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Passeggiate romane

Il piano del Pd per portare Gentiloni a Palazzo Chigi al posto di Schlein

Nei dem si fa spazio l'idea che Meloni potrebbe non arrivare a fine legislatura. Ma sia che la premier cada in anticipo, sia che riesca a mandare in porto il suo mandato, i big del partito non si vogliono far trovare impreparati e pensano al commissario europeo, a cui fra centristi e M5s in pochi direbbero no

Il Pd si va convincendo che Giorgia Meloni potrebbe non arrivare a fine legislatura. Per questa ragione, coloro che nel partito hanno sempre (o quasi) deciso chi fossero i segretari dem stanno accelerando il lavoro per il “dopo”. Si sa che Elly Schlein alle prossime elezioni politiche vorrebbe candidarsi come premier. Lei non ne ha mai fatto mistero e lo ha detto anche pubblicamente. Il paziente lavoro di ricucitura delle opposizioni, sul salario minimo prima, sulla sanità pubblica poi, va letto anche in questa chiave. La segretaria del Pd vuole dimostrare di essere in grado di federare tutte le forze che si oppongono alle destre. Ma i maggiorenti dem hanno altri programmi per il futuro. Sia che Meloni cada in anticipo rispetto alla conclusione naturale della legislatura, sia che invece la premier riesca a mandare in porto sino alla fine il suo mandato, i big del Pd non si vogliono far trovare impreparati all’appuntamento con le urne.

 

Anche perché, ormai disabituati all’opposizione, vorrebbero tornare al governo del paese. Ma se non è Schlein la candidata dei dirigenti dem per Palazzo Chigi, chi è allora l’esponente a cui si sta pensando? Il nome che ricorre in tutte le conversazioni riservate è uno solo: quello di Paolo Gentiloni. L’attuale commissario europeo – che, va detto, non si è fatto ancora coinvolgere direttamente in questo progetto – dovrebbe essere presentato, stando agli sponsor della sua candidatura alla guida del governo, come una sorta di novello Prodi, in grado di mettere insieme sia l’ala di sinistra delle opposizioni sia quella più moderata rappresentata da Carlo Calenda. C’è anche da dire che negli ultimi tempi Matteo Renzi si è riavvicinato a Gentiloni e quindi anche Italia viva potrebbe rientrare in gioco con la coalizione delle opposizioni. Certo, c’è sempre l’incognita rappresentata dal Movimento 5 stelle e dal suo leader Giuseppe Conte. Ma quella, si ragiona nel Pd, ci sarebbe comunque, con qualsiasi candidato. Però mentre per Conte non sarebbe difficile dire di no a una candidatura a Palazzo Chigi di Schlein, gli verrebbe invece più complicato bocciare il nome di Gentiloni. Per riuscire nell’impresa, però, il Pd deve andare bene alle prossime elezioni europee, perché solo così potrà aspirare a dare le carte nel campo delle opposizioni. E andare bene non significa accontentarsi della soglia di sopravvivenza fissata al 20 per cento, ma superare il risultato di Nicola Zingaretti, che nel 2019 prese il 22,7 per cento.

 

Anche nel centrodestra è arrivata la voce di un possibile coinvolgimento di Gentiloni nella politica italiana. Ed è anche questa una delle ragioni che hanno spinto i leader della maggioranza ad attaccare il commissario europeo per gli Affari economici e monetari. Nel frattempo nel Pd, benché per diverse ragioni, tutti stanno lavorando per arrivare alle elezioni europee preparati e competitivi. Per questo motivo, al Nazareno tutta l’attenzione è focalizzata sulle candidature. Si vogliono privilegiare gli esponenti in grado di portare voti. Ma corre voce che uno di questi, cioè Stefano Bonaccini, a un seggio a Strasburgo preferisca il terzo mandato come presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna…

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