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Dagli extraprofitti al caso De Angelis, Forza Italia si smarca dagli alleati

Ruggiero Montenegro

Gli azzurri temono di restare schiacciati dall'asse Salvini-Meloni. Tajani e Barelli, perplessi sulle tasse alle banche, assicurano che in Parlamento la norma potrà essere rivista. Dopo il tetto del governo, i titoli bancari in recupero a Piazza Affari. Mulè allontana l'intesa Fdi-Ppe: "Se ne parla dopo le elezioni"

Da una parte le intemerate sul caso De Angelis, dall'altro le puntualizzazioni, i distinguo, sulla tassa agli extraprofitti delle banche. Forza Italia si smarca e prova a rivendicare la propria identità, nel tentativo di non restare schiacciata dagli alleati di governo e dalla ritrovata intesa Meloni-Salvini, suggellata con l'incontro in Toscana la sera prima del Cdm - il "patto della fiorentina", è stato chiamato - e della norma a sorpresa che copisce gli istituti bancari. Sommovimenti, quelli azzurri, che riguardano certamente gli equilibri di questo governo, ma che hanno anche un riflesso interno, i posizionamenti verso il congresso che si terrà a febbraio e che rappresenta un viatico essenziale in vista delle elezioni europee del 2024

   

Le tasse sugli extraprofitti della banche

Non è un mistero che il leader di FI, Antonio Tajani, che di questo esecutivo è vicepremier e ministro degli Esteri, non abbia proprio gradito il provvedimento sugli extraprofitti, sia nel metodo sia nel merito. E se il capogruppo Barelli si lasciava sfuggire che "il governo avrebbe dovuto valutare meglio il provvedimento", lasciando intendere che il crollo in borsa fosse dovuto anche alla modalità con cui la norma (non) è stata preparata e accompagnata, lo stesso Tajani avvertiva che il provvedimento potrà essere aggiustato in Parlamento. Ieri sera, a Borse chiuse, il Mef ha previsto un tetto allo 0,1 per cento dell’attivo, una toppa che dovrebbe limitare l’impatto complessivo della misura a meno di due miliardi. E questa mattina, infatti, a Piazza Affari i titoli del comparto segnano in avvio rialzi di alcuni punti percentuali, pur restando sotto i livelli di lunedì sera.

   

Come Tajani e Barelli la pensa anche il senatore Maurizio Gasparri, secondo cui "la misura riguardante le banche comporterà una approfondita discussione". anche sull'indirizzo di spesa delle risorse che eventualmente saranno incassate. I forzisti segnalano inoltre il malcontento che arriva dagli istituti di credito, e la necessità - inevitabile -  di avere con loro un'interlocuzione (Tajani ha sentito, rassicurandolo, Patuelli, il presidente dell'Abi) mentre il sottosegretario Fazzolari ribadiva come "questo governo non ha rapporti privilegiati con il sistema bancario".

 

La strage di Bologna e il caso De Angelis  

Divergenze che si notano. E che si fanno ancor più evidenti sull'altra notizia che ha segnato la cronana politica di questi giorni, il caso del portavoce istituzionale del Lazio Marcello De Angelis, che resterà al suo posto come ha garantito ieri il presidente Francesco Rocca. Nei giorni precedenti, da Forza Italia avevano invitato a ragionare sull'opportunità di certe parole - da Gasparri a Cattaneo, fino a Ronzulli - evocando più o meno chiaramente un passo indietro da parte di De Angelis, che alla fine  invece se l'è cavata con le scuse. E oggi, Giorgio Mulè, va all'attacco: "Dalle altissime cariche istituzionali ai semplici militanti di FdI, ci sono state uscite che gli stessi protagonisti hanno definito sbagliate e che io chiamo improvvide", dice il deputato a Repubblica, parlando di "rigurgiti che, nel caso di De Angelis, sono esasperati da vicende personali o familiari, ma che da parte di altri sono frutto di un’elaborazione che fa a pugni con l’anima del Paese". Parole che avrebbe potuto pronunciare Elly Schlein e che segnalano "la distanza evidente fra Forza Italia e gli altri partiti". Una differenza che va marcata, nell'analisi dell'ex direttore di Panorama.

 

Non è l'unico tema affrontato da Mulè, considerato tra i papabili sfidanti del neo segretario Tajani al congresso del prossimo anno. Su questo punto si defila, prende tempo in attesa di capire quali saranno le regole. Ma intanto parla da candidato e teorizza la strategia verso le elezioni del 2024. Ed è una strategia che allontana la fusione europea tra popolari e conservatori. "Se il vento di centrodestra che è calato in Spagna dovesse scemare anche in Polonia, la prospettiva cambia decisamente", è il ragionamento del forzista, che in qualche modo ridimensiona l'apertura di Manfred Weber - il presidente del Ppe - al partito di Giorgia Meloni. Secondo Mulè ogni discorso va posticipato al risultato del voto, "con un dato di ingovernabilità già acquisito". Solo allora, forse, si vedrà. La speranza è che le urne della prossima primavera possano restituire centralità al partito fondato da Silvio Berlusconi. Ma nel frattempo meglio ristabilire il perimetro di ogni forza politica. "Noi abbiamo nel dna il popolarismo e non il populismo, abbiamo una diversità di approccio".

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