Quota Salvini

Salvini ottiene una finta Quota 103 ed esulta. Sulla casa anticipa Schlein

Gianluca De Rosa

La bozza inviata dal Mef a Palazzo Chigi contiene una versione molto annacquata del provvedimento. Una pretesa del segretario leghista per salvare la faccia

Obiettivo numero uno: non perdere la faccia. Obiettivo numero due: trovare un nuovo modo di stare al mondo. Cercare nuovi spazi, aria fresca, future vincenti battaglie. Meno a rischio figuraccia divoler abolire la riforma Fornero. Quella di ieri per il vicepremier Matteo Salvini è stata  una giornata complicata. Da un lato la crociata per ripristinare, anche solo per finta Quota 103. In qualsiasi modo. Dall’altro la consapevolezza del segretario della Lega di dover trovare nuove e meno dispendiose battaglie da offrire al suo elettorato. Una giornata  stressante. “Visti titoli dei giornali  ho iniziato a prendere la pillola per la pressione”, ha scherzato lui. Ma mica tanto, forse. I giornali facevano notare l’improbabile passaggio dalle felpe “No Fornero” alla scelta del governo. Ritorno integrale alla riforma della ministra di Mario Monti. Uno smacco troppo grande su cui il leghista ha battagliato tutta la notte con gli alleati di governo.  Qualsiasi cosa ma datemi Quota 103. Alla fine nella bozza della legge di Bilancio circolata ieri effettivamente la misura è tornata. E poco importa che si tratti di una versione annacquata, diciamo.  Salvini  può esultare: “Abbiamo chiuso la legge di Bilancio”,  Una nota della Lega esprime soddisfazione “per una manovra importante e positiva per milioni di lavoratori e pensionati italiani”. Peccato che poco dopo l’altro vicepremier,  Antonio Tajani, puntualizzi via X (ex Twitter) che la “manovra  non è  affatto chiusa”. Ci vorrà fino a lunedì, dicono da Forza Italia. E però intanto, per volere del ministro leghista Giancarlo Giorgetti, la bozza viene inviata dal Mef a Palazzo Chigi. Ma Forza Italia vuole anche lei la sua modifica. Battaglia sulla cedolare secca salita per gli affitti brevi dal 21 al 26 per cento.

 

A Rai News 24 Tajani punzecchia ancora il collega vicepremier: “Bisogna trovare un accordo che permetta ai pensionati di avere in tasca qualcosa in più rispetto all’anno scorso”. Ma per avere Quota 103 Salvini ha appena tagliato la rivalutazione all’inflazione delle pensioni tra quattro e cinque volte il minimo: doveva crescere al 90 per cento, rimarrà all’85. D’altronde la coperta per la spesa pensionistica quella era e quella è rimasta. E così andando a vedere nel merito si scopre una norma molto ammaccata. Non solo il mancato aumento delle rivalutazioni.  Anche le finestre di accesso a Quota 103, il tempo di attesa prima  del primo assegno, è allungato di tre mesi (6 per i privati e 9 per i dipendenti pubblici). Ma il cambiamento maggiore riguarda le penalizzazioni. Chi accederà a Quota 103 subirà il ricalcolo  al contributivo di quanto versato prima del 1996.  


Inoltre, chi aderirà non potrà ricevere un trattamento pensionistico di oltre quattro volte il minimo, che significa massimo 2.250 euro lordi. Parola d’ordine salviniana: racimolare qualsiasi cosa pur di evitare il confronto con Elsa Fornero, con la maturità politica incarnata dai fragili conti  delle casse previdenziali. Roba noiosa e, quando sei al governo, da maneggiare con cura. Così Salvini scampata la malaparata, torna ad annusare l’aria. Di pensioni, dopo la legge di Bilancio, meglio non parlarne. Servono nuove frecce da aggiungere a un armamentario spuntato, a cui è rimasto il ponte sullo Stretto. La prima il leghista l’ha già intercettata. Prendendo spunto dalla tragica situazione in Medioriente, ha deciso di organizzare per il prossimo 4 novembre una manifestazione a difesa “dei valori dell’occidentali” e “con Oriana” (Fallaci). Ieri invece, è finito a gareggiare con la segretaria del Pd Elly Schlein, anche lei alla ricerca di spunti per dare l’impressione di aver spostato davvero a sinistra il Pd. Dopo il salario minimo, il diritto all’abitare. E così proprio nello stesso giorno in cui Schlein riuniva a Mestre i sindaci dem (Beppe Sala, Mattia Lepore, Giacomo Possamai e Dario Nardella)  per lanciare il piano per il diritto all’abitare, Salvini annunciava: “Sto lavorando a un nuovo piano casa, in Italia ci sono 70 mila alloggi  sfitti”. Il responsabile della segreteria Pd sull’argomento, Pierfrancesco Majorino, ci rimane male: “Il ministro Salvini si è svegliato dal torpore”. Si teme la concorrenza da destra, d’altronde il capitano leghista ha iniziato a fare politica nei comunisti padani.