Equilibri di maggioranza
Salvini? Lasciatelo fare. La strategia di FdI nel duello del leghista con Landini
"Salvini ha ragione, ma è un fatto tecnico, ridimensioniamo questa discussione". Giorgia Meloni sospesa tra il desiderio di annullare l'alleato e la consapevolezza di averne bisogno
Quello promette di: “Fermare i sindacalisti di sinistra che vorrebbero lasciare a piedi 20 milioni di italiani”. Lei lo guarda, sospira, e trattiene il fiato e le parole. Lasciatelo fare. Per Giorgia Meloni il rapporto con gli alleati, soprattutto il leghista Matteo Salvini, è così. Un pendolo. Un’oscillazione continua tra il brutale desiderio di annessione e la più razionale consapevolezza di aver bisogno anche di loro, di non essere autosufficiente. Quando a prevalere è il primo istinto può succedere ad esempio che Meloni commissari alla Lega salviniana il tema di punta: l’immigrazione. E non sostituendosi al megafono populista, ma con una strategia e una visione propria, almeno a parole, complessa. Ma l’è capitato persino di colpire gli alleati di cui più si fida, quelli di Forza Italia. E’ accaduto questa estate con la tassa sugli extraprofitti che ha costretto Antonio Tajani, ignaro del blitz in Consiglio dei ministri, alla prima stilettata contro la premier: “Così non va bene”. In questi giorni a Palazzo Chigi prevale però la freddezza. Tanto più che gli ultimi sondaggi fissano il Carroccio in una forbice tra l’8 e il 9,5 per cento. Immobile dalle elezioni politiche di un anno fa. Dalla Lega insomma non viene alcun pericolo all’egemonia meloniana dentro la maggioranza. E dunque la premier opta per il laisser faire. Lo fa anche sull’ultima trovata del leghista alla smaniosa ricerca del cavallo giusto per correre su, in alto nelle preferenze degli italiani. In questo caso il cavallo selvaggio si chiama Maurizio Landini e fa il segretario generale della Cgil. Vuole fare lo sciopero generale. Salvini lo ha sfidato a duello. “Ci vediamo a mezzanotte”, ha detto, fissando per quell’ora il termine ultimo per far cambiare idea a Landini e al segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Poi, il vicepremier tirerà fuori l’arma: la precettazione, ovvero la riduzione dall’alto dell’orario (solo dalle 12 alle 17) della mobilitazione dei lavoratori dei trasporti. “Sarebbe gravissimo”, ripetono Landini e Bombardieri.
E mentre questi promettono di darsele di santa ragione, da Palazzo Chigi non arriva alcun commento ufficiale. Il dossier Salvini-Landini è affidato al fido capogruppo a Montecitorio Tommaso Foti. La premier, come spiega un noto esponente del governo di FdI, è consapevole “che questo giochino fa comodo a tutti e due”. Ma sa anche che tanto la vera partita è tra lei e Schlein. Ai maschietti rissosi meglio lasciare una valvola di sfogo, contenendoli per quanto possibile. Spiega sempre il meloniano di governo: “Di certo non possiamo dare torto a Salvini, bisogna lasciarlo fare e far sgonfiare da sola questa polemica, d’altronde non sarebbe mica la prima precettazione, potremmo anche smettere di parlarne”.
E così si svolge una manovra che ha due facce: assentire e ridimensionare. “Ma certo che Salvini ha ragione, è stato Landini a buttarla in politica”, dice Walter Rizzetto, presidente di FdI della commissione Lavoro della Camera. Mentre il capogruppo Foti abbassa i toni, riduce la vicenda “a fatto tecnico”. “Ma guardate che Salvini si sta comportando come un ministro che fa rispettare delle regole, altro che politica, si limita a ripetere quello che ha detto la commissione di garanzia per gli scioperi”, dice ai cronisti che lo rincorrono in Transatlantico. Fa notare poi che Cgil e Uil hanno già detto che la mobilitazione non riguarderà il trasporto aereo. Insomma, è quasi tutto risolto. E però intanto – proprio mentre con comunicato di fuoco Salvini convoca i sindacati al ministero per un’ultima trattativa – a Montecitorio Foti incontra una delegazione della Cgil per parlare della manovra, la ragione dello sciopero generale. Previsto anche Maurizio Landini. Il segretario non si presenta, al suo posto i tre delegati di sanità, politiche industriali e politiche giovanili. Foti ascolta le istanze per un’ora e mezza – “ho preso anche appunti” –, spiega gli spazi ridotti che il governo ha dovuto affrontare con legge di bilancio e quando quelli confermano “sciopereremo”, lui dice: “E’ un vostro sacrosanto diritto”. E se Salvini li precetta? “E’ una questione tecnica, ci sono ancora alcuni giorni per risolvere la situazione”. Intanto il presidente Rizzetto convoca per questa mattina alle otto e mezza in commissione Lavoro un’audizione del Garante per gli scioperi sulla vicenda. “Non so se Salvini precetterà i lavoratori dei trasporti, ma bisogna capire che è una questione limitata, non ha senso farci politica sopra”.
L'editoriale del direttore