Partecipate e bollicine

La cena delle nomine. Al tavolo con l'ad di Eni, Descalzi ("Siddharta") e Tajani. Il racconto

Carmelo Caruso

Ministri, cardinali, banchieri. Imbucati a una serata esclusiva nelle ore in cui impazza il totopartecipate. Enav, Leonardo, Enel le più ambite, quote rosa ma anche il metodo ticket. Ecco il "falò del manager"

Direttore, abbiamo parlato con l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Credici, lo chiamano Siddhartha! Eravamo allo Spazio Novecento, quartiere Eur, Roma, martedì sera, e lui, Descalzi: “Ah, il Foglio. Avete dato la notizia di Antonio Maria Rinaldi come presidente di Eni. Una curiosità? Ma è vero che la Lega sta pensando di proporre Rinaldi?”. Confermiamo tutto. Siamo finiti all’evento più esclusivo del 2023. Come abbiamo fatto? Un bagarino: “E’ la Cernobbio dei centurioni. Ti do anche il titolo: ‘Indovina chi viene a cena. Le nomine!’. Io ti imbuco”. L’evento lo ha organizzato il senatore di FdI, Riccardo Pedrizzi, 79 anni, presidente dell’Ucid Lazio. Marco Osnato, suo collega di partito, e presidente della commissione Finanze: “Non conosci Pedrizzi? E’ una star”. L’invito ufficiale recita: sei ministri, un cardinale, il vicepresidente del Senato, la presidente di Ania, il direttore delle Dogane, l’ex presidente del Cnel, ex ministri, banchieri e l’ad di Eni. E’ una sbornia, in tutti i sensi. L’appuntamento è alle ore 20. Fermata metro Eur Palasport. Il borsino degli autorevoli esplode. L’ultim’ora: sarà presente il vicepremier Antonio Tajani. E’ sicuro. Autoblindo, nastro giallo per delimitare. Area bonificata. L’agente di polizia (auricolare che gracchia): “Capo, il piano è pulito. Ricevuto. Passo. Crrrrrr”. Ma lui, lui! Descalzi, verrà davvero? Chiediamo a uno che sembra l’ad di Enel, Francesco Starace. Quasi tutti gli ospiti somigliano a Starace, ma non sono Starace. Dunque, dicevamo. Lui, Descalzi, l’irrinunciabile di Giorgia Meloni, l’ad che riscalda le case degli italiani, la calotta cranica più lucida e internazionale dello stivale. Un avvocato ganzo: “Descalzi è per tutti Siddhartha. Se avrai il privilegio di vederlo, capirai. Non mangia nulla. E’ un asceta. Dicono che abbia un menù ad hoc. Ora, se permetti, entro. E’ già aperitivo”.

 

Al guardaroba, una donna ci offre il talloncino 504. Scale. Zaffate di borotalco e dopobarba, ma anche tanta lozione per capelli. Primo piano. Bar al centro. Piccolo corridoietto, stanza vasta, a destra, e poi toilette. Sapere dove è la toilette si può rivelare un’informazione fondamentale. Incrociamo un uomo che ha tutto l’aspetto di essere un cavaliere del lavoro. La domanda: “Scusi, sa dove si trova la toilette?”. E noi: “Certo, guardi, giri a destra”. Sorriso. Approvazione. E’ il primo amico della serata. Alla terza bottiglia, due ore dopo, ci ridirà che all’Eni salgono quotazioni del comandante della Guardia di Finanza, Zafarana, come possibile presidente, così come quelle di Diana Bracco. Alle Ferrovie, Matteo Salvini desidera “come ad Fabrizio Favara. Ma io ovviamente non le ho detto nulla. Queste sono settimane decisive. E’ il falò del manager”. Il cameriere: “Oliva ascolana panata?”.

 

La ministra della famiglia e della natalità, Eugenia Roccella, incede seguita da Giancarlo Abete, ex presidente della Figc. Il gentiluomo con gli occhiali d’oro che sta in disparte è l’ad di Invitalia, Bernardo Mattarella. Improvvisamente qualcosa di sensazionale. Uomini e donne si genuflettono: “Eminenza!”. Entra il cardinale Giovanni Battista Re. A pochi metri, il direttore delle Dogane, Roberto Alesse. Un momento. “E’ arrivato! C’è Descalzi”. Roma sembra Lhasa, la capitale del Tibet: “E’ il divino. E’ Siddhartha”.

 

Le mogli ai mariti: “Vai, precipitati. Imbecille! C’è l’ad dell’Eni. Ti può cambiare la vita”. Il povero uomo, per correre, si versa tutto lo spumante sulla camicia. Pedrizzi, che è l’organizzatore, il mattatore, afferra Descalzi e lo invita a sedersi in un angolo. Fotografi, flash. L’ammirazione è simile a quella dei palermitani durante la festa di Santa Rosalia. Ma così cambiamo fede. Avevamo detto che Descalzi è Siddhartha.  La folla ci travolge. Le sagome ci impediscono di toccare un lembo di Descalzi, ma per fortuna ci soccorre Gianfranco Rotondi, il vero Jep Gambardella dello Scudo Crociato, la Dc, il luminare delle nomine che  spiega: “Innanzitutto un giornalista scrupoloso deve distinguere il metodo”. Il solito cameriere: “Gradisce, un altro prosecco?”. E’ un pusher.

