ansa

il caso

Il governatore Rocca conferma la fiducia a De Angelis: non deve dimettersi

Ruggiero Montenegro

La decisione maturata dopo l'incontro di ieri sera. Dopo le parole sulla strage di Bologna, Il capo della comunicazione istituzionale della regione Lazio si era scusato con un lungo post su Facebook

Il caso è chiuso. Almeno per quanto riguarda Rocca (strascichi polemici permettendo). Ieri sera, il governatore del Lazio Francesco Rocca ha incontrato Marcello De Angelis, il capo della comunicazione istituzionale della regione, e gli ha confermato la fiducia. Non dovrà dunque dimettersi, dopo le ormai stranote parole sulla strage di Bologna che hanno "offeso e turbato molti", non solo a sinistra. I molti citati da Rocca - che giustifica il post sui social network del suo capo della comunicazione come esternazioni scritte in un momento d'impeto - sono in particolare dentro a Forza Italia. Nel partito azzurro, da Giorgio Mulè a Maurizio Gasparri, in tanti in effetti si sono interrogati sull'opportunità di allontanare l'ex deputato e direttore del Secolo d'Italia, con una lunga militanza nei movimenti di estrema destra, dal suo ruolo alla Pisana.

Ho incontrato Marcello De Angelis, in tarda serata, e dopo lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto, ho deciso di non revocargli la fiducia. Pertanto, manterrà la direzione della Comunicazione in Regione", scrive in una nota Francesco Rocca. "So bene che, quanto affermato da Marcello De Angelis nei giorni scorsi in relazione alla strage di Bologna, ha offeso e turbato molti, ma il suo è stato un errore dettato da un forte coinvolgimento personale e affettivo a tragiche vicende che, tutt’oggi, animano la coscienza e il dibattito politico nazionale", ha aggiunto il presidente, riferendosi alla vicenda che ha coinvolto il fratello del portavoce istituzionale. Nanni De Angelis, che a fine anni Settanta era uno dei leader del movimento eversivo neofascista Terza Posizione, venne ritrovato impiccato il 5 ottobre 1980 nella propria cella, dove si trovava da due giorni. I familiari di De Angelis non accettarono mai l'ipotesi del suicidio, mentre Nanni fu anche sospettato della strage di Bologna dopo la sua morte.
  

Il presidente del Lazio ha spiegato come nel confronto, "un punto rilevante su cui ci siamo soffermati a lungo è quello, per me fondamentale, del rispetto delle sentenze", sottolineando inoltre "l'autenticità" delle scuse del suo collaboratore, che nel pomeriggio di ieri, con un lungo messaggio sui social ribadiva "il rispetto per la Magistratura" ma soprattutto per la presidenza della Repubblica.  A scatenare il caso era stato, un paio di giorni prima, un altro messaggio pubblicato su Facebook in cui De Angelis sosteneva di sapere "con assoluta certezza e in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e cariche istituzionali", che con la strage di Bologna "non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini". 

 

Dopo 48 ore di polemiche e richieste di dimissioni, è arrivata infine la decisione di Francesco Rocca. Un esito in qualche modo atteso, nonostante  - come dichiarato dallo stesso governatore - "Meloni non fosse contenta" della situazione. E tuttavia, la linea di Fratelli d'Italia espressa ieri mattina su "Ore otto", vademecum giornaliero inviato ai parlamentari meloniani ogni mattina, era chiara e lasciava presagire il finale: "Chiedere il licenziamento di Marcello De Angelis è da mentalità comunista" e "sovietica, anche perché rispettare le sentenze non vuol dire interrompere la ricerca della verità", si leggeva nel messaggio, che riprendeva i concetti espressi anche da Edmondo Cirielli, meloniano di un certo peso. "A nulla vale dire che De Angelis lavora per un ente pubblico. È un lavoratore e non un rappresentante del popolo. Un lavoratore mai può rischiare il licenziamento per le sue idee per quanto possano non essere gradite". E così è andata.

Di più su questi argomenti: