In Gran Bretagna

Trattare i trafficanti come terroristi è cosa buona e giusta (e pure di sinistra)

Claudio Cerasa

Gran lezione sull’immigrazione da parte del leader laburista, Keir Starmer. Contrastare l’immigrazione irregolare non è di destra, è puro buon senso e un dovere dello stato

Ma davvero contrastare l’immigrazione irregolare è un atto fascista, una scelta di destra, una svolta estremista? Keir Starmer, lo sapete, è il leader del Labour in Inghilterra. Il suo partito, ormai da mesi, viaggia con il vento in poppa. I sondaggi gli consegnano circa venti punti di vantaggio rispetto agli avversari. E due giorni fa ha offerto qualche spunto utile per ragionare attorno a un tema attuale: come offrire agli elettori proposte sull’immigrazione senza lisciare il pelo alla bestia populista. La dottrina di Starmer è stata sintetizzata in un’intervista al Times, dove il leader laburista ha utilizzato espressioni che suoneranno familiari in Italia. Starmer ha promesso che avrebbe “distrutto le bande” (smash the gangs) espandendo l’uso degli strumenti utilizzati per prendere di mira criminali gravi, terroristi e trafficanti di droga e affermando di voler adottare nei confronti dei trafficanti di esseri umani lo stesso approccio utilizzato nei confronti dei terroristi e dei criminali gravi. “Vi sono poteri speciali che sono stati usati per il terrorismo, per il traffico di droga, ma non sono mai stati usati per crimini gravi e organizzati legati all’immigrazione. La mia opinione è che dovrebbero essere usati anche per quello”.

   

Se leggendo queste frasi avrete avuto l’impressione di sentire l’eco delle tesi di destra siete pronti ad affrontare il tema da cui siamo partiti: contrastare l’immigrazione irregolare non è di destra, è puro buon senso, è un dovere dello stato e chiunque lasci intendere di non volersi occupare del fenomeno non solo va contro gli interessi di un paese ma contribuisce ad alimentare la percezione che la politica sia disinteressata al problema. La linea di Starmer è interessante da seguire non solo perché contribuisce a dare una sveglia alla sinistra. Ma anche perché offre spunti di riflessione utili anche alla destra. Noi, dice Starmer, siamo fuori dall’Europa e continueremo a starci ma nonostante questo sappiamo che per risolvere problemi complessi, come l’immigrazione, non possiamo offrire soluzioni semplicistiche e per governare il fenomeno abbiamo bisogno, anche noi, dell’aiuto dell’Europa. Su un tema in particolare: i rimpatri degli irregolari. La sinistra, lo abbiamo visto, finge di non vedere il problema. La destra, da parte sua, finge invece di avere soluzioni facili. E al momento, anche in Italia, ha mostrato scarsa capacità di individuare soluzioni concrete per governare il fenomeno.

   

Dimenticandosi che per lavorare a soluzioni non è sufficiente mostrare i muscoli: tocca anche attivare il cervello. E per attivare il cervello, sul tema, i passaggi da mettere a fuoco sono almeno tre. Primo: riuscire ad aprire i rubinetti dell’Unione europea e finanziare la Tunisia per chiudere i rubinetti delle partenze (lo abbiamo fatto con la Turchia, possiamo farlo con la Tunisia). Secondo: lavorare a un sistema di quote europee (l’Europa si impegna ad accogliere un numero importante di migranti dai paesi africani, mettendo sul tavolo miliardi non vincolati alle riforme dei singoli paesi, e in cambio i paesi coinvolti nell’operazione si impegnano a lottare contro i trafficanti). Terzo: applicarsi per cambiare finalmente i connotati del trattato di Dublino (lo stato competente per l’esame di una domanda di asilo presentata da un migrante è quello di primo approdo) che fino a quando resterà così come è renderà legittime anche richieste apparentemente folli come quelle di Francia e Germania (i quali, quando in modo poco solidale chiedono all’Italia di riprendersi i migranti irregolari che dall’Italia arrivano in Francia e Germania, non fanno altro che applicare un trattato che l’Italia si ostina a non voler cambiare). La destra finge di avere soluzioni che non ha. La sinistra finge di non vedere un problema che esiste. La lezione di Starmer può aiutare a ragionare sul tema seguendo meno l’agenda della fuffa e concentrandosi sulla realtà. La pacchia è finita. E anche la chiacchiera, a destra e a sinistra, non sta messa benissimo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.