Viale Mazzini

Il pokerista Fuortes: Rai o una partecipata. La trattativa più pazza del mondo

Carmelo Caruso

Giorgia Meloni è pronta a incontrarlo, l'ad continua nella sua storica resistenza. Dopo aver rifiutato il Maggio Fiorentino c'è chi non esclude che possa perfino puntare alla politica

Una trattativa così non ritorna mai più, Carlo Fuortes è felice di stare lassù. Ha l’ufficio al settimo piano di Viale Mazzini, amministratore delegato Rai: “Lasciareeee… Nooo, nooo, nooo!”. Non accetta la guida del Maggio Fiorentino: “Posso fare il professore universitario. Ho richieste”. E’ pronto a incontrare Giorgia Meloni (lunedì o martedi?): “Se la premier mi chiede di dimettermi dalla Rai io obbedisco… ma siete sicuri che me lo chieda?”.

 

Tredicimila dipendenti Rai e una manciata di giornalisti, da mesi, si alzano e si addormentano con questo rovello “pitagorico”: “Ma Fuortes se ne va?”. Il povero Genny Sangiuliano, per risolvere il suo caso, non mangia più. Di mattina si occupa del ministero della Cultura, di pomeriggio dell’ ad Rai. Gli resta solo il chiaro di luna per leggere i testi di Benedetto Croce. Poetica o Rai? Indefesso uomo di pace, il solito Sangiuliano (“Io lavoro per gli italiani. Non sono un presidente di calcio che esonera il Sovraintendente della Scala e ne paga un altro…”) aveva trovato una soluzione che neppure all’Onu.

 

Insieme al sindaco di Firenze, Dario Nardella, voleva indicare Fuortes direttore del Maggio Fiorentino. Non solo. Era pronto a insignirlo “commissario” e non “sovraintendente” (il titolo è sostanza). L’errore? Mai sottovalutare un “Fuortes”. In Cda Rai non ha più la maggioranza, ma non si arrende come i soldati italiani  a Giarabub. In sintesi: o è il più grande pokerista del secolo o il più grande incosciente del secolo. Ieri, solo per dire, i membri del Cda hanno chiesto a Fuortes (ancora) di Sanremo e dei troppi appalti esterni. Perfino Simona Agnes (in quota Forza Italia) una delle poche che è stata mite con l’ad, ha compreso che non c’è più nulla da fare.

 

Si racconta che Gianni Letta, che di Fuortes è santo patrono (e riferimento di Agnes), abbia alzato le braccia: “Qualcheduno finora ha tutelato Carlo. Ma quel qualcheduno adesso non può. Il governo è l’editore”. Quel qualcheduno era Letta medesimo. Ma veniamo alla trattativa. Tolta la guida del Maggio Fiorentino (“O La Scala o disoccupato”, sempre pensiero Fuortes) non ci sarebbero più cariche disponibili per lui (attendete).

 

L’analisi dei dottori Rai (tipo quelli di Pinocchio): “Poniamo il caso che Fuortes resista ancora un anno alla guida della Rai”. Continuiamo. “Orbene, è un manager culturale. Siamo d’accordo?”. D’accordo. “Il committente pubblico (musei o enti lirici) è il governo. Tra un anno Fuortes rimane senza lavoro. Qual è il suo piano?”. Boh. E qui iniziano le congetture. Esito della prima trattativa “Maggio Fiorentino-Fuortes”. Fallita. Nardella infuriato. La sua nota: “Prendo atto della volontà di Fuortes di continuare in Rai”. In breve: non voglio più sentire il suo nome. Dimenticavamo.

 

La straordinarietà di questa trattativa (che non ritorna mai più) è che si consuma attraverso i giornali, le agenzie. La Lega e Forza Italia non vedono l’ora di liberare la baia Rai. Avrebbero anche un nome per il futuro presidente. E’ quello di Paolo Messa, ex membro del Cda Rai, oggi a lavoro in America. Caro Messa, ma è vero? (contattato dal Foglio). La sua risposta: “Diciamo che sto bene a Washington Dc”. Sorriso. Ma torniamo all’eroe del nostro tempo, Fuortes. Dopo un anno di resistenza a Mazzini-Giarabub si è costituito un club. Sono gli “amici di Fuortes”, un po’ come gli amici della domenica del Premio Strega. Grazie a loro possiamo meglio comprendere le gesta dell’uomo e i suoi tre piani. “Piano Terna” (raccontato dal club Fuortes). “C’è un ad Rai che in passato è diventato ad di Terna. E’ Flavio Cattaneo. Carlo potrebbe fare il presidente di Terna”. “Piano San Sebastiano”. “Lo cacciano? Benissimo. Carlo diventa un martire e il Pd lo può candidare alle Europee. Non dimentichiamo che Carlo è amico di Dario Franceschini. Potrebbe anche entrare in segreteria Pd”. “Piano Izi”: “Non tutti sanno che Carlo ha fondato una società di consulenza. Si chiamava Izi. Può tornare nel settore privato”.

 

Siamo arrivati alla fine e non si può che ringraziare l’ad Rai, il cantautore che si dipingeva gli occhi e le mani di blu apache (“Resistere”). E’ Mimmo-Domenico Fuortes, il baffo della Rai: “Lasciare, no, no, no”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio