Vedere cammello

Rischio pasticci sul “Fuortes act”. Lui non si muove, ma c'è una nuova squadra pronta

Gianluca De Rosa

Prima di andarsene l'ad Rai aspetta il decreto che lo nomininerà al teatro San Carlo al posto di Lissner, ma la strada verso il provvedimento è accidentata di rischi

La norma c’è, ma prima che Carlo Fuortes faccia gli scatoloni e scenda giù dal settimo piano di viale Mazzini, salutando il cavallo Rai per dirigersi verso Napoli, Teatro lirico San Carlo, ci sono ancora tanti tasselli che devono mettersi in fila per il verso giusto. La nuova Rai che Meloni vorrebbe affidare all’attuale direttore di Radio Rai Roberto Sergio deve ancora attendere. Anche se già si intravedono le prime decisioni. Uno dei primi atti, si dice, potrebbe esserela rimozione di Stefano Coletta dalla direzione di Rai 1. L’uomo dei palinsesti sarebbe, secondo la solita (il)logica Rai, spostato  al marketing. Fuortes comunque prima di “pagare moneta” inviando al Mef le sue dimissioni, vuole lotitianamente “vedere cammello” che, in pratica, significa avere fra le mani il decreto del ministero della Cultura che lo nominerà nuovo sovrintendente del San Carlo, dopo la decadenza certificata di Stéphane Lissner, l’attuale sovrintendente  che lo scorso 23 gennaio ha compiuto 70 anni e che, dunque, per la nuova norma varata dal consiglio dei ministri giovedì, dal 10 giugno decadrà. Ci sono buone ragioni per le quali l’ad Rai attende con  prudenza. La strada per Napoli è piuttosto accidentata, un tappeto di pericolosissime buche burocratiche, avvallamenti procedurali e crepe politiche.   


Il primo ostacolo riguarda la quasi certa decisione di Lissner di presentare un ricorso al tribunale del lavoro. Prima dell’eventuale decisione  come faranno i membri del consiglio d’indirizzo a prendere atto della decadenza e a nominare un nuovo sovrintendente con il rischio di trovarsene poi due e a dover liquidare Lissner facendo un grave danno alle casse del teatro? “Volevano fare una furbata, ma stanno rischiando di mettersi in un vicolo cieco”, dice Stefano Graziano, capogruppo del Pd in commissione di Vigilanza Rai. Ma anche qualora il tribunale bocciasse il reintegro di Lissner i problemi non si esaurirebbero. Il cortocircuito innescato potrebbe mettere in difficoltà tanto Meloni quanto, forse ancor di più,  il Pd. Fuortes d’altronde è da sempre vicino ai democratici, che avrebbero però l’occasione di bloccare la sua nomina. Capiamo meglio. Una volta silurato Lissner, non sarà il governo a scegliere direttamente, attraverso il ministero della Cultura, il nuovo sovrintendente, ma il ministro Sangiuliano potrà firmare la nomina su proposta del consiglio d’indirizzo, come prevede lo statuto del San Carlo. Chi ci siede ? Il presidente è il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, oltre a lui ci sono il rappresentante della Regione Campania, l’economista Riccardo Realfonzo, scelto da Vincenzo De Luca, due rappresentanti del Mic, nominati però ai tempi di Franceschini, l’ex direttore del Mattino Alessandro Barbano e l’imprenditrice Maria Luisa Faraone Mennella, infine, il rappresentate della Città metropolitana, Mariano Bruno, scelto ai tempi di De Magistris. Cinque membri che a maggioranza dovrebbe a quel punto proprorre il nome di Fuortes al ministero. Lo faranno? Alcuni di loro, contattati dal Foglio, prendono tempo. Anche Manfredi e De Luca, gli “azionisti”, non scoprono le carte anche se dallo staff del sindaco ribadiscono sia “il lavoro straordinario di Lissner” sia la “stima  per  Fuortes”, ma soprattutto l’auspicio del sindaco di non ritrovarsi “nel mezzo di una polemica politica tra maggioranza e opposizioni sulla vicenda”.


C’è poi una questione che riguarda la norma varata giovedì. Il limite dei 70 anni è stabilito non solo per i sovrintendenti, ma per tutti gli “incarichi, cariche e collaborazioni” con le fondazioni lirico sinfoniche. In questo modo, prendendo ad esempio La Scala di Milano, salterebbero poltrone importantissime. Dai consiglieri Giovanni Bazoli e Francesco Micheli al direttore d’orchestra Riccardo Chailly. Per evitare questo effetto la legge ha espresso solo per i sovrintendenti la scadenza inderogabile del 10 giugno, ma in questo modo la norma potrebbe prestare meglio il fianco a un eventuale ricorso. Perché il nuovo limite farebbe cessare i sovrintendenti e non gli altri? 

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