(foto Ansa)

Il racconto

Migranti, tregua di Salvini con Meloni: “Ma ora fatti concreti da von der Leyen"

Simone Canettieri

Alla festa dei giovani leghisti di Pontida, il vicepremier dissimula: sto con Giorgia. Domani sarà derby urlo contro diplomazia. E a  ottobre a Roma ci sarà l’internazionale nera con Le Pen e Afd

Dal nostro inviato

Pontida. Matteo Salvini vuole vincere due derby, Il primo lo attende subito a San Siro, il secondo è quello con Giorgia Meloni, molto più lungo e snervante e da giocare sul filo dei nervi. Mossa dopo mossa.  Ecco perché il vicepremier fa un rapido intervento qui alla festa dei giovani, promettendo di ritornare in serata per festeggiare la vittoria del suo Milan. E, allo stesso tempo, dal piccolo palco sotto al tendone vicino al sacro prato di Pontida, manda parole di incoraggiamento a “Giorgia che sta facendo miracoli” e che domani, con un tempismo luciferino, sarà a Lampedusa con Ursula von der Leyen, presidente della commissione Ue. I due hanno avuto un "franco" chiarimento telefonico in giornata. 

“Non siamo noi e Meloni a essere in contrapposizione, ma il fatto è che non c’è l’opposizione e quindi vi divertite così”, fa lo gnorri Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, ferro e piuma dell'ex Capitano. Lo schema è chiaro: abbassare i toni, fare finta di giocare divisi per colpire uniti. E poi certo: "I giornalisti non riusciranno a farci litigare".

E allora ecco Salvini in versione dissimulazione pubblica: “Giorgia a Lampedusa, io con Le Pen qui. Entrambi lavoriamo per lo stesso obiettivo”. Gira sempre così, ormai. Un continuo troncare e sopire. Anche se Salvini a proposito della presenza della leader del Rassemblement national dice che “sarebbe delittuoso per il centrodestra non correre insieme alle prossime europee”.  

E qui c’è una notizia: a ottobre il capo della Lega riunirà tutti i partiti del gruppo Id, a partire dai francesi e dai tedeschi di Afd, per quella che non è difficile chiamare un’internazionale nera con venature filoputiniane.

Del governo c’è anche Giuseppe Valditara, titolare dell’Istruzione, che si esibisce in un comizio non ascoltatissimo dalla platea. Sono tutti ragazzi, con magliette di colori diversi a seconda della regione di appartenenza, I veneti (in nero) urlano: "Autonomia o elezioni, ma anche Veneto libero". I ragazzi lombardi in blu - Bossi non ci sarà nemmeno quest’anno - tirano fuori la secessione.

Poi un gruppetto di piemontesi, emiliani, toscani.  E quando il vicesegretario Andrea Crippa cita il libro del generale Vannacci, scatta l’applauso. E un auspicio generale: candidiamolo alle prossime europee.

Gli spritz costano cinque euro. Alle 18 iniziano le danze e i drink. Salvini prima di andare a San Siro ha confessato: “Va bene lo sbarco di Ursula, ma aspettiamo fatti concreti”. Lo ha detto a un gruppo di amici, lontano dai taccuini. 

Lunedì ci sarà il Consiglio dei ministri, ma prima il derby Pontida-Lampedusa, l’urlo contro la diplomazia.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.