Viale Mazzini

Fuortes rifiuta (ancora) il Maggio Fiorentino. Ora la Rai teme la sanzione Agcom

Carmelo Caruso

L'ad della televisione pubblica non vuole trasferirsi a Firenze e chiede lo status di "commissario" a servizio del governo. Coletta in bilico. Le conseguenze delle primarie

Per dirla chiara: che si dimetta è escluso, che accetti la guida del Maggio Fiorentino pure, che resti alla guida della Rai improbabile. Carlo Fuortes non vuole accogliere la proposta del governo perché quella proposta non gli è gradita e non “gli sarebbe neppure arrivata”. L’offerta riguarda la direzione del Maggio Fiorentino. Ieri il sovrintendente Alexander Pereira si è dimesso. Sul nome di Fuortes c’è il gradimento del sindaco Dario Nardella. Manca il sì dell’attuale ad Rai. Fuortes ha ricordato, ai suoi amici fiorentini, che “ben quattro anni fa avevo già rifiutato l’offerta”. Rimase all’Opera di Roma. Agli stessi amici toscani, benedetti, avrebbe anche aggiunto “che la mia decisione è no”. Non accetta. Il centrodestra è sicuro che a fargli cambiare idea “provvederà l’istruttoria di Agcom sui contratti di Sanremo”. C’è chi parla anche della Corte dei conti. Per il governo la sua “ostinazione è materia da Oliver Sacks”.


Il mese limite è aprile. Se Fuortes dovesse superarlo è evidente che resterà ad della Rai fino alla fine del suo mandato. Mentre scriviamo, Meloni sarà la prima ospite del nuovo programma di Bruno Vespa, subito dopo il Tg1. E’ un programma “dote” che l’ad è riuscito a ritagliare per il centrodestra. Uomo capace di seduzione, l’ultimo incontro che l’ad ha avuto con la premier risale a mesi fa. In quella occasione la premier gli aveva proposto di farsi affiancare da un direttore generale (il nome fatto era quello di Giampaolo Rossi vicino a FdI). Fuortes avrebbe risposto che sarebbe sembrato commissariato e ricevuto questo commento della premier: “La capisco, anche io, non lo accetterei”. Secondo fonti di FdI, Meloni avrebbe invece scherzato e detto che pure lei, come Fuortes, tende a “prendere le decisioni da sola. La differenza è sostanziale. Un manager forte non ha mai paura di un direttore generale, anzi, ne chiederebbe due anziché uno”. Intorno alla parola commissariamento e alla parola commissario si decide il futuro di Fuortes. Secondo il governo l’unico modo per convincerlo a lasciare la guida della Rai sarebbe farlo passare come “un commissario”. Vuole insomma che di lui non si dica è “il manager cacciato dalla Rai”, ma si parli ancora come di un manager che il governo ha scelto di assegnare a nuovo incarico.

 

L’attesa è ovviamente per la presentazione del piano industriale Rai. Fuortes lo illustrerà in cda ad aprile ed è convinto che il cda non possa bocciarlo perché è lo stesso piano su cui ci sarebbe un accordo di massima e sui cui si lavora da un anno. Bocciarlo sarebbe, secondo Fuortes, nient’altro che “strumentale”. In questo momento l’ad non avrebbe la fiducia dei membri. A votargli contro sarebbero i due  di centrodestra (Igor De Biasio e Simona Agnes) oltre a Alessandro Di Majo (M5s) e Riccardo Laganà (dipendenti Rai). Adesso la sua strategia è un’altra. Fa notare che senza di lui, il Cda sarebbe paralizzato e schiacciato a sinistra. Laganà non è di centrodestra, ma risponde all’azienda, e la presidente Marinella Soldi è ritenuta vicina ai liberali, al mondo di Matteo Renzi. Ecco perché l’attesa è per la decisione di Agcom sul caso Sanremo. Dovrebbe arrivare tra quindici giorni e si ritiene possa essere più pesante di quanto si creda. La sanzione accelera l’uscita, la sfiducia. La Rai si porta ancora le scorie del Festival. La Adrai, l’associazione dei dirigenti Rai si sta infatti spaccando su Stefano Coletta. La sua vice, Federica Lentini, ha promosso una raccolta firme in sua difesa  contro attacchi definiti omofobi. Sarebbe un modo per evitare la rimozione di Coletta, rimozione  che si teme Fuortes possa avallare dopo l’affaire Sanremo. Coletta è un direttore vicino al Pd e le primarie del Pd hanno delle conseguenze anche in Rai.

 

Tutti “i lettiani”, difesi in questi mesi da Marco Meloni, il numero due di Letta, sono a rischio. Una è Serena Bortone. Tutti i franceschiniani si giocano invece delle promozioni. A Nunzia De Girolamo, moglie di Francesco Boccia, coordinatore della campagna elettorale di Elly Schlein, già ex parlamentare di FI, può essere assegnata la conduzione della Vita in diretta estate. Cosa faccia la Rai, quali programmi stia inventando, quali risparmi voglia fare, quanto costi la sua bolletta energetica sono tutte domande successive rispetto alla domanda: “Ma Fuortes  lo cacciano?”. Il futuro di 13 mila dipendenti è legato a quello di uno solo.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio