Foto di Ettore Ferrari, via Ansa 

missive e vecchi errori

I dispacci dell'ad della Rai da Zanzibar

Salvatore Merlo

Carlo Fuortes è in vacanza. Non vuole mollare l’azienda, come un’ostrica (della Tanzania). E se proprio deve andare al Maggio Fiorentino, che glielo chieda Meloni in persona

L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, è in ferie. A Zanzibar, pare. Nell’arcipelago della Tanzania. Torna a Viale Mazzini questo pomeriggio. Dovunque sia stato, con le infradito ai piedi, negli ultimi giorni mandava dispacci intercontinentali a Palazzo Chigi. Per esempio ripete di non avere intenzione di lasciare la Rai. E non vuole andare a dirigere il Maggio Fiorentino, che pure gli propongono. Troppo poco. Malgrado la segretaria, l’autista e la casa in centro. Non ci sarebbe la Scala di Milano?, chiede lui, un po’ come faceva Totò in Fifa e Arena (“a proposito di politica, non ci sarebbe qualcosina da mangiare?”). No, purtroppo no. Non c’è niente.

 

La Scala non soltanto non è disponibile, ma a Milano alla sola idea di prendersi Fuortes si mettono a ridere. Niente cetrioli romani, fa sapere il sindaco di Milano Beppe Sala. Ed è un bel guaio. Di fantasia infatti fervidissima quando si tratta di decidere dove recarsi per i suoi weekend tropicali, il dottor Fuortes manca totalmente d’immaginazione se lo invitano, garbatamente, a scegliere il momento di andarsene.

 

Così persino l’ostrica (della Tanzania) ci appare ormai come un mollusco frivolo e farfallone sul quale basti soffiare per vederlo distaccarsi dallo scoglio. Il fatto che la Rai sia un immobile disastro, d’altra parte, conta poco. Che il piano industriale sia un fallimento conclamato, conta ancora meno. Che il bilancio sia in attivo, forse, soltanto grazie ai tagli lineari imposti al prodotto, ecco questo conta addirittura zero. E che l’amministratore delegato della Rai, infine, non goda della fiducia del governo, cioè del suo azionista, anche questo non ha alcuna importanza. Per lui.

 

Antonio Campo Dall’Orto, in circostanze simili, preferì lasciare. Ma Fuortes pare invece voglia qualcosa in cambio. E se proprio insistono col Maggio Fiorentino, che almeno glielo chieda la presidente del Consiglio come favore personale. Stando sempre ai dispacci che arrivano dai tropici, infatti, egli vorrebbe essere ricevuto da Meloni. Vorrebbe essere “chiamato a salvare” il Maggio Fiorentino dopo lo scandaletto che ha portato alle dimissioni del suo ultimo direttore. E sia chiaro che nessuno lo sta cacciando dalla Rai. Guai. Ecco. Come ben vedete, siamo insomma nel campo delle “alte idealità”.

 

E si capisce anche assai bene che, quando i collaboratori di Mario Draghi chiamarono Fuortes a dirigere la Rai, circa due anni fa, commisero senza volerlo un serissimo errore gastronomico. Dice infatti il ricettario dell’Artusi che quando si vuole cucinare, per esempio, il timballo di maccheroni, bisogna avere l’avvertenza di ungere, spalmandolo leggermente di burro, lo stampo che va poi riempito e messo al forno. Altrimenti, a cottura avvenuta, il timballo non si stacca. Ora insomma è tutto chiaro. A Fuortes non gli spalmarono la poltrona.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.