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la strategia

Tra Rdc e “agenda economica”, il Pd e Conte verso settembre

Marianna Rizzini

Nel day after dell'sms Inps ai percettori del Reddito il Partito democratico e la sua segretaria si interrogano: che cosa fare sul campo e come agire in Parlamento? La rivalità con i grillini

Gira attorno a un sms – l’sms con cui 169mila famiglie hanno ricevuto dall’Inps la notifica della prossima sospensione del reddito di cittadinanza – l’estate in cui a sinistra si fanno i conti con le priorità da modulare, e con il miraggio o lo spettro, a seconda dell’occhio di chi guarda, di un “autunno caldo” nelle piazze Cgil. E due giorni fa la segretaria del Pd Elly Schlein, nel mezzo di quella che ha chiamato “estate militante”, con più temi da portare avanti e, così pareva, con priorità alla battaglia su diritti ed emergenza climatica, diceva, di fronte a quell’sms, “noi non ci stiamo”: “Centosessantanovemila famiglie sono state avvisate con un sms che non riceveranno più un sostegno contro la povertà”, diceva Schlein, “persone che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Brutale. La risposta della destra a queste persone è sostanzialmente: ‘Fatti vostri’”.

Ma il giorno dopo (ieri), su Repubblica, il leader M5s Giuseppe Conte appariva ancora più perentorio: “Guerra ideologica sulla pelle dei poveri”, “disastro sociale annunciato”, “vendetta sul M5s”, diceva l’ex premier, per scongiurare l’inseguimento sulla propria battaglia di bandiera. Ma Conte pareva anche voler trascinare parte dell’agenda pd sul suo tavolo, al grido di “il salario minimo è una nostra storica battaglia, al pari del reddito di cittadinanza, e il nostro merito è di avere imposto il tema nel dibattito pubblico e di essere riusciti nel miracolo di far convergere sul nostro testo sia i dem sia Carlo Calenda”. E ora il Pd, che sul Rdc aveva in passato fatto vari distinguo, per puntare poi  sul salario minimo, si trova a dover aggiustare la rotta dell’estate militante alla circostanza, attraverso la saldatura con il dibattito sul Pnrr e sul lavoro in generale, tanto più che, dice Alessandro Alfieri, senatore dem e responsabile Riforme e Pnrr nella segreteria Pd, “la transizione da una forma a un’altra di sostegno al reddito non deve essere impetuosa”.

 

Intanto, sempre ieri, gli amministratori locali criticavano la linea governativa da sinistra e da destra e a Napoli, davanti all’Inps, un gruppo di percettori di reddito si riuniva in sit-in it per protestare contro l’interruzione, mentre il governatore campano dem Vincenzo De Luca, non certo uno schleiniano, interveniva con toni drammatici, definendo da “trauma sociale” la situazione: “Alla povera gente vera bisogna garantire un reddito minimo, non possiamo lasciare nella disperazione centinaia di migliaia di persone”, diceva De Luca, mentre a Roma ci si preparava alla giornata (oggi) in cui il ministro Raffaele Fitto si presenta in Parlamento a illustrare le modifiche al Pnrr. Gianni Cuperlo metteva intanto e non a caso in fila in un post i punti dell’agenda economica dem: “Che differenza c’è tra una multinazionale che licenzia i suoi dipendenti con una mail il venerdì pomeriggio intimando loro di non rientrare al lavoro il lunedì mattina e un governo che comunica a 170 mila famiglie la sospensione dell’integrazione al loro reddito?”, scriveva Cuperlo: “…Migliaia e migliaia di persone sono venute a conoscenza della loro nuova condizione attraverso quel messaggio che risponde a una forma cinica della peggiore burocrazia corredata da una cattiveria sociale, figlia quest’ultima della concezione della povertà come colpa da espiare. Se a tutto ciò sommiamo il contenuto della delega fiscale in discussione alla Camera con un altro colpo di spugna sui reati fiscali dopo le 11 sanatorie tributarie contenute nell’ultima legge di bilancio, il quadro si completa…Il sindacato ha annunciato una mobilitazione che culminerà nella grande manifestazione di sabato 7 ottobre a Roma. Le opposizioni finalmente paiono aver compreso che bisogna camminare nella stessa direzione e, possibilmente, sullo stesso sentiero…”.

 

E Conte? Che abbia in mente una parallela estate militante dai toni più accesi di quelli del Pd?, si domandavano al Nazareno, sentendo le parole del capogruppo m5s alla Camera Francesco Silvestri:  “Il governo Meloni si deve prendere la responsabilità politica di togliere il pane dalla bocca a centinaia di migliaia di persone vulnerabili”. Intanto nel Pd si ragionava su una serie di iniziative sul campo, con l’idea di rinforzare l’agenda suddetta in tema di carovita, inflazione, buco sulla Sanità e Pnrr (a partire da una raccolta firme fino a varie azioni in sostegno dei sindaci in rivolta). E se Conte auspicava la convocazione del Cdm, Schlein chiedeva al governo di riferire in Parlamento. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.