Foto Ansa

alla camera

Tajani: "Il Mes? Non lo ratificheremo. È una trattativa politica"

Valerio Valentini

Il vicepremier chiude sul Fondo salva stati: "Con le istituzioni europee più pieghi la testa, più te la schiacciano". E sulle critiche alla Bce: "Interesse nazionale è anche contestare le scelte quando le si ritiene dannose"

Piegarsi? Giammai. "Io nelle istituzioni europee ci sono stato per anni, e so come funziona. Lì più pieghi la testa, più te la schiacciano". Insomma Antonio Tajani non ha dubbi: "Il Mes non lo ratificheremo. Non finché non ci sarà anche un'unione bancaria seria e una armonizzazione fiscale". Ed è inutile obiettare che nel caso del Mes si tratta di una ratifica che solo l'Italia, unica tra 20 paesi, si ostina a rimandare. Le altre sono invece riforme ancora in divenire. "Ma questa è una trattativa politica. E noi dobbiamo tenere il punto per ottenere qualcosa".

 

L'interesse nazionale: è così che dunque si tutela, per Tajani. Che, parlando coi cronisti in Transatlantico, dimostra dunque piena sintonia con la linea enunciata da Giorgia Meloni in Aula durante le sue comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo. "Interesse nazionale è anche contestare le scelte della Bce quando le si ritiene dannose per il proprio paese", dice Tajani in riferimento all'annuncio dell'aumento dei tassi da parte di Christine Lagarde.

A proposito di Bce, c'è l'incognita sul dopo Panetta. "Fabio Panetta è il candidato più autorevole per la successione a Visco in Banca d'Italia. Quanto alla sua sostituzione nel board della Banca centrale, ci stiamo lavorando. Ne abbiamo parlato anche con lo stesso Panetta e ci lavoreremo, siamo ottimisti". 

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.