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il commento

Schlein in conferenza per un'ora e mezza. Alla fine i cronisti si chiedono: “Ma che ha detto?” 

Salvatore Merlo

Dalla maternità surrogata al termovalorizzatore fino all’Ucraina: il nulla. La nuova segretaria dem è ancora evasiva rispetto domande della sua prima conferenza stampa

Il termovalorizzatore di Roma? “Sono stata eletta da un mese”. Va bene, ma che ne pensa? “Ereditiamo scelte già fatte”. E se fosse toccato a lei decidere? “Non siamo contro”. Quindi si faranno altri inceneritori, sì o no? “Mi impegnerò nel confronto con i nostri amministratori”. E l’Ucraina? Enrico Letta diceva che Putin va fermato, fiaccato e spinto alla pace. Lei che dice? “Ho ribadito appoggio all’ambasciatore ucraino”. Quindi è giusto aumentare le spese militari per contribuire alla difesa Nato? “Sono perplessa”. Cioè? “Sono più favorevole a politiche di difesa europea”. Che però ancora non esistono.

 

Ecco. L’amore per le cose superflue non è sempre da deplorare, come si potrebbe credere con frettolosa intransigenza. L’inutile e il gratuito servono talvolta a darci un senso meno avaro della vita e a  farci sopportare con migliore lena le cose necessarie e ardue che la sorte ci impone. Per questo ci piacciono tutte le risposte di Elly Schlein, la quale, avendo praticamente parlato ieri per un’ora e mezza nella sua prima conferenza stampa, è riuscita a non dire mai nulla. Gentile segretaria, farete una battaglia a favore della maternità surrogata? “Io sono favorevole”. E’ una notizia. “Ma ascolto anche chi è contrario”. Pareva strano. E l’orsa Jj4 va abbattuta?  “Sono molto attenta al tema del benessere animale”. Quindi? “Saranno le autorità a decidere”. Ma lei, dico lei, che ne pensa? “Non ho letto la sentenza del Tar”. 

Seduta  al centro d’un tavolone, dieci microfoni davanti,  le bandiere dell’Ucraina del Pd e dell’arcobaleno al fianco, Elly Schlein, lievemente affannata, con la borraccia ecologica a portata di sorso, si consegna a un preambolo di quasi trenta minuti composto all’incirca dai punti della mozione con la quale ha vinto il congresso del Pd. Sanità, inclusione, opzione donna, immigrazione, politiche sociali... Mentre i giornalisti la studiano impietosi, rigira tra le mani una penna biro di colore viola che le serve a cancellare da un foglio quei punti dell’elenco che ha già affrontato e che il suo portavoce le aveva preparato in precedenza. Appena cancella l’ultimo punto, solleva lo sguardo e si consegna sul serio alla prima (e secondo noi pressoché ultima) conferenza stampa della sua segreteria.

Le domande. Se le fa fare a grappolo, per così dire. Cioè tre domande alla volta. E poi risponde in un colpo solo a tutti. Un po’ scegliendo. Un po’ omettendo. Tattica vecchia. Così vecchia che i cronisti sgamati si mettono d’accordo prima: “Se non risponde a te, gliela rifaccio io”. Quando la domanda è complessa, Schlein risponde brevemente, lasciandola, come si usa dire, orribilmente inevasa. E’ la regola di tutti i massimalismi: se affermi qualcosa neghi l’insieme. Quando invece la domanda ha il grado d’insidia d’un baco da seta e il vigore brutale d’una crisalide (tipo: “Che ne pensa delle politiche migratorie della Meloni?”), ecco che la segretaria del Pd si dilunga puntando sull’effetto sfinimento dell’uditorio. Dopo un’ora e mezza  alcuni cronisti si scambiano sguardi remoti, cosmici: “Ma che ha detto oggi? Qual è il titolo?”. E chi lo sa. Schlein ha pronunciato trentatré volte la parola “diciamo”, settantasette volte l’espressione “cittadine e cittadini” “amministratrici e amministratori” “elettrici ed elettori”, e centoventiquattro volte ha detto “il tema è”. Ma la frase che riassume tutto c’è parsa essere questa: “Sono segretaria da un mese”. Come dire: che volete dalla mia vita? E in effetti sembrava una capitata lì per caso a portare un telegramma.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.