 

Gli rispondiamo che la faccenda si fa seria. Rotondi: “Esiste il metodo ‘margherita’. Una partecipata per volta come i petali. L’altro metodo è il conclave. Tutti i leader chiusi in una stanza e spartizione scientifica”. Al momento sta prevalendo il metodo “margherita” e  il ticket. Se il presidente viene espresso da FdI, l’ad non può che essere di Lega e FI. Questa settimana a Palazzo Chigi si sfoglia il petalo Enav. Mentre ragioniamo con Rotondi scorgiamo l’ex ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e poi Massimo Garavaglia che saluta, a sua volta Deborah Bergamini, deputata e amica di Marina Berlusconi. Rotondi si accorge che la nostra soglia di attenzione e più bassa di uno studente alla quinta ora. Rinuncia. Recuperiamo il nostro appunto. Quindi a Enav, l’ad può essere Pasqualino Monti, già capo dell’autorità portuale di Palermo, mentre per il ruolo di presidente si fa il nome di un “conte” della Lega.

 

Un lettore sfegatato del Foglio, il signor X, un potentissimo,  uno che di notte porta il mantello, come quello di Harry Potter, ci individua e ci sussurra all’orecchio che Zafarana, “anche se ottiene un anno di proroga, come comandante generale della GdF, rischierebbe, di rimanere senza nulla nel 2024. Al momento, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, vorrebbe tanto confermarlo. Zafarana può dunque ambire alla presidenza di Eni o di Leonardo. A Leonardo la rosa degli ad è ristretta a tre: Mariani, Tucci, Cutillo. Da non sottovalutare anche Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico di Milano, come presidente. Giuseppina Di Foggia potrebbe invece andare ad Amco, perché a Enel il nome di Luigi Ferraris è solido. La Lega sta conducendo una battaglia durissima contro Stefano Donnarumma. Come dimenticare, dicono con malizia eccessiva, che era vicino ai 5s? Tutta Roma è eccitata. Nomine e bollicine”. Intanto lo spavento.

 

Il maître, che ha compreso la nostra natura (giornalistica): “Dovete andare via”. A questo punto la trattativa per farci nominare a un tavolo la conduciamo noi, alla nostra maniera. Non è il metodo Rotondi, ma l’antico: “Un piatto non si nega a nessuno”. Il maître, che è più astuto di Gianni Letta, l’emissario che per conto di Berlusconi tratta le nomine con Meloni, sposa la  causa: “Il primo posto vuoto, vi sistemo”. Occhiolino. Mentre cerchiamo di ottenere questa difficilissima nomina, Siddhartha/Descalzi si siede al tavolo con Gasparri, il cardinale Re, il direttore delle Dogane, Alesse (ha una formidabile tracolla di pelle)  e la ministra Roccella. Per chi è in piedi sta per finire: o la sedia o l’uscita. Pedrizzi annuncia: “Siamo onorati di avere il vicepremier Tajani”. Applausi. Il maître: “Ora o mai più. Ora!”.

 

Ci sediamo a un tavolo, occupiamo l’unico posto vacante, e ci presentiamo ai commensali come “esperti di intelligenza artificiale”. Abbiamo vinto ma ecco che partono i discorsi. Brontolii, fame. Tutti gli stomaci della sala sono per il colpo di stato, il colpo di forchetta. Pedrizzi chiama sul palco Descalzi e lui: “Siamo una grande nazione manifatturiera, una nazione che trasforma, ma per trasformare abbiamo bisogno di energia altrimenti siamo come una Ferrari senza benzina” (sala: “Bravo!!!”).  Dobbiamo portare a casa il gas nostro, quello che abbiamo scoperto, ma per farlo serve continuità” (sala: “Che testa!). Tajani, ispirato come non mai, non perde l’occasione e dice: “Il mio partito vuole in Eni la continuità, vuole che il suo ad vada avanti (sala: “Antonio! Antonio!”). Non vi diciamo come, e non vi dichiariamo con quale tasso alcolico, ma, come abbiamo raccontato all’inizio, stringiamo la mano a Descalzi. Siddhartha corre via  (ha mangiato solo riso bianco) e prendiamo il suo posto al tavolo nientemeno che con il Mahatma Tajani che ricorda: “Gandhi è riuscito a fare ottenere l’indipendenza all’India. Il titolo Mahatma mi piace”. Ministro, ma a Eni, a Enel, i nomi? “Niente. Siamo ancora a ‘carissimo amico’. Ma voi, qui, come ci siete entrati?”

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio