Inquietudine a destra

Incognita monzese. La sfida Galliani-Cappato per il seggio che fu di Berlusconi

Marianna Rizzini

Questo fine settimana si vota in Monza e Brianza per le suppletive per il posto al Senato che era del leader di Forza Italia. A fronteggiarsi saranno l'ex ad del Milan e l'esponente radicale

Meno quattro giorni all’apertura delle urne – elezioni suppletive del 22-23 ottobre per attribuire il seggio senatoriale che fu di Silvio Berlusconi in Monza e Brianza – e al quintultimo giorno (ieri) ci si preparava al rito di sapore antico (anni Settanta-Ottanta) della tribuna elettorale televisiva con tutti i candidati. Tutti ma ognuno per sé, senza interazione diretta gli uni con gli altri. E però, al quintultimo giorno, i tutti non erano tutti, negli studi di Rai3, tgr Lombardia: ecco seduto Marco Cappato, radicale, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, già europarlamentare e animatore di varie battaglie sul fine-vita, inizialmente candidatosi in solitaria e ora sostenuto da Pd, Azione, M5s, +Europa, Verdi e Sinistra Italiana, Libdem, Socialisti e Volt; ecco il sindaco di Messina Cateno De Luca (Sud con Nord). E poi Daniele Giovanardi, fratello dell’ex ministro Carlo (Democrazia Sovrana e Popolare), e Domenico Di Modugno (Partito Comunista Italiano) e Giovanna Capelli (Unione Popolare) e Andrea Brenna (Democrazia e Solidarietà) e Lillo Massimiliano Musso (Forza del Popolo, area Novax).

Solo che mancava lui, il candidato del centrodestra unito Adriano Galliani, imprenditore, già socio del Cav., senatore e amministratore delegato del Milan, e infine ad del Monza calcio: l’uomo a cui il seggio del Cav., nelle intenzioni dei vertici di FI, poteva (doveva?) andare per forza di cose, eredità morale o inerzia, a seconda dei punti di vista. C’era dunque la sedia vuota, negli studi di Rai 3, e appena la conduttrice Donatella Negri apriva il dibattito con convitato di pietra, Cappato diceva che Galliani si era comportato “da assenteista, come aveva già fatto da senatore nella scorsa legislatura, quando ha totalizzato meno della metà delle presenze”. E mentre Cateno De Luca vedeva bene, diceva, una “nuova puntata di ‘Chi l’ha visto?’ a tema Galliani, Cappato insisteva: “Galliani dice di temere l’astensione, ma il suo è un atteggiamento che alimenta l’astensionismo attraverso il disprezzo per la competizione democratica e il rifiuto del confronto sui temi”. E qualsiasi cosa dicessero i sette convenuti negli studi Rai su sanità, lavoro e scuola, e qualsiasi appello finale agli elettori facessero, in assenza di Galliani e seguendo la scaletta rigida delle tribune, format precedenti all’avvento dei talk show, la variabile principale del voto pareva sempre più legata a un numero: quante persone che non volevano votare voteranno? E per chi voteranno, se è vero che alle suppletive non è detto che tornino alle urne coloro che ti hanno scelto anche soltanto un anno fa?

Non a caso, nell’ultima settimana, Galliani è comparso sul territorio più volte, in piazza e al mercato. Non a caso, in questi giorni, i vertici del centrodestra hanno tenuto occhi e piedi (nel senso della trasferta elettorale) su Monza. Non a caso, in Forza Italia, c’era chi, nel fine settimana, visti i sondaggi che fotografavano un distacco minimo tra Galliani e Cappato, cominciava a ragionare anche sull’ipotesi della strada in salita, strano ma vero per un centrodestra che in quella zona di solito spopola, tanto più vista la Weltanschauung brianzola del fu Silvio Berlusconi. Fatto sta i segnali di scricchiolamento della prevalenza incontrastata ora, ex post, preoccupano a destra: vedi Comune di Monza perso in favore del centrosinistra nel giugno 2022. E serpeggia l’inquietudine: basterà la forza del nome “Galliani”? Basterà l’onda lunga del calcio, con tanto di promesse goliardiche del Cav. ai vincitori?

Così si ragiona sommessamente in alcune aree di FI, dove si teme il tipico effetto-suppletive, situazione in cui un collegio considerato blindato può farsi improvvisamente contendibile (della serie: se votano in pochi, è favorito chi più cerca di strappare gli elettori alla disaffezione, alla pigrizia, all’oblio, al non sapere – c’è infatti ancora chi, sul territorio, non sa che si vota sabato e domenica). Motivo per cui la mobilitazione nel centrodestra in queste ultime ore si è fatta frenetica, nel nome del Silvio “da ringraziare tutta la vita”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.