Il racconto

La "sventagliata" di Mattarella su commissione Covid, Pnrr e clima scuote il governo

Simone Canettieri

Alla cerimonia con la Stampa parlamentare il capo dello stato critica la bicamerale sulla pandemia e striglia Meloni e le opposizioni sui fondi europei. Stoccata contro i negazionisti dei cambiamenti ambientali 

“Ragazzi,  il capo dell’opposizione non abita qui: ricordatevelo”. La premessa, sempre la solita,  serpeggia tra i corridoi del Colle. E però   c’è una certa eccitazione nell’aria, appena finisce la cerimonia del Ventaglio di Sergio Mattarella con la Stampa parlamentare. I  quirinalisti dei giornali si appartano dietro colonne e corazzieri: “C’è il pezzo, c’è da scrivere: roba grossa”. Input inversi provengono da direttori e vice presenti: “Matta sarà l’apertura del giornale di domani!”. Il capo dello stato inizia la sventagliata con una nota inequivocabile sull’anniversario delle bombe del ‘93: “Il piano eversivo della mafia fu sconfitto”. Altro che terzo livello e stragi per lanciare Forza Italia. 


Sotto queste parole – lette controluce – di chi è anche presidente del Csm sembrano svanire le teorie controverse ancora inseguite da chi indaga su quella stagione che passò dagli attentati a Roma, Milano, a Maurizio Costanzo fino a Firenze e a quello fallito allo stadio Olimpico. Se questo è il buongiorno, la nota è delle nove di mattina, bisogna aspettare tre ore per entrare nel vivo del Ventaglio. Battuta di Mattarella per rompere il ghiaccio mentre osserva l’opera d’arte della giovane Giorgia Baroncelli (“in questi giorni se ne apprezza di più l’utilità. Certo, è uno strumento forse divenuto obsoleto rispetto ai nuovi mezzi di oggi per difendersi dal caldo”).

Poi iniziano le sventagliate. Quella più importante riguarda la commissione sul Covid, voluta dalla maggioranza e dal Terzo polo. Ecco il virgolettato: “Iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate. Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflitto con l’azione della magistratura. Così come non sono le Camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge – che il Parlamento stesso ha approvato – siano o meno conformi a Costituzione, perché questo compito è riservato, dall’art.134, in maniera esclusiva, alla Corte costituzionale. Non può esistere una giustizia costituzionale politica”. Spiegazione: nella legge costitutiva della commissione sulla pandemia, che attraversa i governi Conte II e Draghi, si dà mandato anche di verificare la costituzionalità di atti, si pensi ai dpcm, già validati a suo tempo dal Quirinale e dalla Corte. Dal Covid al Pnrr tutto si tiene.

E qui il capo dello stato manda due messaggi. Uno  alla premier Meloni: “Non si tratta di una questione del Governo, di questo o dei due governi precedenti, ma dell’Italia”. Un modo per smontare la retorica del siamo in ritardo per colpa di chi ci ha preceduti. Nel rinnovato invito degasperiano “sul mettersi tutti alla stanga” c’è anche una stoccata all’opposizione  affinché “rechi apporti costruttivi”. Perché perdere il treno del Pnrr, anche in maniera parziale e questo è un riferimento agli obiettivi non raggiunti con la terza rata, sarebbe visto fuori dai confini come una sconfitta dell’Italia  al di là delle parti in commedia.

 

La didascalia di questa cerimonia è: “Ciascuno faccia il proprio mestiere”. Affermazione che si veste bene intorno all’eterno dibattito su pm e politica, visti i recenti scontri sulle inchieste  (i casi Delmastro, Santanchè e per certi versi quelli del figlio di Ignazio La Russa) con tanto di reazione cospiratoria di Palazzo Chigi contro le toghe e risposte dell’Anm. E quindi: “Ciascun potere dello stato rispetti l’ambito di attribuzioni affidate agli altri poteri”. Ma anche: “Le leggi le elabora e le delibera il Parlamento, perché soltanto al Parlamento – nella sua sovranità legislativa – è riservato questo compito dalla Costituzione.

Allo stesso modo, ovviamente, va garantito il rispetto del ruolo della magistratura nel giudicare ”. Cose che scontate non sono. Come il dibattito, e qui c’è un altro richiamo al governo Meloni, sui cambiamenti climatici: “Tante discussioni appaiono sorprendenti”, dice il capo dello stato. Aggiungendo che sulla comprensione del fenomeno “siamo in ritardo”. Figurarsi sulle contromosse. I discorsi di Mattarella, per la politica, sono come le frasi che avvolgono i Baci Perugina: ognuno vorrebbe trovarci dentro la frase migliore. E quindi sui migranti c’è il plauso  alla conferenza a Roma di domenica scorsa. Ma anche il richiamo sul fatto che quello migratorio è un fenomeno più evidente da noi per gli arrivi dal mare, “presso altri paesi dell’Unione è meno visibile ma è anche, talvolta, più ampio e consistente”. La settimana prossima anche Mattarella staccherà un po’ per passare qualche giorno in relax con i nipoti in montagna e forse anche al mare. Intanto ha lasciato una bella sventagliata di moniti, per usare il quirinalese, alla politica e alla magistratura.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.