Elly Schlein (Ansa)

Partito unitario o no?

La prima direzione di Schlein e le prime dissenting opinion nel Pd

Marianna Rizzini

La segretaria elenca priorità e obiettivi, in una calma solo apparente che cela la preoccupazione dei riformisti per le possibili future deviazioni verso la sinistra-sinistra. Oggi sarà a Riano

Interno giorno, porte chiuse se non per la relazione della neo-segretaria Elly Schlein. È la prima direzione del nuovo corso e la segretaria elenca priorità e obiettivi, dal Pnrr al lavoro al clima ai migranti alle scadenze elettorali (con excursus sul dialogo “senza veti” con il resto delle opposizioni). Al Nazareno regna una calma apparente: la volontà in ogni angolo del partito sembra infatti, al momento, quella di mantenersi compatti, anche visti i sondaggi e la vittoria del centrosinistra a Udine. Ma l’apparenza tranquilla nasconde, in prospettiva, la preoccupazione dei dem riformisti per le possibili future deviazioni verso la sinistra-sinistra, il disagio dei cattolici e il desiderio, nei dem meno schleiniani, che la segretaria si dimostri davvero inclusiva.

 

Fatto sta che, alla sua prima direzione, Schlein appare determinata nell’insistere sul concetto del “tifiamo per l’Italia” (vade retro a ogni ritardo sul Pnrr) e del “lavorare in maniera più unitaria possibile”. Rincuora le truppe, la segretaria, evocando “la fase bella, di rilancio”. Il partito lavori in sincrono con i suoi gruppi parlamentari, dice, e però l’immagine di un Pd plurale si scopre sull’abito una piccola macchia. Silvia Costa si dice preoccupata per “il poco riconoscimento alla cultura cattolico democratica e per alcune uscite personali su alcuni temi che poco si conciliano con spirito di pluralismo e unità” (vedi termovalorizzatore e gestazione per altri, su cui invece pare d’accordo Laura Boldrini). Anche Stefano Lepri auspica la “valorizzazione” dei cattolici.

 

Ma sono i due ex candidati alla segreteria Gianni Cuperlo e Paola De Micheli a mettere in evidenza i temi che potrebbero costituire l’ossatura di futuri problemi. Sulle alleanze da costruire, dice Cuperlo, “l’alternativa non è solamente una somma di sigle. È una somma di volontà. Il punto è che quando i rapporti di forza nelle istituzioni sono sfavorevoli alla sinistra, bisogna mutare i rapporti di forza sociali nel paese. Per questo nella nostra piattaforma avevamo proposto su temi di merito a partire dall’autonomia differenziata la nascita di veri e propri ‘Comitati popolari per l’Alternativa’, come uno strumento per tessere la rete più larga attorno a un’idea di paese opposta a quella della destra”. (Nella conclusioni, la segretaria definirà quella di Cuperlo “proposta interessante”). Secondo, il nodo pace-guerra: “Il diritto a difendersi”, dice Cuperlo, “deve coincidere con la possibilità concreta di farlo. Ma dobbiamo provare a ricucire una tela strappata che non rinunci a quella idealità sul terreno della convivenza, della pace, del disarmo, che ha scandito le pagine più alte dell’Europa lungo tutta la seconda parte del Novecento”.

 

Anche per Cuperlo c’è una questione “segreteria”, e lo dice anche se promette di dare una mano: “Elly ha fatto bene a rivendicare con pieno diritto la scelta della classe dirigente che ritiene migliore e più adatta a gestire la nuova stagione. Ma la nuova segreteria semplicemente non è frutto di una scelta e di uno spirito unitari. Nel senso che non ha tenuto conto della ricchezza e del pluralismo espressi durante il confronto nei circoli”. Confronto che, per l’ex ministro De Micheli verteva anche sulla necessità di un vero processo costituente: “La speranza generata dal congresso deve avere conseguenze visibili”, è il concetto espresso da De Micheli: “Facciamo ora la fase costituente per definire la moderna identità del Pd, con un percorso che serva per unire e semplificare il processo, e per identificare l’organizzazione nuova come strumento”. La segreteria, poi, anche a De Micheli pare “maggioritaria e non unitaria”. Poco male, a patto che ci sia “pluralismo sostanziale: l’ho detto in ogni luogo che senza i cattolici il Pd non è più il Pd”. Ma è sul Pnrr che De Micheli (raccogliendo discreti cenni di approvazione da Andrea Orlando) chiede a Schlein di “unire le opposizioni ed essere propositivi per mettere spalle al muro la destra perché su questo il centrosinistra, come su alcuni grandi temi, ad esempio la Sanità, può essere unita davvero. Sul resto non sarà così facile”. La segretaria replica, rassicurando. Prossimo appuntamento oggi, con la segreteria convocata con slancio evocativo a Riano, in nome di Giacomo Matteotti.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.