(foto Ansa)

la strategia

Schlein e la carta "europee" per curare il malessere dei riformisti

Luca Roberto

La neo segretaria vuole volti nuovi da mandare all'Europarlamento, anche a causa dello scandalo Qatar gate. In campo l'ipotesi di candidare il sindaco di Firenze Nardella (che potrebbe essere anche il prossimo presidente del partito)

Aprirsi ai riformismi. O meglio, riformare i riformismi. Se questo consiglio dato a Elly Schlein proviene dall'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, evidentemente la neo segretaria del Pd non ha ragione di ignorarlo. Perché uno dei primi segnali avvertiti dopo la sua incoronazione ai vertici dem è stato proprio quel rumore di fondo di chi, come l'ex ministro Beppe Fioroni, ha già detto di voler strappare. Di guardare, dopo la vittoria di una figura più radicale, di sinistra, al centro moderato. Pensa insomma la famiglia dei popolari, una delle anime dem, di traslocare altrove, di lasciare il Pd. Grattacapo non da poco per la segretaria che sostituirà Enrico Letta, che non ha avuto nemmeno il tempo di insediarsi e già deve fare i conti con queste ipotesi di scissione sempre rimandate, almeno sin dai tempi della nascita di Articolo 1. E nel frattempo deve pure guardarsi dalle insidie di M5s e Terzo polo, interessati a succhiare consenso, a maggior ragione dopo lo sbilanciamento a sinistra del partito.

  

Fatto sta che Schlein ha chiara la gravosità dell'impegno che ha di fronte. Non a caso ieri, dopo aver incontrato il segretario uscente Letta per il passaggio di consegne, ha ricordato che "lo sforzo è lavorare per la massima unità, tenere insieme questa comunità democratica". Anche prima della conclusione delle primarie si era mostrata inclusiva, ha detto che avrebbe coinvolto gli avversari nel nuovo Pd. Ed è proprio dalle scelte che farà adesso che si capirà di più sul tentativo di compattare il partito. Uscito da una consultazione che ha reso plastica la spaccatura tra le due candidature e le rispettive anime. 

 

Oggi lo ha ribadito anche il vicesegretario uscente Beppe Provenzano, sostenitore della mozione Schlein. "Siamo tutti riformisti. Con questa destra la scissione sarebbe un crimine", ha detto intervistato dalla Stampa. Echeggiando le posizioni del probabile prossimo vicesegretario Marco Furfaro. Secondo cui adesso a Schlein toccherà tenere "aperto il partito e allargarlo". E da quale scelta passerà questo tentativo di allargamento? Non è sfuggito agli osservatori che una delle figure più in vista nel sostegno a Bonaccini a complimentarsi con Schlein sia stato il sindaco di Firenze Dario Nardella. Per lui salgono le quotazioni come possibile prossimo presidente del Pd. Sarebbe un segnale di accoglimento delle istanze del campo riformista, visto che Nardella fa parte del cosiddetto partito dei sindaci, tutto schierato dalla parte del presidente dell'Emilia-Romagna.

 

Ma c'è di più. Perché in concomitanza con la scadenza del secondo mandato come primo cittadino del capoluogo toscano, Schlein sta pensando di candidare Nardella alle prossime elezioni europee della primavera 2024, il suo primo vero banco di prova da segretario. Sarà, quell'appuntamento, una specie di redde rationem tra i democratici. Perché molti degli europarlamentari uscenti sono vicini a Bonaccini, a partire dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno. E anche alla luce dello scandalo Qatar gate, Schlein potrebbe optare per delle liste con nomi nuovi, come il sindaco di Milano Beppe Sala. Se fino ad allora sarà riuscita nell'impresa di non far implodere il Pd è una storia tutta ancora da scrivere.

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