Viale Mazzini

Rai playa. Ritratto del "lampadato" Roberto Sergio, futuro ad dopo Fuortes

Carmelo Caruso

Democristano (Casini è il suo testimone di nozze) ma anche di sinistra e oggi meloniano. La carriera grazie a Lottomatica e i biglietti gratuiti regalati ai semivip. La scalata di Roberto Sergio, chiamato a prendere il posto di ad Rai

Roma. Carlo Fuortes, perdonaci. Sei (quasi) il passato Rai. Il decreto “Fuortes Act” è stato approvato. Fuori il francioso Lissner dal San Carlo di Napoli, dentro Fuortes al San Carlo di Napoli (ora ti dimetti?). Adesso inizia “Rai, vamos a la playa”. Alzate il volume della radio e preparate la crema solare. Il nuovo ad della Rai, il designato  da Giorgia Meloni (lo ha incontrato)  è  Roberto Sergio, l’ad “cocorito”, attuale direttore di Radio Rai, l’uomo che ha ribaltato un principio secolare. Per lui la radio si deve vedere, prima ancora di sentire. E infatti, Radio Rai non si sente, e  lo scrivono gli ascoltatori. Da sei mesi, questo ad in itinere, ripete a tutti, anche al fioraio: “Farò l’ad Rai”. Fa in pratica le consultazioni  come fanno i premier incaricati, ma Sergio si fa pure le lampade  come Carlo Conti, anche se lui, ne fa un po’ di più.

 

E’  un ex Dc che in Rai è l’eternità perché, come dicono in Rai, “non è vero che qui esiste la destra e la sinistra, esistono solo i democristiani di destra e i democristiani di sinistra”. Sergio può essere tutto, può essere patriota, di FdI, ma può essere anche tendenza operaista. Una volta, i colleghi, vicini alla sinistra, organizzarono una riunione e non lo invitarono. Lui ci rimase male. Loro, quelli di sinistra, chiesero: “Ma non eri di centro?”. Lui: “Anche”. Di nuovo, loro: “E allora?”. Lui: “Sono anche di sinistra”. Attenzione, non è il “ma anche” di Veltroni, ma il solo “anche”. E’ come se Sergio avesse tutto l’arco parlamentare in corpo spalmato  come appunto  la crema abbronzante. In Rai ha fraternizzato con Giampaolo Rossi, il signor Rai della Meloni, che dovrebbe essere nominato direttore generale. L’accordo: Sergio ad, Rossi dg e dopo un anno si cambia. Rossi diventa ad e Sergio fa il passaggio di consegne. Perché Rossi non subito ad? Perché è stato membro del cda Rai e dunque, per delle regole turcobizantine, subentrare a Fuortes gli precluderebbe la possibilità di fare l’ad per un ulteriore mandato pieno. Insomma, serviva un manager interno che potesse farlo a tempo, uno vicino alla pensione, uno come Sergio, anzi, il “Sergio gloriosus”, uno che da anni fa il piacione con tutti e che si piace pure. E quanto si piace. Si piace al punto che a Capodanno, anziché i biglietti di auguri, spedisce, su WhatsApp, agli amici, il suo volto, stilizzato, in bianco e nero. Il risultato, a dirla tutta, è discutibile. Sembra il calendario dei preti salesiani, quelli che vendono nelle edicole di Roma centro, ma, come anticipato, Sergio si fa le lampade che sono il segreto del suo successo. Stefano Andreani, portavoce di Andreotti, ogni volta che lo incontrava, diceva di lui: “E’ arrivato il De Gasperi abbronzato”. Grazie allo spirito santo, e ai rosari, Sergio ha prima scalato Lottomatica e non avete idea che potere significa. Lo ha rivelato lui, e non si sa più a quale direttore: “Il momento in cui ho avuto più potere era quando distribuivo i biglietti gratuiti”. Curando le relazioni esterne di Lottomatica ha staccato centinaia di carnet per vip e semi vip che a loro volta gli dovevano un favore. A Pier Ferdinando Casini (testimone di nozze di Sergio) deve invece, nel 2004, il passaggio in Rai, anche se a istruirlo in Rai sarebbe stato Marco Staderini, che di Casini era lo specialista tv. Fa pure il poeta (ha istituito un premio) ed è amico di Gianni Letta. La tv (la parte editoriale) Sergio non l’ha mai fatta mentre la radio vi diciamo poi come (l’ha fatta). In Rai il suo primo incarico è quello di direttore dell’area Nuovi media. Nel 2007 passa alla Sipra (Rai pubblicità) poi Rai Way, e dal 2016 le radio. Per esprimere meglio il suo ego, troppo compresso dalle onde medie, inizia a trasformare gli studi di via Asiago in set televisivi. Insuperabili restano le sue iniziative con cardinali, vescovi e ministri. In quel mondo fantastico che è la Rai ci si possono anche inventare palinsesti paralleli, come gli universi  di Matrix. L’ultimo è un evento-trasmissione chiamato “Verso il Giubileo della speranza” con monsignor Galantino, i ministri Abodi e Nordio. Una trasmissione mai andata in onda ma riversata su Rai Play. Il vero guaio di Sergio è però un altro. Essendo un patriota ancora acerbo, si è sentito in dovere di saltare nel cerchio del fuoco. Si chiamano prove di fedeltà (tra altro non richieste da Rossi e neppure da FdI). A Sanremo, dopo l’esibizione di Fedez e Rosa Chemical, afferra il  telefono e scrive su Facebook: “Tra le più brutte pagine della storia televisive”. Subito dopo se ne pente e lo cancella. Ma lo rifà. Il 25 aprile. Sulla bacheca di Radio 1, viene postata un’agenzia Ansa, una notizia secca: foto della Meloni a testa in giù. Sergio, di nuovo, prende il telefono, va sul profilo di Radio 1 e inveisce contro Radio 1.  Da qui il dubbio di FdI: “Non è che mandiamo via Fuortes e troviamo un altro Fuortes?”. Si chiama Sergio e promette benissimo. E’ la maledizione del Fuortes di giada.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio