al consiglio europeo

Il Kosovo unisce Meloni, Macron e Scholz. Grana conti correnti: la premier interviene

Simone Canettieri

Vertice a tre per impedire una guerra nei balcani: "Non possiamo permettercela". Poi il governo interviene sulla bozza della manovra: via la norma collegata all'Agenzia delle entrate. Domani si parla di Mes: manca solo l'Italia

Bruxelles, dal nostro inviato. Come cambiano le vecchie abitudini. Per un anno Giorgia Meloni appena arrivava, nemmeno il tempo di togliersi la giacca, che si chiudeva in una stanza con il polacco Matteusz Morawiecki e  il ceco Petr Fiala. Questa volta no. La premier prima che inizi il Consiglio europeo passa più di un’ora con Olaf Scholz ed Emmanuel Macron all’hotel Sofitel. Si discute, dicono, su come scongiurare la terza guerra, questa volta in Europa, praticamente davanti all’Italia. Dopo il consolidato fronte ucraino, quello esplosivo in medio oriente, adesso “non possiamo permetterci un conflitto tra Kosovo e Serbia”. Sabato scorso i consiglieri diplomatici di Italia, Francia e Germania sono stati a Pristina e Belgrado.

I tre leader europei in due distinti incontri parlano e ascoltano prima il presidente della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vucic, e poi  il primo ministro della Repubblica del Kosovo, Albin Kurti. Si cerca di progredire nel dialogo. Meloni, Scholz e Macron chiedono a entrambe le parti di confermare il proprio impegno ad attuare le proposte dell’Unione Europea e ad astenersi da azioni che possono pregiudicare il dialogo. Meloni parla dei Balcani, ma alla fine va altrove. O forse tutto si tiene: “Gli scenari critici sono sempre di più. Quando la Russia invase l’Ucraina dissi che se fossero saltate le regole della pacifica convivenza e del diritto internazionale noi ci saremmo trovati in un mondo il cui il più forte poteva pensare di poter invadere il vicino, un mondo meno sicuro, di caos, che avrebbe impattato a casa nostra. Mi pare che quello che accade racconti che questa ipotesi stia diventando abbastanza reale”.

In Kosovo il contingente Onu ora è passato sotto la guida della Turchia, ma l’Italia conta più uomini di tutti in campo. Anche questo dettaglio non è secondario davanti a una possibile escalation. I tre più importanti leader europei qui a Bruxelles soggiornano nello stesso hotel, l’Amigo, e quindi i vertici più o meno informali possono saltare fuori all’improvviso. A tarda notte per un bicchiere di vino o di mattina per colazione. Meloni con loro ha in ballo anche tutta la faccenda legata all’immigrazione, che non dovrebbe entrare in questo Consiglio, anche se prossimamente ci sarà da parlare anche di inserire più fondi nel nuovo bilancio. Argomento che per esempio l’Ungheria non vuol sentire nemmeno pronunciare. La premier si dice soddisfatta della lettera di Ursula von der Leyen sui movimenti primari e la difesa delle frontiere, ma la strada negli atti concreti è ancora lunga. Anche per questo motivo Meloni ha un bilaterale con il premier olandese Mark Rutte: l’Olanda non è d’accordo a inserire risorse aggiuntive per i migranti. Su tutto e prima di qualsiasi cosa c’è il Medio Oriente. Anche l’Italia era per “le pause umanitarie”, con il sostantivo al plurale. Ma più in generale la premier ritiene importante che l’Ue assuma un ruolo di primo piano nel garantire l’accesso umanitario”, nella Striscia di Gaza. Si punta a valorizzare l’Autorità palestinese per isolare Hamas.  

Si muove sui fronti di guerra, l’inquilina di Palazzo Chigi. Scenari che la preoccupano e che per due giorni la portano lontano dalle questioni italiane, che comunque la (in)seguono pure qui. Non ha preso bene, racconta chi ha parlato con lei, la posizione di Matteo Salvini e della Lega di iniziare a bombardare la manovra sulle pensioni, per esempio. Un attacco a una Finanziaria con pochissima agibilità che fa sponda con le richieste di Forza Italia sulla cedolare secca. Possibile che i veri Balcani Meloni ce li abbia in casa visto come si stanno muovendo gli alleati nelle ultime 24 ore? Al momento la presidente del Consiglio fa trapelare irritazione, ma non vuole che questa due giorni internazionale sia coperta dalla beghe casalinghe. Su Vittorio Sgarbi prenderà una decisione una volta tornata a Roma, sui rapporti con il mondo di Forza Italia, a partire da Mediaset, meglio glissare. Gli attacchi sulla manovra – “presentata proprio da Salvini in conferenza stampa” – le danno molto urto. Così come la notizia di una misura che consentirebbe all’Agenzia delle entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate: “E’ totalmente priva di fondamento”. Secondo il governo il provvedimento si limita “a prevedere la possibilità di strumenti già esistenti per il recupero d’importi relativi a cartelle esattoriali per le quali il contribuente non ha presentato ricorso e non ha ottenuto una sospensione giudiziale”.  e domani si parla di Mes: manca solo l’Italia.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.