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il giramondo

Dalla Nuova Caledonia ad Harvard: la nuova vita di Letta: "Non parlo di Pd"

Simone Canettieri

L'ex segretario del Pd ha ripreso a girare il mondo, dal Pacifico agli Stati Uniti. "E sempre a titolo gratuito". Anche perché non vuole intralciare il lavoro di Schlein

E’ l’uomo del “torno presto”. Enrico Letta sembra nato con la valigia, più che con la camicia. Così da quando Elly Schlein ha preso il suo posto al Nazareno (per il momento anche la stessa stanza, al terzo piano del glorioso collegio) si è messo a girare il mondo. Prima di andare in aeroporto però ha fatto fagotto e si è spostato in Aula, a Montecitorio: è salito di un paio di file, per cedere il suo scranno alla segretaria nella “fila di comando” (accanto a capogruppo e vice capogruppo). Poi, siccome gli piace che gli altri si domandino dove si sia cacciato, è scomparso. Oblio. Prima tappa, oceano Pacifico, Nuova Caledonia dove segue un progetto di mediazione internazionale. “A titolo gratuito”, specifica per evitare analogie con il suo successore a Palazzo Chigi. In poche parole Letta è andato laggiù per “aiutare la riscrittura delle regole parlamentari del territorio francese”. Con tanto di “mediazione tra le due parti, quella di origine francese e quella Kanak”.

 

Dopo la Nuova Caledonia, Marco Polo Letta ha fatto tappa a Ginevra e a Parigi, certo, dove presiede l’Istituto Jacques Delors, (“incarico non esecutivo e gratuito: mi raccomando, lo scriva”) che aveva tenuto anche durante la non fortunata segreteria. Per non farsi mancare i bollini sul passaporto e, soprattutto le relazioni, da quando è l’ennesimo grande ex del Pd (che effetto che fa osservare tutte le teste degli ex segretari appesi nella sede del partito) è stato avvistato anche negli Usa, all’università di Harvard per partecipare a seminari. Letta dice che si sta “disintossicando” dalla politica italiana. Non vuole intralciare il lavoro di Schlein (che non voleva nemmeno rendere pubblico il passaggio di consegne, con il melograno, il giorno dopo il successo delle primarie).

 

In compenso Letta parla spesso con Romano Prodi. Al di là dei movimenti dei lettiani, gruppetto che ora si fa chiamare neoulivisti, l’ex segretario assicura che “non mi occupo e non mi occuperò di questioni interne del Pd. So quanto è complicato fare il segretario e non voglio occuparmene da ex”. Ed Elly? “Bene sull’Ucraina, ma questo già lo sapevo...”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.