Il retroscena

Meloni telefona a Salvini: "Uniti sui migranti, altrimenti sembriamo Tafazzi"

Simone Canettieri

Chiarimento fra la premier e il vice leghista. Contatti anche con l'Eliseo: così la leader di FdI prova a tenere uniti il fronte interno e quello europeo

dal nostro inviato 

Pontida.   Cerca alleati esterni, come Emmanuel Macron. Punta a non avere "sabotatori interni" come Matteo Salvini. Ecco perché Giorgia Meloni passa la giornata al telefono. E' il sabato della diplomazia per la premier, alla vigilia della missione a Lampedusa con Ursula von der Leyen per fare toccare e vedere all'Europa l'emergenza migranti. Nella disperata ricerca di sponde europee, Palazzo Chigi attiva ponti con Parigi. Così Meloni si sente al telefono con il presidente francese. "Hanno discusso dell'azione congiunta che potrebbe essere svolta nel Mediterraneo centrale - spiegano dall'Eliseo -, della prevenzione delle partenze con i Paesi di origine e di transito e, infine, degli sviluppi da dare a livello europeo al quadro del Patto sulla Migrazione per rispondere ai flussi migratori irregolari su lungo periodo".

Macron ha ribadito che "la Francia è solidale con l'Italia di fronte alla sfida migratoria che investe l'isola di Lampedusa", e nel colloquio è stato deciso di "affrontare la sfida con umanità e di rafforzare la cooperazione a livello europeo".

Meloni però è anche preoccupata dall'alleato leghista che negli ultimi giorni, come ai vecchi tempi, ha dato il meglio di sé sui migranti: tra complotti, accuse di atti di guerra alla Ue e l'annuncio di voler utilizzare la Marina militare. Il tutto condito dal grande ospite di domani qui a Pontida: Marine Le Pen. Mentre la leader di Fratelli d'Italia sarà sull'isola dei migranti con i vertici della Commissione europea. Sicché dopo pranzo la premier telefona a Salvini, gli ricorda che il "suo" ministro Matteo Piantedosi domani l'accompagnerà in Sicilia e che insomma, usare il doppio registro non funziona perché il risultato porterebbe al solito "tafazzismo". Per questo motivo quando il leader della Lega prende la parola davanti ai giovani del suo partito abbassa i toni e si spinge a dire che "Giorgia finora ha fatto miracoli". E' una tregua di carta, fatta di "non ci eravamo capiti". Ma serve a Palazzo Chigi per abbassare la pressione nel fronte interno, quello della maggioranza. La premier spiega a Salvini che non può andare a Lampedusa e sembrare azzoppata e delegittimata. Si costruiscono ponti nel centrodestra per non apparire divisi domani. Anche per questo motivo il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli, vecchia guardia del Carroccio, chiama Piantedosi dopo la nota di ieri piena di sfiducia.  Anche il titolare del Viminale, tra l'incudine e il martello, si mette al lavoro. Il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin sarà in Italia "nei prossimi giorni" per un incontro con il suo omologo sulla questione dei migranti. Prove di unità interna in attesa di domani, quando a Pontida e a Lampedusa sarà un altro giorno.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.