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in lombardia

La sinistra riformista spiegata a Schlein. Parla la sindaca di Brescia Laura Castelletti

Luca Roberto

"Siamo un esempio vincente su come si costruisce una coalizione allargata al Terzo polo. Il termovalorizzatore? La nostra idea di sviluppo è chiara". Intervista alla successora di Emilio Del Bono

Più che di effetto Schlein, direi che a Brescia si è visto un effetto Castelletti. Abbiamo dimostrato di saper vincere dando risposte concrete. Possiamo essere un modello per il centrosinistra riformista”. Ha appena vinto le elezioni nella città più popolosa chiamata al voto domenica e lunedì scorsi. Laura Castelletti è diventata la prima sindaca della storia di Brescia. Ma non è una novizia: per dieci anni è stata la vice di Emilio Del Bono, l’amministratore pragmatico del Pd, anche se lei ci tiene a precisarsi civica, laica, senza tessere di partito. “I cittadini hanno riconosciuto il nostro buono governo”, dice oggi al Foglio, dopo che del successo nel capoluogo bresciano s’è vantata anche la segretaria dem, in conferenza stampa dal Nazareno. “E’ stata la vittoria della continuità, ma anche il riconoscimento che i bresciani sanno essere concreti e solidali. Non si sono fidati delle passerelle di ministri, della premier Meloni e del presidente della Lombardia Fontana”. Schlein l’ha chiamata subito dopo la diffusione dei primi risultati ufficiali. “Ma mi hanno cercata per congratularsi anche Carlo Calenda ed Elena Bonetti”, racconta lei. A conferma che quel che è andato in scena nella Leonessa può rappresentare un punto di riferimento per la costruzione del centrosinistra da qui ai prossimi anni. Dimostrando che non per forza tutto debba ruotare attorno al rapporto con il M5s, visto che a Brescia i grillini hanno scelto di giocare in solitaria e non sono riusciti a eleggere neppure un consigliere comunale. 

 

Insomma, ci spiega come mai da voi quest’alleanza ha funzionato? “Si è guardato, tutti insieme, a individuare un candidato che potesse vincere al di là delle appartenenze politiche”, racconta Castelletti, che ha una storia di provenienza socialista. “Il Pd è stato lungimirante, perché ha rinunciato a perseguire solo il proprio interesse particolare. E lo stesso ha fatto il Terzo polo, che nello stesso giorno in cui s’è spaccato a livello nazionale mi ha sostenuto unitariamente. E’ un segnale importante, non scontato, perché anche qui in Lombardia abbiamo visto come il centrosinistra sia  stato capace di dividersi”. E il tutto, senza per l’appunto il M5s. “Siamo partiti dalle cose da fare, e poi intorno ai progetti, alle idee, abbiamo cercato di allargare”, dice con piglio laborioso la sindaca. Già: progetti, idee. Brescia è la città che ha fatto del termovalorizzatore un vanto, altro che terreno di scontro ideologico. Consiglierebbe a Schlein di essere meno ambigua su questi temi? “Non sono iscritta al Pd e non mi permetto di dirle cosa fare, ma certo la nostra idea di sviluppo è chiara. Abbiamo puntato sul teleriscaldamento, sulla metropolitana leggera, realizzeremo una linea tram di superficie. Stiamo puntando molto sulla Cittadella dell’innovazione sostenibile. Anche il termovalorizzatore è stato un successo grazie al coinvolgimento dei comitati ambientalisti, di quartiere. Chi vi si oppone dovrebbe dirci quali sono le alternative concrete, perché c’è ben poco di green nel rendere le città una groviera di rifiuti e discariche”.

 

Schlein ha detto che le vittorie in alcuni capoluoghi come Brescia e Teramo dimostrano come il Pd sia “in ottima salute”. E’ così? “Riconoscono che il Partito democratico, raccogliendo oltre il 26 per cento, a Brescia ha brillato. E anche nelle ultime elezioni, è sempre riuscito a ottenere buoni risultati in città. Ma oggi la forza l’ha fatta l’unione, il riconoscersi dietro un progetto che facesse fare un passo indietro a tutte le forze politiche per far fare un passo in avanti alla somma dei singoli partiti”. Lo sa che da adesso in poi le diranno: bisogna guardare all’esperienza di Brescia per immaginare un percorso che porti a ridisegnare in maniera convincente il campo progressista? “E io, noi, siamo pronti. Alle elezioni regionali in Lombardia il centrosinistra ha perso anche perché non è stato capace di tenere assieme una solida proposta riformista. Noi ce l’abbiamo fatta e possiamo essere un modello cui guardare. Le parole d’ordine sono sempre quelle: visione e concretezza. Dando risposte ai cittadini, che poi se hai governato bene se lo ricordano, e ti premiano”.