e a altre vittime della repressione di stato, che toccò i terroristi dell’Argentina pregolpe, le guerriglie devastanti dei Montoneros et similia, e anche le opposizioni democratiche. “Tutto falso il racconto di quarant’anni di democrazia”, dopo l’impresa di Thatcher alle Falkland e la caduta dei generali, garantisce la vice jefe dello Stato eletta direttamente, un bel problema forse anche per il General Ancap che da piccolo le prese forte, calci in culo, da un padre nazionalista per aver dubitato dell’invasione delle “Malvinas”. Un negazionismo a elezione diretta è un bel problema. Non sono meglio i Conte uno e bis e i Draghi per risolvere un problema di febbre sociale e mitomaniacale che può diventare, in certe occasioni, la pandemia del popolo unito e mai vencido? Anche se, garantisce Stefanini, alla fine il modello del libertario matto sono i Cavour e i Giolitti del miracolo argentino dell’Ottocento, altro che storie e negazionismi vari.      

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.